sabato 3 febbraio 2007

cose di famiglia

È una guerra civile o piuttosto, secondo l'espressione araba, una guerra in famiglia?
Così sembrerebbe, a giudicare dalle immagini televisive dei combattimenti tra miliziani di Hamas e di Al Fatah e tra agenti dei diversi organi ufficiali di sicurezza, tutti pagati dall'Autorità Palestinese.Come si pensa a una guerra in famiglia sentendo che bande affiliate ad Al Fatah rapiscono sostenitori di Hamas, e viceversa. Trentacinque morti e centoventi feriti è il bilancio dell'ultima ondata di violenze, esplosa il 25 gennaio e finita, per ora, con il cessate il fuoco del 30.I sostenitori pacifici di entrambi i movimenti continuano, come al solito, ad avere rapporti tra loro. In una famiglia, un fratello fa l'autista per un alto funzionario della sicurezza di Al Fatah e l'altro l'autista per un ministro di Hamas. Tutti i cittadini, sostenitori di un partito o meno, condividono gli stessi sentimenti: paura, disgusto, rabbia e incomprensione.Ma il pericolo che alla fine le famiglie vogliano vendicare i parenti uccisi incombe come un macigno. È questo che fa del conflitto tra organizzazioni armate una potenziale guerra civile.
(fonte Internazionale, Amira Hass. L'articolo in inglese è apparso su Haaretz).

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