venerdì 15 febbraio 2008

una storia vera

Nello spot gli ex militari chiedono a un altro ragazzo israeliano dove abbia svolto il servizio militare

Internazionale 731, 14 febbraio 2008

Di recente in Israele è stato lanciato uno spot per il servizio militare, accompagnato dallo slogan: "Un vero israeliano non fugge". Nel video si vedono alcuni giovani israeliani che, in quello che sembra un albergo indiano, si vantano delle loro esperienze militari con una ragazza straniera.
È un dato di fatto che, abbandonata l'uniforme, molti giovani fanno lunghi viaggi all'estero. Nello spot gli ex militari chiedono a un altro ragazzo israeliano dove abbia svolto il servizio militare. E questo rimane in silenzio, con gli occhi bassi. Il messaggio è chiaro.
Lo spot è stato girato in un piccolo ristorante di Tel Aviv. Alcuni dei camerieri, infastiditi per essere stati coinvolti nel video, hanno deciso di girare un contro-spot. La scena è simile, anche se i camerieri parlano in ebraico e la ragazza non ha i capelli biondi.
Due dei protagonisti raccontano di aver abbandonato il servizio militare perché non sopportavano quello che erano costretti a vedere ogni giorno. La ragazza, invece, ha lasciato l'esercito, dove faceva l'assistente sociale, dopo il suicidio di due soldati.
Il terzo cameriere ha scelto il carcere pur di non arruolarsi. Gli altri commentano: "Lo stato non si è mai occupato della sua famiglia. Perché mai lui avrebbe dovuto servirlo?". "E tu?", chiedono infine tutti al quarto ragazzo. Che, imbarazzato, non dice una parola. Il video si chiude con una scritta: "Un vero israeliano non fugge… dalla verità".
All'inizio non volevo scrivere di questa vicenda. Per parlare di un fatto del genere, mi dicevo, passo troppo poco tempo in Israele e inoltre conosco gli umori della mia società solo attraverso la tv.
Poi, quando ho scoperto che il contro-spot si era diffuso su internet, mi sono ricordata che oggi viviamo nel mondo virtuale non meno che in quello reale. Inoltre avevo seguito le polemiche sollevate dal video tra gli utenti della rete. Così ho capito che anche voi, cari lettori di Internazionale, meritavate di conoscere questa storia.

fonte Internazionale, Amira Hass

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao ho per caso aperto il tuo blog perchè è un po di tempo che non riesco piu ad entrare nel sito del tel rumeida project. La pagina si apre come se l'url esistesse ancora ma non carica nulla e rimane tutto bianco forse non mi potrai aiutare ma davvero non riesco a trovare nulla in giro è come s tutti i commenti riguardanti questo sito siano piu vecchi della sua "apparente scomparsa". tu ne sai qualcosa?
la mia mail è diego_bartoli@fastwebnet.it

elena ha detto...

mi sto informando, se scopro qualcosa ti faccio sapere....