venerdì 30 marzo 2007

Palestine,31st Land Day Anniversary

31st Land Day Anniversary - "We will continue to claim our land!”
On March 30th, as Palestinians in our homeland and the diaspora, we remember Land Day and strengthen our struggle for Land, Justice and Return. In 1976, 6 Palestinians were killed and a hundred injured by Israeli forces as Palestinians went on strike against a massive land confiscation scheme in the Galilee. Land theft and colonization continues in the Galilee and Naqab until today.
More than 30 years later, we will be again out in the streets and in the fields confronting the Occupation in dozens of protests and demonstrations, uniting the people in villages and cities across the West Bank in a week of continuous mobilization.
In the West Bank, including Jerusalem, the Apartheid Wall, settlements and their road system are de facto confiscating over half of our land and most of our water resources and agricultural fields. Israeli apartheid is creating something worse than Bantustans: open air prisons surrounded by 8-meter high cement walls and sealed by gates, checkpoints and terminals. Thousands of families are in danger of losing their homes to make space for Israeli colonization and entire communities are to be razed to the ground. Dispossessed farmers watch industrial estates growing on their land in a system designed to exploit and control.

Against concessions on our inalienable rights and our lives, we will continue to claim our land. We will rise up and put forward our demands, based on the principles of our struggle and the rights of our people.

We demand from the delegates to the Arab summit and its leaders:
No concessions over the Right of Return and no normalization with Israel before Israel:
- Recognizes its responsibility for the Palestinian catastrophe of 1948 (Nakba) and implements UN resolution 194 on the right of return
- Fully complies with the ICJ decision to remove the Wall and all associated constructions such as checkpoints, terminals and industrial zones, return all confiscated Palestinian land and grant due reparations
- Dismantles all settlements without exceptions
- Ends the isolation of Jerusalem and reverses its Judaization
- Ends the isolation of and stranglehold on the Gaza Strip
- Stops the discrimination of our people that carry Israeli citizenship and returns their confiscated property while recognizing their rights as humans and especially as indigenous people.
We demand from the Palestinian National Authority and all of its institutions:
A clear and strong position at the Arab summit representing our demands above.
Further, we ask to:
1. Stop any meetings with the Occupation as long as they continue to build the Apartheid Wall, confiscate our land and imprison our people via checkpoints and terminals.
2. Work at all levels to stop the ongoing expulsion and final destruction of 14 communities; in particular, Nu’man, Izbet at Tabib, Khirbet Zakariya, and Ein el-Juwezeh.
3. Immediately denounce and attempt to prevent the daily house demolitions. Over 4,646 houses are under destruction orders in the West Bank, with 3,800 in Jerusalem alone.
4. Stop abuse of our workers through middlemen and companies which steal part of the livelihoods of workers and their families, sharing the profits with Zionist employers.

Finally, the Occupation and the international community will receive our message via demonstrations and protests all over Palestine. It will be a message of continuing resistance and an uncompromising demand for our rights. Another popular Intifada is inevitably building up as long as our rights are ignored and our future confiscated.

Palestinian grassroots Anti-Apartheid Wall Campaign

Oggi in Palestina (meglio, nei Territori Palestinesi Occupati) si celebra la 31ma giornata della "terra" per ricordare le terre (comprese le risorse idriche e le terre coltivabili) che ancora oggi continuano ad essere occupate e confiscate dagli israeliani (a causa del muso, delle colonie, etc...). Ci saranno proteste e dimostrazioni in molte zone e non solo oggi per dimostrare la resistenza, la lotta e la continua domanda dei diritti di un popolo che si sente dimenticato da tutti.

mercoledì 28 marzo 2007

razzismo

Recent poll reveals steep rise in racist views against Arabs in Israel; many participants feel hatred, fear when overhearing Arabic, 75 percent don’t approve of shared apartment buildings
Un recente inchiesta che ha intervistato 500 ebrei israeliani ha rivelato che il pregiudizio e il sentimento di diffidenza/razzismo nei confronti della popolazione araba è in aumento rispetto a solo due anni fa.
I matrimoni misti sono visti come un tradimento nazionale dal 50% (the marriage of a Jewish woman to an Arab man is equal to national treason), più della metà concorda sul fatto che Israele dovrebbe incoraggiare i cittadini arabi a emigrare dalla nazione (over half of the participants agreed that Israel should encourage its Arab citizens to immigrate from the country), e sempre più del 50% non vorrebbe lavorare sotto la direzione di un arabo (Over half of the participants said they would not want to work under the direct management of an Arab), mentre per il 55% arabi ed ebrei dovrebbero avere spazi per il divertimento separati (55 percent said “Arabs and Jews should be separated at entertainment sites”)
.
Alla domanda su cosa pensassero della cultura araba, il 37 % ha risposto di considerarla inferiore (When asked what they thought of Arab culture, over 37 percent replied, “The Arab culture is inferior.”).
Il Center against racism si dichiara veramente preoccupato e chiede l'intervento da parte del governo, soprattutto a livello educativo.
(fonte Ynet News)

martedì 27 marzo 2007

appuntamenti regolari

quelli che la Rice ha annunciato tra Abbas (Presidente palestinese) e Olmert (Primo Ministro israeliano) (ogni due settimane): non solo per parlare di sicurezza o di problemi "quotidiani" ma per iniziare a discutere della formazione dei due stati e del processo di pace.
(fonte Al Jazeera International, Olmert and Abbas to meet regularly)

sabato 24 marzo 2007

il vicolo


scena di vita quotidiana a Nablus: a volte le immagini dicono più di tante parole.

giovedì 22 marzo 2007

dolce far niente

ogni tanto mi piacerebbe oziare ma tra lezioni, traduzioni, studenti, mail, telefonate, libri da leggere, autobus/treni da prendere, creature e un tentativo di iniziare un corso di arabo... quando posso fermarmi a non fare niente?
ho anche un nuovo blog da seguire, aperto per i miei studenti...
sono così stanca che non riesco neanche a impegnarmi a mettere qualche notizia di rilievo su questo blog anche perché di notizie positive non ce ne sono...
le notizie più fresche che ho da Ramallah riguardano le fragole: oggi 3 kg di questo frutto da me adorato venivano venduti a 10 shekel (meno di 2 euro) ....
buon appetito!

mercoledì 21 marzo 2007

XII giornata contro la mafia

La giornata del 21 marzo, primo giorno di primavera, è il momento che Libera dedica alla memoria di tutti coloro che hanno dato la vita nel nostro Paese per contrastare le mafie: E’ questa l’occasione nella quale Libera rilancia ogni anno un impegno che non deve venire mai meno. Quest’anno in continuità con le altre edizioni ma anche con “Contromafie” i primi stati generali dell’antimafia di novembre scorso, il 21 marzo 2007 ribadisce con forza la voglia di tanti di essere contro tutte le mafie, contro la corruzione politica e gli intrecci clientelari che alimentano gli affari delle organizzazioni criminali e l’illegalità, e di voler continuare a costruire percorsi di libertà, cittadinanza, informazione, legalità, giustizia, solidarietà. Libera per la XII giornata ha scelto la Calabria, ha scelto Polistena cittadina al centro della Piana di Gioia Tauro un territorio tra i più importanti della regione per le sue potenzialità economiche e sociali ma condizionato anche dalla presenza della criminalità organizzata.

(dal sito di Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie)

sono già più di 700 i morti a causa della mafia e si parla solo di quelli riconosciuti come tali dallo Stato:
"da dodici anni, nella giornata che segna l'inizio della primavera, i nomi delle vittime vengono letti a voce alta, uno ad uno, da gente per bene proprio come loro hanno saputo essere in vita." (dal discorso di Romano Prodi).

non dimentichiamo.

lunedì 19 marzo 2007

Mastrogiacomo è libero!

dopo 15 giorni nelle mani dei talebani, finalmente il giornalista italiano di Repubblica rapito in Afghanistan è libero!
Il primo ringraziamente da parte di Daniele Mastrogiacomo è andato a Gino Strada: "Grande Gino, grazie Emergency" lo ha salutato l'ormai ex prigioniero, incontrandolo, subito dopo la liberazione, all'ospedale che l'organizzazione gestisce a Lashkar-gah, nel Sud del Paese. Parole di riconoscenza per il leader di Emergency, che da anni fa il chirurgo di guerra in Afghanistan, creando ospedali e curando i feriti di guerra: indipendentemente dalla loro appartenenza a questo o quel movimento, tribù, etnìa. Ed è proprio grazie al suo lavoro senza sosta, alla credibilità acquistata presso tutte le fasce della popolazione afgana, che Strada ha potuto svolgere un ruolo cruciale, nella vicenda di Daniele Mastrogiacomo. Strada infatti si è offerto come mediatore, in quello che è subito apparso come un sequestro politico.

domenica 18 marzo 2007

il nuovo governo palestinese

questo governo non piace a Israele: Olmert chiede che non venga riconosciuto dalla comunità internazionale perchè è composto anche da membri di Hamas.
Despite Olmert's pleas, initial reactions to the unity government have been positive. Norway has pledged full support of the unity government and announced that it will cooperate with the coalition. British foreign minister, Margaret Beckett, has lauded Palestinian president, Mahmoud Abbas', success in forming a unity government. France has called for easing the sanctions imposed on the Palestinian Authority.

staremo a vedere....

(fonte MaanNews)

venerdì 16 marzo 2007

il blog di Kareem

Abdul Kareem Nabeel Suleiman, meglio conosciuto con lo pseudonimo in Internet di Kareem Amer, ha 22 anni ed è nato a Alexandria in Egitto: cresciuto in una famiglia molto religiosa, ha sempre frequentato la scuola Al-Azhar (scuola religiosa). Crescendo, ha cominciato a ribellarsi contro l'estremismo religioso che percepiva nella sua scuola e ha iniziato a esprimere le sue opinioni in un blog (in arabo, per una traduzione in inglese delle sue idee cliccate qua): quando la scuola ha scoperto questo blog verso la fine del 2005, è stato espulso e il suo caso portato davanti alla corte dello stato. Il 22 febbraio 2007 Kareem è stato condannato a 4 anni di prigione, tre anni per motivi religiosi e un anno per diffamazione nei confronti del Presidente egiziano (nello specifico, le accuse sono di blasfemia, diffusione di informazioni sediziose, diffamazione nei confronti del capo dello stato, istigazione al rovesciamento dello stesso e all'odio nei confronti dell'Islam). Perché chi sfida il potere, anche solo a parole, merita l'arresto. Karim non è il primo blogger egiziano a finire in manette, la stessa sorte era già toccata ad altri fermati e condotti in carcere mentre però manifestavano in piazza. Lui è stato il solo a perdere la libertà per aver usato unicamente una tastiera.
Associazioni per i diritti umani, governi e gente comune si sono mobilitate per Kareem: è possibile firmare una petizione che chiede la sua liberazione, non tanto per sostenere quanto scritto da Kareem ma per il diritto alla libertà di parola che tutti noi dovremmo difendere.

giovedì 15 marzo 2007

Palestinians agree unity government

il premier palestinese, Ismail Haniyeh, ha detto che la lista dei ministri nel governo di unita' nazionale palestinese é stata approvata dal presidente Abu Mazen.
"We hope that this government will mark the start of a new era and enable us to turn the page."
Palestinians hope that the coalition government will enable the lifting of a crippling Western aid embargo in place since April last year.
Haniya said the European Union had a "positive position" towards his government but that the US administration and Israel have a "different attitude".

Infatti Israele ha dochiarato che non collaborerà col nuovo governo Anp. La piattaforma politica del nuovo governo di unità nazionale - ha detto una portavoce del ministero degli Esteri - non accoglie le condizioni minime poste dalla comunità internazionale.

(fonti Al Jazeera e Ansa)

martedì 13 marzo 2007

libri al rogo

Il Ministro dell'Educazione in Palestina ha messo al bando un libro molto famoso (il titolo inglese è Speak bird, speak again) che raccoglie alcuni racconti della tradizione orale palestinese vietandone l'uso nelle scuole poichè tale testo riporta alcune frasi "sconvenienti" (espressioni immorali secondo il Ministro) per dei bambini e ragazzi: alcuni circoli didattici hanno così bruciato il testo davanti agli alunni delle scuole, altri l'hanno semplicemente eliminato dalla biblioteche. Questo libro era stato distribuito nelle scuole dal Ministro della Cultura in quanto libro molto famoso e di successo anche all'estero.
Al di là della censura, l'operazione ha evidenziato la profonda ignoranza di entrambi i Ministri (e Ministeri): il testo, infatti, è un testo accademico, scritto da docenti universitari e utilizzato in primis in corsi universitari. Non andava, quindi, distribuito nelle scuole per i ragazzi ma poteva essere interessante dal punto di vista culturale per gli insegnanti (tra le altre cose, sembra che in 400 pagine ci siano solo 3 espressioni relative al sesso).

(fonte Maannews Dr Kana'nah: Burning my book "speak bird, speak again" is like burning my son, Burning the collection of Palestinian folktales "Speak Bird, Speak Again" sets a worrying precedent)

lunedì 12 marzo 2007

Vista sul muro

A cinque metri di distanza da quella barriera di cemento, su quello che rimaneva della loro terra, erano seduti tre uomini, intenti a osservare un orizzonte di calcestruzzo

Dal veicolo usciva musica leggera araba ad alto volume, di quella che fa venir voglia di ballare. L'autista del bulldozer era comodamente seduto al posto di guida e osservava i tre o quattro operai che si davano da fare lì sotto. Ogni tanto scambiavano qualche battuta in arabo, ma quando dal furgone dell'impresa edile è uscito quello che sembrava l'appaltatore sono passati all'ebraico. Poi l'autista ha messo in moto il bulldozer e il boato del motore ha sepolto la musica. Il lungo braccio della macchina ha sollevato un pannello di calcestruzzo e l'ha spostato facendolo volteggiare in aria. Quindi, con l'aiuto dei tre operai, l'ha sistemato, lentamente e con perizia, accanto agli altri: una lunga fila di pannelli di calcestruzzo, tutti alti otto metri. D'ora in poi sarà questo l'unico panorama che la famiglia Al Khatib del villaggio di Hizma vedrà dalle finestre della casa che guardano a ovest.Avevo già scritto dei lavori in corso in questa regione nell'aprile del 2006, quando due tipi con i capelli alla Bob Marley erano stati messi a guardia del cantiere. Allora il muro di separazione – composto da pannelli di calcestruzzo e da una barriera elettronica – tagliava l'area abitata, separando alcune case sulla cima della collina dal resto del villaggio. I loro abitanti, tra cui la famiglia Al Khatib, si erano ritrovati sul "lato israeliano" del muro, ma senza il permesso di entrare nella vicina colonia. A volte, la polizia israeliana vietava loro di attraversare il vicino posto di blocco, costruito sulla terra palestinese. Potevano però continuare a guardare il paesaggio fuori dalla finestra. Almeno fino alla scorsa settimana. Il vecchio tracciato del muro è stato modificato. I pannelli sono stati gradualmente rimossi e piazzati alcuni metri più in alto, verso occidente, in modo da includere anche le tre case rimaste isolate. A cinque metri di distanza da quella barriera di cemento, su quello che rimaneva della loro terra, erano seduti tre uomini, intenti a osservare un orizzonte di calcestruzzo. I volti cerei e immobili mi facevano pensare a un funerale.Uno di loro mi ha guardato in faccia. "Perché è sorpresa?", ha detto con cinismo, "Ci penserà la nostra Autorità a liberarci tutti". Poi, senza alcuna sfrontatezza, mi ha raccontato di aver scambiato qualche parola con gli operai, palestinesi di Hebron. "Che cosa possono fare? Devono pur campare".

(fonte Internazionale 683, 8 marzo 2007, Vista sul muro di Amira Hass)

sabato 10 marzo 2007

partenza

eccomi di nuovo qua dall'aereoporto... si torna a casa!
controlli nella norma, di nuovo bollino giallo (già avuto nella collezione...), parecchio addormentati i controllori dei bagagli e quindi lenti... comunque ho fatto con una certa tranquillità.
Ora la hall dell'aereoporto è piena di gente che sonnecchia su poltrone in attesa del proprio volo (quasi tutti con imbarco alle 5 e partenza alle 5,30).
Non c'è quasi nulla da fare, i negozi hanno pezzi alti e poi io qua non compro per principio... magari mi rifaccio ad Amsterdam!

notte.... ciao Palestina....


PS: ... io aspettavo il narghila ....

venerdì 9 marzo 2007

Palestina in fiore

una meraviglia... è primavera e i mandorli sono in fiore, i campi sono in fiore, le tartarughe vanno a spasso...

giovedì 8 marzo 2007

jazz night at Zan

qualche amico dei Turab e altri musicisti, musica jazz e jazz funky, locale strapieno (soprattutto di internazionali... ma dove sono di giorno? che lavoro fanno?), lo Zan adesso ha anche una cameriera straniera (bionda), la musica è buona, qualcuno balla ...

buona festa della donna ...

2000 blogger italiani

ora ci sono anche io! e mi sembra giusto dirvelo.... ;-)

mercoledì 7 marzo 2007

postering


alla fine ci sono andata: appuntamento a Jerusalem alle 4 pm, Jericho Road, davanti alla gas station, per vedere il gruppo del progetto Face2Face in azione: pochi curiosi (quasi tutti ragazzi e bambini), una macchina della polizia a controllare (con il poliziotto che faceva foto col telefonino), un po' di fotografi amici degli ideatori del progetto a documentare il tutto.
Ogni giorno, in realtà, stanno andando in diverse città ad attaccare i posters (ieri erano a Tel Aviv), questo tipo di progetto (vedi il sito di JR) è già stato fatto in altri paesi per sensibilizzare e far conoscere-scoprire l'altro (non sono solo i muri a creare separazione). E dalla scoperta può nascere la voglia di incontrarsi e fare qualcosa insieme (da cui poi il prossimo progetto Hand in hand).

martedì 6 marzo 2007

stop the clash of civilizations


Talk is rising of a ‘clash of civilizations’. But the problem isn’t culture, it’s politics – from 9/11 to Guantanamo, Iraq to Iran. This clash is not inevitable, and we don't want it. So where to start? The Israeli-Palestinian conflict is the key symbol of the rift between Islam & the West. It's time to step up and take the initiative.
Add your voice below and when leaders meet in late March, our message will be delivered in a way they can’t ignore...
Si parla sempre più di "scontro di civiltà". Ma il problema non è culturale, è politico - dall'11 settembre a Guantanamo, dall'Iraq all'Iran. Questo scontro non è inevitabile, e non lo vogliamo. Quindi da dove partire? Il conflitto israeliano-palestinese è il simbolo del dissenso tra l'Islam e l'Occidente. E' tempo di assumerci le nostre responsabilità e prendere l'iniziativa.
Fai sentire la tua voce e firma la petizione e quando i leader si incontreranno alla fine di marzo il nostro messaggio sarà trasmesso in un modo che non potranno ignorare ...
Un altro mondo è possibile...

PS: notare nel video chi rappresenta, per il mondo occidentale, l'ipocrisia ....

lunedì 5 marzo 2007

Face 2 Face project

FACE2FACE è un progetto (an actistic event)che non è sovvenzionato o sponsorizzato da nessuno nè tantomeno autorizzato: un fotografo, Jr, e un consulente tecnologico, Mario, si incontrano nel 2005 e decidono di fare un giro in Medio Oriente per cercare di capire perchè israeliani e palestinesi non riuscissero a trovare un modo per vivere insieme.
Semplicemente osservando la situazione, la gente, gli eventi, senza tante parole, dopo una settimana arrivano entrambi alla stessa conclusione: questi due popoli sono simili, parlano praticamente lo stesso linguaggio, come fratelli gemelli cresciuti in famiglie diverse.
E' una cosa ovvia, ma loro non la vedono.
Allora pensano che si possa fare una sola cosa: metterli faccia a faccia, così capiranno.
Almeno che ognuno possa ridere e pensare quando vede il ritratto dell'altro e il proprio ritratto.
Il progetto ha realizzato gigantografie di israeliani e palestinesi (in bianco e nero) che fanno lo stesso lavoro e li sta appendendo in zone israeliane o palestinesi (sul muro, ad esempio): il prossimo appuntamento è il 7 marzo.
In a very sensitive context, we need to be clear. We are in favor of a solution for which two countries, Israel and Palestine would live peacefully within safe and internationally recognized borders.
All the bilateral peace projects (Clinton/Taba, Ayalon/Nussibeh, Geneva Accords) are converging in the same direction. We can be optimistic.
We hope that this project will contribute to a better understanding between Israelis and Palestinians.
Today, "Face to face" is necessary. Within a few years, we will come back for "Hand in hand".

domenica 4 marzo 2007

panni stesi

mi piace fare le foto della biancheria stesa... chissà perchè...
oggi un'amica che tra poco tornerà a lavorare a Gaza e che è appena arrivata dall'Italia (intanto è a Jerusalem) è venuta a trovarmi: non aveva mai visto Ramallah e ovviamente, rispetto a Gaza, le è sembrato il paese dei balocchi: gente per strada, locali interessanti, negozi carini, traffico più regolare (cioè, non me lo voglio nemmeno immaginare cosa significhi guidare nella Striscia)... notava cose che qua tutti danno per scontato, come il fatto che si possa permettere di fumare una sigaretta per strada, i negozi che vendono alcolici, l'abbigliamento delle donne (che qua è molto variabile). Ha però notato che i negozi di biancheria intima di Gaza sono molto più arditi... il che conferma la teoria del pubblico/privato...
PS: lo so che la foto è a sé... ma mi piaceva...

sabato 3 marzo 2007

il tradizionale barbecue...

evento che ormai ha trovato una sua giusta collocazione (il sabato sera, dopo le 21, sempre a casa del solito amico con terrazza coperta), anche stasera un bel barbecue di agnello e verdure (patate, anche quelle dolci, zucchine e varie insalate), la macedonia, la birra, le paglie (a proposito, io non riesco ad abituarmi a questo continuo fumare ovunque, nei locali, in casa, e praticamente fumano tutti... e io mi affumico!)... e tentiamo di vedere anche l'eclissi di luna, almeno l'inizio perchè poi la stanchezza prevale.

venerdì 2 marzo 2007

Dom: The Gypsy community in Jerusalem

The origins of the Gypsy people in Palestine can be traced back to India in the 18th century. The Gypsies of India originally referred to themselves by the term “Dom,” meaning “man” in their language. While in other Gypsy communities the word was transformed into “Rom” or “Lom,” the word “Dom” is still used by the Gypsies of the Middle East and North Africa. (...)
Near Jerusalem’s Lion Gate inside the ancient walls of the Old City, there is a neighbourhood which the Dom still make their home. Today the Gypsy community of Jerusalem consists of approximately one thousand people. Gypsies can be found throughout Palestine as well. Prior generations of Gypsies were usually blacksmiths, horse dealers, musicians, dancers, and animal healers; occupations remarkably representative of Gypsies worldwide. Since more than one hundred years now the Jerusalem Gypsies have been leading a more sedentary life. Originally settling in the Wadi Joz neighbourhood in East Jerusalem, the community later moved within the walls of the Old City to the Migdal HaChasidah neighbourhood where they still reside today. Like all Gypsies around the world, the Jerusalem Dom have accepted the language and religion of their surroundings. Today, one can find these Gypsies speaking both Domari and Arabic. There is no doubt that the Gypsy community has contributed to the rich fabric of society in the Old City. (...)
Despite the many tribulations, the Dom have been able to preserve their culture. In this spirit, the Domari Society of Jerusalem was established in November 1999. Its goals are to protect the little-spoken language of the Gypsies from extinction, to educate the Domari children about their culture and heritage, to provide humanitarian assistance to the local Gypsy community, and to teach non-Gypsies about the community’s traditions and its rich culture.

Le origini del popolo Gypsy in Palestina risalgono all'India del XVIII secolo. Gli Zingari dell'India originalmente si facevano chiamare "Dom", che significa "uomo" nella loro lingua. Mentre in altre comunità Gypsy il termine venne trasformato in "Rom" oppure "Lom", la parola "Dom" è ancora usata dagli zingari del Medio Oriente e del Nord Africa. (...)
Vicino al Lion's Gate di Gerusalemme, all'interno delle mura della città vecchia, c'è un quartiere di cui i Dom hanno fatto la loro casa. Oggi la comunità Gypsy di Gerusalemme è composta da circa un migliaio di persone. Altri zingari sono presenti all'interno della Palestina. In passato i Gypsy facevano mestieri quali il fabbro, il commerciante di cavalli, il musicista, danzatore, il guaritore di animali: occupazioni che sono riconosciute tipiche degli zingari in tutto il mondo. Da più di cento anni gli zingari di Gerusalemme conducono una vita più sedentaria. Originariamente insediati nel quartiere di Wadi Joz a Gerusalemme Est, la comunità si è spostata all'interno delle mura della città vecchia nel quartiere di Migdal HaChasidah dove risiedono tuttora. Come tutti i Gypsy nel mondo, i Dom di Gerusalemme hanno accettato la lingua e la religione dei loro vicini. Oggi, questi Gypsy parlano sia il Domari sia l'arabo. E non c'è alcun dubbio che la comunità zingara abbia contribuito all'arricchimento della società nella città vecchia. (...)
A fronte delle tante difficoltà sopportate, i Dom sono stati in grado di preservare la loro cultura. Con questo spirito, nel novembre 1999 è stata fondata la Domari Society di Gerusalemme. I suoi scopi sono il preservare la lingua Gypsy dalla scomparsa, formare i bambini Domari sulla loro cultura e patrimonio, fornire assistenza umanitaria alla locale comunità Gypsy e insegnare ai non-zingari le tradizioni della comunità e la ricchezza della sua cultura.

giovedì 1 marzo 2007

prisons

questa volta torno in Italia per segnalare una mostra a Roma (sala Santa Rita), aperta fino al 30 marzo 2007, "Prisons: storie per immagini dal carcere". (alcune foto cliccando sul link)
L'autore è Francesco Cocco, un mito di fotografo (lo conosco personalmente e me ne vanto!).
Più di una descrizione delle carceri, "Prisons" si propone di aprire una finestra su quell'umanità che popola, come dice Cocco, "gli interni di quei contenitori, di quei grandi e asettici edifici che a volte osservavo mentre percorrevo in automobile qualche tangenziale". Sono immagini scarne, a tratti dolorose e impietose, che non cercano abbellimenti. Le fotografie, in bianco e nero, sono state realizzate tra il 2001 e il 2005 nelle carceri di Milano, Modena, Palermo, Bologna, Trani, Roma, Messina, Prato, Torino, Cagliari, Alghero, Pisa e sono state raccolte nell'omonimo volume "Prisons" pubblicato in Italia da Logos nel 2006, con testi di Adriano Sofri e Renata Ferri.

(fonte la Repubblica, "Prisons", il mondo è una prigione, le foto scoprono le vite invisibili, la foto è di Francesco Cocco)