"1. Non ha nessun senso discutere ancora su chi è stato il primo aggressore tra Israele, la gente di Palestina e il mondo arabo-musulmano. Si risalirebbe, applicando questo metodo, ai figli di Isacco e forse addirittura a quelli di Caino.
2. La realtà oggettiva è la presenza dello Stato di Israele. Disegnato col compasso del Foreign Office britannico con il timbro della Società delle Nazioni, così come furono disegnati con lo stesso compasso tutti gli altri Stati del Medio Oriente, la Giordania, la Siria, l'Iraq, l'Arabia Saudita, gli Emirati, lo Yemen.
3. Lo Stato d'Israele esiste ormai da sessant'anni e nessuno può cancellarlo. Tecnologicamente e militarmente è il paese più forte della regione. È anche il solo Stato che abbia una struttura democratica paragonabile alle democrazie occidentali. La lista degli errori che ha compiuto nei confronti degli arabi palestinesi è almeno altrettanto lunga di quelli compiuti dagli Stati arabi e dagli stessi palestinesi. Perciò è inutile rifarla per l'ennesima volta.
4. Non è invece inutile segnalare gli errori compiuti dal maggiore alleato d'Israele, di fatto garante della sua esistenza e finanziatore delle sue spese militari. L'ultimo e più grave di tutti è stata la guerra anglo-americana contro l'Iraq.
5. Quella guerra, ufficialmente durata 21 giorni ma di fatto tuttora in corso dopo quattro anni, avrebbe dovuto liberare l'Iraq da un sanguinoso tiranno, instaurare la democrazia, combattere il terrorismo internazionale e sconfiggerlo, creare un rapporto virtuoso di amicizia e collaborazione tra Bagdad e Gerusalemme, diffondere in tutto l'Oriente mesopotamico una rete di relazioni pacifiche e, in quel quadro rassicurante per tutti, avviare la nascita dello Stato palestinese.
6. Il progetto sulla carta era suggestivo. Purtroppo solo sulla carta. Gli effetti di quella guerra e di ciò che è accaduto nel dopoguerra sempre più guerreggiato, sono stati l'opposto di quanto sperato. Il terrorismo, inesistente in Iraq prima del 2002, ha fatto della zona centrale di quel paese la sua piattaforma di lancio. La maggioranza (relativa) sciita si è contata nelle elezioni irachene proponendosi come struttura di potere tribale. La minoranza sunnita ha scelto la guerriglia. La guerra civile tra le due etnie è ormai in pieno corso e miete quotidianamente vittime.
7. Gli angloamericani, a causa della loro presenza militare nel paese, sono sempre più considerati da tutto il mondo arabo e musulmano come il nemico unificante di cui il fondamentalismo aveva bisogno. Sia dai sunniti che dagli stessi sciiti. Una parte di questi sono sotto l'influenza della maggiore potenza sciita, l'Iran khomeinista. Presente anche in Siria e nel Libano. Più cautamente anche a Gaza. Il peso di questa nuova presenza iraniana su tutto lo scacchiere mesopotamico è enorme. Il circolo virtuoso auspicato da Bush ha prodotto un circolo infernale del quale le vittime maggiori sono i palestinesi e Israele.
8. Israele si deve difendere dalle aggressioni di Hamas e degli Hezbollah? Certo che sì. Deve proporzionare la sua difesa ai danni "collaterali" che produce? Dovrebbe. Per ragioni umanitarie? Ovviamente sì, ma soprattutto per tutelare il proprio interesse. Una guerra totale nella regione che portasse in prima linea l'Iran innescherebbe effetti esplosivi, diffonderebbe ancor più il terrorismo, minaccerebbe la precaria stabilità "moderata" dell'Egitto e della monarchia saudita. La presenza Usa nell'area diventerebbe stabile, il fondamentalismo sciita funzionerebbe in quel momento come una testa d'ariete. Lo scenario, anche per Israele, diventerebbe drammatico.
Che fare? Nessuno di noi sa rispondere a questa domanda.
Sperare.
Mantenere aperte le comunicazioni politiche in tutte le direzioni.
Mobilitare risorse per non aggiungere alle altre calamità anche lo spettro della fame.
Diffondere culture di pace.
Infondere sicurezza.
Si fa presto a scriverlo... "
(tratto da I giorni più pazzi di un mondo impazzito di EUGENIO SCALFARI)
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