venerdì 23 febbraio 2007

parola di giudice

Per secoli, verso la fine dell'estate, gli abitanti della regione si spostavano a est con le loro greggi

"Beduini". È stata questa la parola con cui il giudice si è riferito alle cinque famiglie che avevano fatto ricorso (invano) all'Alta corte di giustizia contro l'espulsione dal luogo in cui vivono, nel nord della Valle del Giordano.
È vero, queste persone allevano capre e vivono in baracche e tende fatte di sacchi di juta, cartone, legno e lastre di amianto. Ma coltivano anche grano, orzo e fagioli nella grande pianura che si stende tra alcune catene di colline. Hanno pure un villaggio di riferimento, Tamoun, a circa 14 chilometri a ovest sulla montagna, dove i figli vanno a scuola. Il loro stile di vita rientra in quel processo geografico, storico e sociale che ha portato allo sviluppo dei villaggi palestinesi nell'arco di centinaia di anni. Per secoli, verso la fine dell'estate, gli abitanti della regione si spostavano a est con le loro greggi, fermandosi lungo il percorso in alcune stazioni di pascolo dove trovavano l'acqua. Restavano lì per un paio di settimane, poi riprendevano il cammino. Con il tempo, quando la popolazione è cresciuta, alcuni si sono insediati stabilmente nelle ex stazioni di pascolo. Così, intorno al villaggio originale si sono gradualmente sviluppate delle aree residenziali.
Dal 1967 gli ordini militari israeliani combattono questa "espansione" e questo "insediamento", cercando di interrompere una forma di vita e di sviluppo secolare. Di recente l'esercito ha intimato alle cinque famiglie a cui accennavo – così come a molte altre – di lasciare la zona, sostenendo che vivono in "costruzioni illegali".
Il responsabile della sicurezza di una vicina colonia, creata trent'anni fa, mi ha spiegato che da tempo chiede "l'allontanamento" dei vicini "illegali". Li considera degli invasori, proprio lui che viene da un kibbutz all'interno di Israele ed è nato da genitori arrivati dalla Polonia e dalla Russia.
Abu Ahmad, uno dei cinque capifamiglia che hanno fatto ricorso, è nato sessant'anni fa nella stessa pianura che adesso gli chiedono di lasciare. Con un sorriso stanco e amaro racconta la storia della sua vita, e quella dei genitori e del nonno paterno, tutti vissuti in quel posto.
La parola sbagliata usata dal giudice non lo fa arrabbiare: "Beduino non è un termine che indica un gruppo etnico, ma uno stile di vita. Dopotutto, anche gli europei all'inizio sono stati beduini. Che cos'erano goti e sassoni, se non beduini?".

(da Internazionale 681, 22 febbraio 2007, Parola di giudice di Amira Hass)

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