Il Consiglio della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna nella seduta del 29/10/2008 ha approvato il seguente comunicato che sintetizza il dibattito svoltosi nella Facoltà sull’attuale situazione politica concernente il sistema dell’istruzione e della formazione in Italia. Il comunicato e altre mozioni più approfondite, disponibili sul banchetto informativo, sono state approvate all’unanimità con una sola astensione.
Il comunicato si articola in tre punti:
1. La Legge 133, il DM 137, tradotto in legge il 29/10/2008, la mozione della Lega sulle “classi ponte” fanno parte di un insieme di provvedimenti destinati a modificare in profondità il sistema scolastico e della formazione in Italia. Infatti, si tratta di provvedimenti che, sebbene presentati in una logica di razionalizzazione e di riduzione degli sprechi, di fatto tagliano drasticamente le risorse di tutto il sistema pubblico dell’istruzione nazionale modificandone radicalmente il modello educativo. Verranno limitate le opportunità di tutti i cittadini di poter usufruire di una scuola e di una Università pubbliche di valore, competitive nel contesto internazionale, capaci di garantire a tutti il pieno sviluppo delle proprie potenzialità superando le barriere legate alle differenze culturali, economiche, linguistiche, di genere.
La vera disinformazione deriva da chi sostiene di non aver toccato l’Università e di star costruendo un sistema formativo più efficiente in tutte le sue articolazioni laddove i provvedimenti già adottati mettono in ginocchio tutte le istituzioni scolastiche ed universitarie sottraendo risorse economiche ed umane ad un settore nevralgico per ogni società che in Italia è già fortemente sottofinanziato rispetto a quello degli altri paesi. È con sdegno che abbiamo assistito in queste settimane a messaggi giornalistici e televisivi non solo unilaterali ma anche grossolanamente bugiardi in quanto basati sulla voluta alterazione dei dati.
2. Per quanto riguarda l’Università, la legge 133 mette a rischio la tenuta stessa del sistema universitario. I tagli del 10% sul trasferimento statale alle Università a partire dal 2010 indeboliranno irrimediabilmente la ricerca e la formazione universitaria pubblica italiana, unica, in una società democratica, a poter garantire al Paese uno sviluppo socio-culturale ed economico all'altezza degli standard internazionali. Il turn over bloccato al 20% (una assunzione per ogni 5 professori che vanno in pensione) è un taglio indiscriminato con conseguente penalizzazione delle prospettive occupazionali per i giovani ricercatori precari. La possibilità di trasformazione delle Università statali in Fondazioni private, estranee al controllo del sistema pubblico nazionale di formazione e con forte orientamento alle logiche di mercato, porterebbe ad una istruzione superiore di nicchia, accessibile solo a quegli studenti che possono economicamente “permettersi” di accedere agli studi universitari.
3. Per quanto riguarda il sistema scolastico, l’insieme dei provvedimenti già adottati o in via di adozione, prefigura una realtà educativa totalmente in contraddizione con il ruolo che la costituzione assegna alla scuola. Una realtà in cui tornano a prevalere in modo unico e preponderante le logiche della selezione contro quelle della promozione culturale di tutti i cittadini. Una realtà in cui si riafferma un pensiero dominante, svalutante nei confronti di ogni differenza di cultura, ceto, religione, lingua. La scuola prevista dal governo penalizza le famiglie, prima di tutto le donne nella loro funzione di lavoratrici e rovescia sui cittadini, in particolare su quelli più deboli, la responsabilità dell’insuccesso, del disagio, trasformando la diversità in condanna e negandone la valorizzazione come risorsa. Mortifica la professionalità dell’insegnante interpretandolo solo come custode e ripetitore di cultura consolidata e impedendogli di essere costruttore di conoscenze assieme agli studenti.
La scuola prevista dal Governo prefigura una società in cui purtroppo ci sarà veramente più bisogno di carabinieri e carceri che non di insegnanti, bidelli e scuole.
per la documentazione prodotta, vedi qui