There are many stories. Each account -- each murdered individual, each wounded person, each burned-out and broken house, each shattered window, trashed kitchen, strewn item of clothing, bedroom turned upside down, bullet and shelling hole in walls, offensive Israeli army graffiti -- is important. (...)
fonte Eva Bartlett for EI
venerdì 30 gennaio 2009
martedì 27 gennaio 2009
Giornata della memoria
Legge 20 luglio 2000, n. 211
Istituzione del "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti
Art. 1.1.
La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.Auschwitz fu il più grande campo di sterminio. Si calcola che solo in quel luogo vennero uccise fino a un milione e 300mila persone, il 90% delle quali ebree. I nazisti perseguitarono, oltre agli ebrei, anche zingari, serbi, testimoni di Geova, omosessuali, oppositori al regime di tutte le nazionalità, delinquenti abituali, slavi, malati di mente, disabili, mendicanti e vagabondi. (da Melitonline)
lunedì 26 gennaio 2009
fosforo bianco/white phosphorus
fosforo bianco/white phosphorus
"La mia famiglia distrutta dal fosforo" i superstiti raccontano le armi proibite (la Repubblica)
Israel accused of war crimes (Al Jazeera English)
Israeli PM in war crimes pledge (BBC News)
Alarm spreads over use of lethal new weapons (Electronic Intifada)
"La mia famiglia distrutta dal fosforo" i superstiti raccontano le armi proibite (la Repubblica)
Israel accused of war crimes (Al Jazeera English)
Israeli PM in war crimes pledge (BBC News)
Alarm spreads over use of lethal new weapons (Electronic Intifada)
sabato 24 gennaio 2009
The next step
Not since the summer of 1967 have we had such a uniform, brainwashed chorus - and back then it was not so nationalist and bestial, insensitive and blind. But now, as the dust clears over the ruins and there are not enough bandages to cover all the wounds; with the cemeteries full and the hospitals bursting; as the cripples, the incapacitated, the amputees, the traumatized and the bereaved, the thousands of wounded and tens of thousands of newly homeless try helplessly to rehabilitate whatever they can, the time has come to respond and say what can be done. Now it is time to elaborate on the alternative to the cruelest and most brutal war in Israel's history, and one of the most unnecessary. (...)
fonte Gideon Levy, Haaretz
fonte Gideon Levy, Haaretz
domenica 18 gennaio 2009
The IDF has no mercy for the children in Gaza nursery schools
A significant majority of the children killed in Gaza did not die because they were used as human shields or because they worked for Hamas. They were killed because the IDF bombed, shelled or fired at them, their families or their apartment buildings. That is why the blood of Gaza's children is on our hands, not on Hamas' hands, and we will never be able to escape that responsibility.
The children of Gaza who survive this war will remember it. It is enough to watch Nazareth-born Juliano Mer Khamis' wonderful movie "Arna's Children" to understand what thrives amid the blood and ruin we are leaving behind. The film shows the children of Jenin - who have seen less horror than those of Gaza - growing up to be fighters and suicide bombers.
A child who has seen his house destroyed, his brother killed and his father humiliated will not forgive.
fonte Gideon Levy, Haaretz
The children of Gaza who survive this war will remember it. It is enough to watch Nazareth-born Juliano Mer Khamis' wonderful movie "Arna's Children" to understand what thrives amid the blood and ruin we are leaving behind. The film shows the children of Jenin - who have seen less horror than those of Gaza - growing up to be fighters and suicide bombers.
A child who has seen his house destroyed, his brother killed and his father humiliated will not forgive.
fonte Gideon Levy, Haaretz
giovedì 15 gennaio 2009
El Desierto
He venido al desierto pa' reirme de tu amor
Que el desierto es más tierno y la espina besa mejor
He venido a este centro de la nada pa' gritar,
Que tú nunca mereciste lo que tanto quise dar...
He venido yo corriendo, olvidándome de ti,
Dame un beso pajarillo no te asustes colibrí
He venido encendida al desierto pa' quemar,
Porque el alma prende fuego cuando deja de amar
Lhasa De Sela
... già un anno è passato ...
domenica 11 gennaio 2009
Gaza: delegazione Ue torna in Egitto
''Forzando la volonta' delle autorita' israeliane, che fino all'ultimo non volevano lasciarci passare'', una delegazione del Parlamento Europeo, guidata dalla vicepresidente Luisa Morgantini piu' il senatore italiano Alberto Maritati, e' entrata oggi dall'Egitto nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah e vi si e' trattenuta per circa due ore.
''Siamo rimasti piu' o meno per la durata della tregua - ha detto al telefono Morgantini all'Ansa - che non e' stata neppure rispettata perche' bombe degli aerei israeliani sono cadute a poche centinaia di metri dall'edificio dell'Onu nel quale eravamo''.
Morgantini e Maritati, in contatto attraverso sms con l'Ansa del Cairo, hanno fornito dettagli della visita quasi minuto per minuto, da quando il pullmino dell'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, l'Unrwa, ha preso a bordo la delegazione accompagnandola nel settore palestinese della citta' di confine di Rafah. Mentre erano negli uffici Unrwa sono cadute alcune bombe lanciate dai caccia israeliani, a meno di un chilometro: ''La gente corre in preda al terrore e urlando, forse per sfogare la paura'', ha scritto Maritati in uno degli sms. In un altro di Morgantini: ''Abbiamo fatto in tempo a vedere la distruzione provocata dalle bombe, case rase al suolo, auto, macerie dappertutto, anche accanto alla scuola dell'Unrwa, che e' stata pure danneggiata''.
Morgantini ha poi affermato che l'Unrwa ha ''pochissimo da distribuire: una confezione di pannolini per bambini e' stata divisa in singoli pacchetti, perche' non ce n'e' abbastanza. Cosi' come manca il latte in polvere. Non bisogna dimenticare che la popolazione della Striscia e' di circa un milione e mezzo di persone e i soccorsi arrivati non bastano''.
I tunnel che i bombardamenti israeliani distruggono - ha rilevato - se e' vero che permettevano di portare armi, consentivano anche un'economia di sopravvivenza nella Striscia, i cui passaggi sono bloccati da cosi' tanto tempo''.
''Questa guerra e' una follia piu' grave di altre perche' i due avversari si combattono in uno scontro impari - ha detto Maritati - in mezzo alle case e gente e bambini che muoiono in continuazione. La comunita' internazionale non puo' rimanere ferma a guardare''. Morgantini ha confermato che al rientro a Strasburgo i dati raccolti nella visita saranno riferiti al parlamento europeo ''perche' il mondo sappia che cosa sta veramente succedendo''.
fonte Ansa
''Siamo rimasti piu' o meno per la durata della tregua - ha detto al telefono Morgantini all'Ansa - che non e' stata neppure rispettata perche' bombe degli aerei israeliani sono cadute a poche centinaia di metri dall'edificio dell'Onu nel quale eravamo''.
Morgantini e Maritati, in contatto attraverso sms con l'Ansa del Cairo, hanno fornito dettagli della visita quasi minuto per minuto, da quando il pullmino dell'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, l'Unrwa, ha preso a bordo la delegazione accompagnandola nel settore palestinese della citta' di confine di Rafah. Mentre erano negli uffici Unrwa sono cadute alcune bombe lanciate dai caccia israeliani, a meno di un chilometro: ''La gente corre in preda al terrore e urlando, forse per sfogare la paura'', ha scritto Maritati in uno degli sms. In un altro di Morgantini: ''Abbiamo fatto in tempo a vedere la distruzione provocata dalle bombe, case rase al suolo, auto, macerie dappertutto, anche accanto alla scuola dell'Unrwa, che e' stata pure danneggiata''.
Morgantini ha poi affermato che l'Unrwa ha ''pochissimo da distribuire: una confezione di pannolini per bambini e' stata divisa in singoli pacchetti, perche' non ce n'e' abbastanza. Cosi' come manca il latte in polvere. Non bisogna dimenticare che la popolazione della Striscia e' di circa un milione e mezzo di persone e i soccorsi arrivati non bastano''.
I tunnel che i bombardamenti israeliani distruggono - ha rilevato - se e' vero che permettevano di portare armi, consentivano anche un'economia di sopravvivenza nella Striscia, i cui passaggi sono bloccati da cosi' tanto tempo''.
''Questa guerra e' una follia piu' grave di altre perche' i due avversari si combattono in uno scontro impari - ha detto Maritati - in mezzo alle case e gente e bambini che muoiono in continuazione. La comunita' internazionale non puo' rimanere ferma a guardare''. Morgantini ha confermato che al rientro a Strasburgo i dati raccolti nella visita saranno riferiti al parlamento europeo ''perche' il mondo sappia che cosa sta veramente succedendo''.
fonte Ansa
venerdì 9 gennaio 2009
Latest strikes target family homes - Official toll reaches 781
In 110 ammassati in una casa e bombardati
l'Onu denuncia il massacro di 30 civili
Ammassati in casa e poi bombardati. Sono morti così almeno una trentina di palestinesi in un'unica casa a Zeitoun, quartiere a sud di Gaza City. "Uno dei più gravi episodi dall'inizio delle operazioni", denunciano le Nazioni Unite. Le vittime del bombardamento del quartiere arriverebbero almeno a cinquanta. Tra le macerie si cercano ancora decine di dispersi, secondo i soccorritori il bilancio è destinato a salire.
fonte La Repubblica
UN: Israeli troops concentrated Gazans in one building before killing them
The United Nations has collected witness testimony indicating that Israeli forces shelled a house in which Israeli troops had crowded 110 Palestinians a day earlier in the Zaytoun neighborhood of Gaza City.
from Ma'an News Agency
l'Onu denuncia il massacro di 30 civili
Ammassati in casa e poi bombardati. Sono morti così almeno una trentina di palestinesi in un'unica casa a Zeitoun, quartiere a sud di Gaza City. "Uno dei più gravi episodi dall'inizio delle operazioni", denunciano le Nazioni Unite. Le vittime del bombardamento del quartiere arriverebbero almeno a cinquanta. Tra le macerie si cercano ancora decine di dispersi, secondo i soccorritori il bilancio è destinato a salire.
fonte La Repubblica
UN: Israeli troops concentrated Gazans in one building before killing them
The United Nations has collected witness testimony indicating that Israeli forces shelled a house in which Israeli troops had crowded 110 Palestinians a day earlier in the Zaytoun neighborhood of Gaza City.
from Ma'an News Agency
giovedì 8 gennaio 2009
Lucky my parents aren't alive to see this
"My parents despised all their everyday activities - stirring sugar into coffee, washing the dishes, standing at a crosswalk - when in their mind's eye they saw, based on their personal experience, the terror in the eyes of children, the desperation of mothers who could not protect their young ones, the moment when a huge explosion dropped a house on top of its inhabitants and a smart bomb struck down entire families."
fonte Amira Hass, Haaretz
fonte Amira Hass, Haaretz
lunedì 5 gennaio 2009
Wounded Gaza family lay bleeding for 20 hours
"I keep the children away from the windows because the F-16s are in the air; I forbid them to play below because it's dangerous. They're bombing us from the sea and from the east, they're bombing us from the air. When the telephone works, people tell us about relatives or friends who were killed. My wife cries all the time. At night she hugs the children and cries. It's cold and the windows are open; there's fire and smoke in open areas; at home there's no water, no electricity, no heating gas. And you [the Israelis] say there's no humanitarian crisis in Gaza. Tell me, are you normal?"
fonte Amira Hass, l'articolo è disponibile su Haaretz
fonte Amira Hass, l'articolo è disponibile su Haaretz
giovedì 1 gennaio 2009
L'anno nuovo

tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?
Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo il lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno.
Gianni Rodari
... e buon anno a tutti!
martedì 30 dicembre 2008
yesterday I died 360 times
Yesterday I died!
As an old man buried in his tomb,
A fetus dead in her mother's womb
Last night I had my last drop of coffee
My last dream, my last piece of bread
Tomorrow morning I will witness my last dawn
Listen to my daughter's last heart beat
Say I love you for the first, the very last time
Last year I loved; I hated, laughed, and cried
I whispered, I screamed
I was a genius I was an insane
I was an inhabitant, I was a refugee
60 years ago I saw Haifa for the last time
Lived under occupation for the first time
I was young, I was spoiled
I loved my grand mother's stories
I cherished the summers, I hated the rain
Few hours ago I was cold
I was hungry, I was mad, I was angry
I was dead
65 years ago,
I was a fisherman I had beautiful wife
Three young girls an amazing life
One got married in Jerusalem
The other moved with her husband to Al-Fallujah
The third couldn’t resist the beauty of Tal Al-rabie'a
Last month my grand daughter
Didn’t get a permission to pass
A green ID is what she has
She wanted to visit my grave
They told me we look alike
I would have witnessed that, if I weren’t killed in that air strike
At 4pm I couldn’t believe what happened to me
I became famous on all international TVs
Few minutes ago I was invisible no one knew about me
No one heard my screams, felt my fears
No one held my freezing shaking small hand
No one told me it will be ok
Soon it will be ok
No one saw me, no one felt me
I was invisible, no one knew about me!
Few minutes later I'm on TV
Everyone talks about me
Even the CNN mentioned me!!
I was dead there under the ruble
I bet you still remember
Me with my three other sisters
Maybe now you're hanging our pictures
I even saw my father on TV
It’s the first time I see him crying
Daddy please don’t cry…Daddy please don't cry
I promise next time I will not die!
Yesterday I died!
As an old man buried in his tomb,
As fetus dead in her mother's womb
Yesterday I died 360 times!
Raya Z
Raya è una mia amica di Ramallah, ha scritto lei questo componimento.
il senso di impotenza di fronte a questa carneficina emerge da tutti i discorsi con amici palestinesi... non rimane che la nuda parola, la protesta, la possibilità di gridare fin quando almeno potremo farlo...
As an old man buried in his tomb,
A fetus dead in her mother's womb
Last night I had my last drop of coffee
My last dream, my last piece of bread
Tomorrow morning I will witness my last dawn
Listen to my daughter's last heart beat
Say I love you for the first, the very last time
Last year I loved; I hated, laughed, and cried
I whispered, I screamed
I was a genius I was an insane
I was an inhabitant, I was a refugee
60 years ago I saw Haifa for the last time
Lived under occupation for the first time
I was young, I was spoiled
I loved my grand mother's stories
I cherished the summers, I hated the rain
Few hours ago I was cold
I was hungry, I was mad, I was angry
I was dead
65 years ago,
I was a fisherman I had beautiful wife
Three young girls an amazing life
One got married in Jerusalem
The other moved with her husband to Al-Fallujah
The third couldn’t resist the beauty of Tal Al-rabie'a
Last month my grand daughter
Didn’t get a permission to pass
A green ID is what she has
She wanted to visit my grave
They told me we look alike
I would have witnessed that, if I weren’t killed in that air strike
At 4pm I couldn’t believe what happened to me
I became famous on all international TVs
Few minutes ago I was invisible no one knew about me
No one heard my screams, felt my fears
No one held my freezing shaking small hand
No one told me it will be ok
Soon it will be ok
No one saw me, no one felt me
I was invisible, no one knew about me!
Few minutes later I'm on TV
Everyone talks about me
Even the CNN mentioned me!!
I was dead there under the ruble
I bet you still remember
Me with my three other sisters
Maybe now you're hanging our pictures
I even saw my father on TV
It’s the first time I see him crying
Daddy please don’t cry…Daddy please don't cry
I promise next time I will not die!
Yesterday I died!
As an old man buried in his tomb,
As fetus dead in her mother's womb
Yesterday I died 360 times!
Raya Z
Raya è una mia amica di Ramallah, ha scritto lei questo componimento.
il senso di impotenza di fronte a questa carneficina emerge da tutti i discorsi con amici palestinesi... non rimane che la nuda parola, la protesta, la possibilità di gridare fin quando almeno potremo farlo...
John Berger on Gaza
"We are now spectators of the latest - and perhaps penultimate - chapter of the 60 year old conflict between Israel and the Palestinian people. About the complexities of this tragic conflict billions of words have been pronounced, defending one side or the other.
Today, in face of the Israeli attacks on Gaza, the essential calculation, which was always covertly there, behind this conflict, has been blatantly revealed. The death of one Israeli victim justifies the killing of a hundred Palestinians. One Israeli life is worth a hundred Palestinian lives.
This is what the Israeli State and the world media more or less - with marginal questioning - mindlessly repeat. And this claim, which has accompanied and justified the longest Occupation of foreign territories in 20th C. European history, is viscerally racist. That the Jewish people should accept this, that the world should concur, that the Palestinians should submit to it - is one of history's ironic jokes. There's no laughter anywhere. We can, however, refute it, more and more vocally.
Let's do so."
John Berger
Today, in face of the Israeli attacks on Gaza, the essential calculation, which was always covertly there, behind this conflict, has been blatantly revealed. The death of one Israeli victim justifies the killing of a hundred Palestinians. One Israeli life is worth a hundred Palestinian lives.
This is what the Israeli State and the world media more or less - with marginal questioning - mindlessly repeat. And this claim, which has accompanied and justified the longest Occupation of foreign territories in 20th C. European history, is viscerally racist. That the Jewish people should accept this, that the world should concur, that the Palestinians should submit to it - is one of history's ironic jokes. There's no laughter anywhere. We can, however, refute it, more and more vocally.
Let's do so."
John Berger
domenica 28 dicembre 2008
Gaza
non è possibile riuscire a seguire tutti gli avvenimenti di queste ultime ore a Gaza, non basta la conta dei morti o dei razzi lanciati o degli attacchi aerei, non basta dire chi ha cominciato, chi ha il diritto di difendersi... alla fine siamo tutti perdenti.
Ue e Onu: "Cessate il fuoco immediato" (la Repubblica)
La strage in diretta sui blog (la Repubblica)
Gaza, quasi 300 morti (la Repubblica)
Secondo giorni di raid aerei su Gaza (Corriere della Sera)
Razzi da Gaza (il manifesto)
Arab street angry over Gaza attacks (Al Jazeera English)
The war in Gaza: A vicious folly of a bankrupt government (Maan News Agency)
The neighborhood bully strikes again (Haaretz)
Ue e Onu: "Cessate il fuoco immediato" (la Repubblica)
La strage in diretta sui blog (la Repubblica)
Gaza, quasi 300 morti (la Repubblica)
Secondo giorni di raid aerei su Gaza (Corriere della Sera)
Razzi da Gaza (il manifesto)
Arab street angry over Gaza attacks (Al Jazeera English)
The war in Gaza: A vicious folly of a bankrupt government (Maan News Agency)
The neighborhood bully strikes again (Haaretz)
martedì 2 dicembre 2008
Haaretz journalist Amira Hass arrested for illegal stay in Gaza
Haaretz correspondent Amira Hass was detained by Sderot police last night for having entered the Gaza Strip without a permit.
By order of the army, Israeli journalists have been barred from entering Gaza since the abduction of soldier Gilad Shalit in June 2006.
Hass was stopped by soldiers at the Erez Checkpoint, on the Gaza-Israel border, as she was returning to Israel from the Strip. Upon discovering that she had no permit to be in Gaza, the soldiers transferred her to the Sderot police.
When questioned, Hass pointed out that no one had stopped her from entering the Strip, which she did for work purposes.
Chief Superintendent Shimon Nahmani, commander of the Sderot police station, said Hass had entered Gaza by sea three weeks ago.
Hass was released under restriction, and Nahmani said her case will be sent to court in the coming week.
Israel Press Council chairwoman Dalia Dorner, a former Supreme Court justice, commented that even journalists are subject to the law and the council cannot defend a reporter who breaks the law. Instead, she said, local journalists ought to petition the High Court of Justice against the army's order.
fonte Haaretz
By order of the army, Israeli journalists have been barred from entering Gaza since the abduction of soldier Gilad Shalit in June 2006.
Hass was stopped by soldiers at the Erez Checkpoint, on the Gaza-Israel border, as she was returning to Israel from the Strip. Upon discovering that she had no permit to be in Gaza, the soldiers transferred her to the Sderot police.
When questioned, Hass pointed out that no one had stopped her from entering the Strip, which she did for work purposes.
Chief Superintendent Shimon Nahmani, commander of the Sderot police station, said Hass had entered Gaza by sea three weeks ago.
Hass was released under restriction, and Nahmani said her case will be sent to court in the coming week.
Israel Press Council chairwoman Dalia Dorner, a former Supreme Court justice, commented that even journalists are subject to the law and the council cannot defend a reporter who breaks the law. Instead, she said, local journalists ought to petition the High Court of Justice against the army's order.
fonte Haaretz
sabato 29 novembre 2008
la ricerca calpestata

fonte La Repubblica, la foto è presa da qui
e c'era anche la mia foto ... :-)
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giovedì 27 novembre 2008
back again with Radiodervish
...insomma, a parte le due ore di fila solo per il tratto da Jerusalem a Ramallah, una piacevole sorpresa: i Radiodervish sono a Gerusalemme e hanno fatto una scappata a Ramallah al Pronto Café & Restaurant e hanno suonato un po'....
martedì 25 novembre 2008
lunedì 24 novembre 2008
Gaza Christians without Sunday mass
And Israel bans Apostolic Delegate and Latin Patriarchate priests from entering Gaza to pray there
fonte Abouna (full article)
The Israeli authorities banned today (Sunday, November 23rd) morning the Papal Nuncio in Israel Archbishop Antonio Franco from entering Gaza and celebrating mass there, despite previous coordination with relevant parties at the Israeli Ministry of Foreign Affairs and senior Israeli Army command since last Tuesday. Papal Nuncio Archbishop Franco arrived this morning to Erez Crossing at about 8:15 AM, accompanied by Latin Patriarchate priests Fr. Shawqi Baterian and Fr. Humam Khzouz as well with the Nunciature secretary, but was banned to enter to Gaza. Contacts held with senior officials at the Israeli Ministry of Foreign Affairs and Chief Coordinator of Civil Administration`s Office, during which the mentioned delegation stayed for over than three hours at the Crossing, but the Israeli authorities insisted not to allow the delegation enter into Gaza, while allowing several Red Cross and United Nations teams in, as several Palestinians out of Gaza Strip. (...)
fonte Abouna (full article)
.
sabato 22 novembre 2008
Obiettivi nascosti
Questi dettagli rendono l'umiliazione di una vita umana ridotta a un'esistenza quasi animale?
Internazionale 771, 20 novembre 2008
Ci sono due cose che Muna non fa quasi mai: uscire di casa presto e guidare la macchina. L'altro giorno le ha fatte entrambe. "Vado a prendere mia sorella", ha annunciato. Dopo venti minuti sono arrivate portando grandi buste di plastica.
Bucato. Sua sorella vive al terzo piano. Nell'ultima settimana l'erogazione di elettricità nel quartiere è stata molto debole, impedendo le forniture d'acqua ai piani superiori.
Raed, un operaio disoccupato con due bambini piccoli, mi ha detto che in casa mancava l'acqua da quattro giorni. Non ha dovuto aggiungere nulla, potevo immaginare: il gabinetto del bagno otturato, il cumulo di vestiti sporchi, le acrobazie per lavare i bambini. "E da una settimana non abbiamo neanche il gas per cucinare", ha proseguito. In queste condizioni, le interruzioni di corrente elettrica sono il problema minore.
Nel quartiere di Muna, invece, funzionano due linee elettriche: quella che fornisce l'elettricità comprata dall'azienda israeliana e quella che fornisce l'elettricità prodotta dalla centrale di Gaza (un'azienda privata, per un terzo statunitense, un terzo palestinese e un terzo pubblica).
La centrale di Gaza potrebbe produrre elettricità per metà della popolazione della Striscia, ma ora ne rifornisce solo un terzo. Un po' perché Israele limita le consegne di combustibile, un po' per le conseguenze del bombardamento dell'impianto due anni fa.
La centrale è ferma da una settimana perché non arriva una goccia di combustibile. L'azienda elettrica palestinese sta cercando di distribuire i disagi equamente: interrompe l'erogazione a turno nei vari distretti della Striscia. Ma il quartiere di Muna è un'eccezione, grazie alle due linee. Le interruzioni di corrente sono state più brevi e non hanno ancora inciso sulla pressione dell'acqua.
Le sorelle stavano mettendo il primo carico di panni sporchi in lavatrice quando è andata via la corrente. Non se la sono presa e sono andate nell'altra stanza a chiacchierare. L'unica cosa che potevano fare era aspettare: due ore, forse quattro, forse di più.
Aspettare: la stessa cosa che hanno fatto gli operai al lavoro su un enorme depuratore nel nord della Striscia. È l'unico cantiere autorizzato da Israele (perché lo considera un progetto umanitario, mentre i progetti di sviluppo sono vietati da quando Hamas ha vinto le elezioni).
Aspettare i pezzi di ricambio di elettrodomestici e automobili; aspettare elettricità, acqua e gas; aspettare che apra il varco di frontiera per portare fuori le fragole; aspettare che Israele autorizzi una spedizione umanitaria delle Nazioni Unite. Ormai i palestinesi non fanno altro.
Ora sono le sei di mattina del 19 novembre. L'elettricità è appena andata via, mentre facevo una pausa per il caffè. C'è un pensiero che continua ad assillarmi: tutti questi particolari riescono a descrivere l'umiliazione di una vita umana ridotta a un'esistenza quasi animale?
Quando torna la corrente, il notiziario radio israeliano annuncia seccamente: "Oggi i varchi di frontiera con Gaza resteranno chiusi per persone e merci. Il ministro della difesa Ehud Barak ha deciso che, a causa dei continui lanci di razzi, i varchi non saranno aperti. La scorsa notte tre razzi sono caduti in aperta campagna. Non ci sono state vittime". È la politica del castigo: "Ragazzacci, pagherete per il vostro comportamento".
John Ging, il responsabile delle operazioni umanitarie delle Nazioni Unite nella Striscia di Gaza, mi ha detto: "La persone civili agiscono rispettando il diritto internazionale. Un atto illegale non dovrebbe portare a un altro atto illegale. Consentire solo gli aiuti umanitari e non la costruzione di scuole, l'ingresso di materiale didattico per i bambini ciechi, l'esportazione di prodotti agricoli, è illegale, disumano e controproducente".
Ma è davvero controproducente? Se si considera la questione della sicurezza, la risposta è sicuramente sì. Questa umiliante pressione rende la maggior parte degli abitanti di Gaza dipendenti dagli aiuti, trasformandoli in persone che non hanno niente da perdere. E finisce per alimentare la violenza: nuovi razzi, nuove armi fatte passare attraverso i tunnel, nuove reclute per la lotta armata.
Credo di conoscere gli obiettivi nascosti di Israele. I politici israeliani sanno bene cosa stanno facendo: sanno che il ceto medio (di cui fanno parte i più accesi sostenitori della pace con Israele) si sta impoverendo, che l'industria sta morendo, che l'agricoltura sta perdendo colpi.
Sanno, dalle esperienze del passato, che il regime di Hamas può solo essere rafforzato da queste misure. E infatti è così: sempre più palestinesi dipendono dai suoi programmi di assistenza. L'assedio non permette di valutare serenamente i risultati del governo di Hamas.
Tutte le carenze sono attribuite al nemico. Il dibattito pubblico ne risente e i palestinesi di Al Fatah, al potere in Cisgiordania, sono considerati dei collaborazionisti.
Ecco i tre obiettivi d'Israele: tenere separate la Striscia di Gaza e la Cisgiordania; spingere la Striscia verso una tutela egiziana; alimentare la questione della "sicurezza". Israele non cerca altro.
fonte Amira Hass su Internazionale
Internazionale 771, 20 novembre 2008
Ci sono due cose che Muna non fa quasi mai: uscire di casa presto e guidare la macchina. L'altro giorno le ha fatte entrambe. "Vado a prendere mia sorella", ha annunciato. Dopo venti minuti sono arrivate portando grandi buste di plastica.
Bucato. Sua sorella vive al terzo piano. Nell'ultima settimana l'erogazione di elettricità nel quartiere è stata molto debole, impedendo le forniture d'acqua ai piani superiori.
Raed, un operaio disoccupato con due bambini piccoli, mi ha detto che in casa mancava l'acqua da quattro giorni. Non ha dovuto aggiungere nulla, potevo immaginare: il gabinetto del bagno otturato, il cumulo di vestiti sporchi, le acrobazie per lavare i bambini. "E da una settimana non abbiamo neanche il gas per cucinare", ha proseguito. In queste condizioni, le interruzioni di corrente elettrica sono il problema minore.
Nel quartiere di Muna, invece, funzionano due linee elettriche: quella che fornisce l'elettricità comprata dall'azienda israeliana e quella che fornisce l'elettricità prodotta dalla centrale di Gaza (un'azienda privata, per un terzo statunitense, un terzo palestinese e un terzo pubblica).
La centrale di Gaza potrebbe produrre elettricità per metà della popolazione della Striscia, ma ora ne rifornisce solo un terzo. Un po' perché Israele limita le consegne di combustibile, un po' per le conseguenze del bombardamento dell'impianto due anni fa.
La centrale è ferma da una settimana perché non arriva una goccia di combustibile. L'azienda elettrica palestinese sta cercando di distribuire i disagi equamente: interrompe l'erogazione a turno nei vari distretti della Striscia. Ma il quartiere di Muna è un'eccezione, grazie alle due linee. Le interruzioni di corrente sono state più brevi e non hanno ancora inciso sulla pressione dell'acqua.
Le sorelle stavano mettendo il primo carico di panni sporchi in lavatrice quando è andata via la corrente. Non se la sono presa e sono andate nell'altra stanza a chiacchierare. L'unica cosa che potevano fare era aspettare: due ore, forse quattro, forse di più.
Aspettare: la stessa cosa che hanno fatto gli operai al lavoro su un enorme depuratore nel nord della Striscia. È l'unico cantiere autorizzato da Israele (perché lo considera un progetto umanitario, mentre i progetti di sviluppo sono vietati da quando Hamas ha vinto le elezioni).
Aspettare i pezzi di ricambio di elettrodomestici e automobili; aspettare elettricità, acqua e gas; aspettare che apra il varco di frontiera per portare fuori le fragole; aspettare che Israele autorizzi una spedizione umanitaria delle Nazioni Unite. Ormai i palestinesi non fanno altro.
Ora sono le sei di mattina del 19 novembre. L'elettricità è appena andata via, mentre facevo una pausa per il caffè. C'è un pensiero che continua ad assillarmi: tutti questi particolari riescono a descrivere l'umiliazione di una vita umana ridotta a un'esistenza quasi animale?
Quando torna la corrente, il notiziario radio israeliano annuncia seccamente: "Oggi i varchi di frontiera con Gaza resteranno chiusi per persone e merci. Il ministro della difesa Ehud Barak ha deciso che, a causa dei continui lanci di razzi, i varchi non saranno aperti. La scorsa notte tre razzi sono caduti in aperta campagna. Non ci sono state vittime". È la politica del castigo: "Ragazzacci, pagherete per il vostro comportamento".
John Ging, il responsabile delle operazioni umanitarie delle Nazioni Unite nella Striscia di Gaza, mi ha detto: "La persone civili agiscono rispettando il diritto internazionale. Un atto illegale non dovrebbe portare a un altro atto illegale. Consentire solo gli aiuti umanitari e non la costruzione di scuole, l'ingresso di materiale didattico per i bambini ciechi, l'esportazione di prodotti agricoli, è illegale, disumano e controproducente".
Ma è davvero controproducente? Se si considera la questione della sicurezza, la risposta è sicuramente sì. Questa umiliante pressione rende la maggior parte degli abitanti di Gaza dipendenti dagli aiuti, trasformandoli in persone che non hanno niente da perdere. E finisce per alimentare la violenza: nuovi razzi, nuove armi fatte passare attraverso i tunnel, nuove reclute per la lotta armata.
Credo di conoscere gli obiettivi nascosti di Israele. I politici israeliani sanno bene cosa stanno facendo: sanno che il ceto medio (di cui fanno parte i più accesi sostenitori della pace con Israele) si sta impoverendo, che l'industria sta morendo, che l'agricoltura sta perdendo colpi.
Sanno, dalle esperienze del passato, che il regime di Hamas può solo essere rafforzato da queste misure. E infatti è così: sempre più palestinesi dipendono dai suoi programmi di assistenza. L'assedio non permette di valutare serenamente i risultati del governo di Hamas.
Tutte le carenze sono attribuite al nemico. Il dibattito pubblico ne risente e i palestinesi di Al Fatah, al potere in Cisgiordania, sono considerati dei collaborazionisti.
Ecco i tre obiettivi d'Israele: tenere separate la Striscia di Gaza e la Cisgiordania; spingere la Striscia verso una tutela egiziana; alimentare la questione della "sicurezza". Israele non cerca altro.
fonte Amira Hass su Internazionale
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