lunedì 30 aprile 2007

Meditaeuropa

dal 2 al 12 maggio è a Ravenna il Meditaeuropa, il Festival delle culture del Mediterraneo: lo slogan è "smarrire la rotta, confondere i percorsi".
Il Festival sarà costituito da una serie di eventi che si snoderanno su diversi ambiti, dalla mostra fotografica, all'incontro letterario, al cinema, alla musica, fino ad arrivare ai "dialoghi" che vedranno coinvolte personalità di grande prestigio internazionale appartenenti al mondo della letteratura, della politica e dell'accademia europea. Filo conduttore di questi diversi eventi il "Mare Nostrum: il Mediterraneo come somma espressione del concetto di frontiera e di ponte che unisce mentre divide."

Qua il programma, i protagonisti, il progetto, i luoghi ... in English, français, español, arabo.

venerdì 27 aprile 2007

continuiamo così...

The European Union said today it would not lift a boycott of the Hamas-dominated Palestinian government, despite warnings from aid organisations that the structure of a future Palestinian state is being severely eroded.
Since the formation of a new Palestinian unity government two months ago, some countries have begun to take a more open approach, either recognising it or promising to restart direct funding. But the EU, which makes the largest donation to the Palestinians, has yet to lift its boycott despite growing differences between member states.

"There is no change as long as you have in the government a party that refuses to leave its armed wing and armed action," Louis Michel, the EU aid commissioner, said today. "We cannot deal with people who have an armed wing. It would be a very dangerous precedent."
But Mr Michel was criticised after giving a speech to the aid community in Jerusalem today. Nago Humbert, head of the Swiss Médecins du Monde agency, told him: "Your discussion is surreal to the people on the ground. It doesn't reflect the reality."

Gli aiuti che arrivano adesso sono quelli legati all'emergenza ma non allo sviluppo: questo significa che più di 150mila impiegati pubblici (compresi insegnanti e medici) nell'ultimo anno sono stati pagati meno della metà del loro salario.

The EU has established a temporary mechanism to pay money into government employees' bank accounts to alleviate the crisis. It has also asked Israel to pay the frozen tax revenues this way, but without success.
There are some signs of change. Russia, France and China, three of the permanent five UN security council members, have recognised the new coalition government. Norway has said it will start funding. France, Italy and Spain are also thought to want a relaxation of the boycott.

(fonte The Guardian, Eu refuses to lift boycott of Palestinian government)

mercoledì 25 aprile 2007

festa della liberazione

oggi è la festa della liberazione: è il 62° anniversario della liberazione del nostro paese dagli occupanti nazisti e dal governo fascista, liberazione che fu resa possibile dall'intervento degli Stati Uniti e dalla Resistenza partigiana appoggiata dalla popolazione locale (Resistenza italiana, in English here, foto Anpi Pesaro Urbino).
Il 25 aprile è una giornata per ricordarci che i diritti, il benessere, la libertà dei quali godiamo non sono qualcosa di scontato e che questi diritti continuano ad essere calpestati.
e che nel mondo ci sono ancora tante "resistenze" all'invasor ... e allora cantiamo la rivoluzione ...



«È questo il fiore del partigiano»,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
«È questo il fiore del partigiano
morto per la libertà!»



(Bella ciao, versione coro, versione Yves Montand, versione (caotica) di Manu Chao, versione download dei Modena City Ramblers; in English, Bella ciao, Chumbawamba's adaptation in memory of Carlo Giuliani)

PS: un giorno lontano di ottobre 1996, arrivata da poco a Koblenz per il progetto Leonardo, il mio vicino di stanza tedesco si ascoltava Bella ciao ... in italiano ...

martedì 24 aprile 2007

on tour

Il Presidente dell'Autorità Palestinese, Abu Mazen, a Roma da ieri sera, ha incontrato, al Quirinale il capo dello Stato, Napolitano.Il leader palestinese ha poi avuto un incontro privato con il Papa, in cui, secondo la Santa Sede, "si e' parlato della situazione interna palestinese con riferimento, tra l'altro, alle difficolta' incontrate dai cattolici e al valore del loro contributo a quella societa''. Dopo l'udienza con il Papa, Mazen e' stato ricevuto dal segretario di Stato Bertone.

(fonte Ansa)

''Ho assicurato al presidente palestinese Abu Mazen una politica italiana molto forte perche' da parte della Commissione europea si riprenda l'aiuto finanziario ai palestinesi''. Lo ha detto il premier Romano Prodi in una conferenza stampa dopo l'incontro con il presidente palestinese Abu Mazen. ''Non nascondo la mia preoccupazione oggi per la rottura della tregua da parte di Hamas - ha aggiunto il premier - rottura che condanno fermamente e che spero sia un episodio temporaneo: non e' possibile parlare di pace se vi sono missili e bombe che rompono la tregua (con Israele)''.

(fonte Corriere della Sera)

domenica 22 aprile 2007

flag

un articolo di Gideon Levy publicato su Haaretz, Will I hang the flag?

I clearly remember when I stopped hanging the flag. It was after I saw the settlers dashing through Palestinian villages, fearsome flags waving from their cars to confront and provoke the residents of the land they had invaded. I said to myself that a flag intended for provocation and confrontation is not my flag. (...) The flag became increasingly distant from me; the national flag became the flag of extreme nationalism.
(...)
Since it has become the flag of the occupation, I have remained without a flag.

venerdì 20 aprile 2007

Patch Adams e Miloud Oukili


Oggi è stata conferita nell'Aula Magna di Santa Lucia dell'Università di Bologna la laurea ad honorem in Pedagogia a Patch Adams e Miloud Oukili, il primo clown in ospedale, clown in guerra e clown nei paesi poveri come messaggero di amicizia e di umiltà, il secondo clown tra i bambini di strada di Bucarest capace di condividere, comunicare, essere solidale, insegnare a fare il clown.
"I am here to call all to a love revolution: let's be nice! take care of everyone" ha detto Patch Adams nella sua lezione dottorale e citando il poeta e mistico persiano Rumi:
Conventional knowledge is death to our souls,
and it is not really ours.
We must become ignorant of what we have been taught,

and be, instead, bewildered.

Run from what is profitable and comfortable.
If you drink of these liquors,
you spill the spring water of your real life.
Forget safety.
Live where you fear to live.

Destroy your reputation.
Be notorious.
I have tried prudent planning long enough.
From now on, I will be mad.

Miloud Oukili nella sua lezione dottorale ha ringraziato: "gli acrobati di un circo squattrinati, noi abbiamo inventato dei nasi rossi contro l'indifferenza e l'avventura si ferma un istante qui, oggi a Bologna. Riconoscimento incredibile per questa scuola della strada e della vita, senza cartelle e senza libri, salvo che questo Piccolo principe si racconti spesso letto, riletto, messo in scena con i bambini".
Incensati dalle bolle di sapone di Miloud e tutti con il naso rosso da clown, non resta che dirvi ... grazie!

Il sito di Patch Adams e dei progetti da lui seguiti (il Gesundheit Institute) è questo, il sito in francese di Parada di Miloud Oukili è qua.

giovedì 19 aprile 2007

Buy Palestinian products, produce locally, and invest in Palestine!

The popular committee to support Palestinian products has stressed the importance of obtaining the support of all sections of Palestinian society in order to end the Palestinians' dependency on the Israeli economy.
In a statement, the committee secretary Salih Hammad said that it is important to create new peaceful methods of struggle against the Israeli economic occupation. This can be achieved through creating a culture that encourages Palestinians to buy and use Palestinian products, the statement said.

(fonte Maan News)

... un modo pacifico per combattere l'occupazione economica israeliana e cessare la dipendenza palestinese dall'economia israeliana: comprare prodotti, produrre localmente e investire in Palestina.

martedì 17 aprile 2007

ulivi

La pace tra israeliani e palestinesi attraverso la cooperazione economica e produttiva. Parte domani una delegazione pugliese, guidata dalla Cooperativa Commercio Equo e Solidale di Lecce, che in Terra Santa farà visita a diverse cooperative nelle aree di Betlemme e Nazareth, gestite da artigiani e agricoltori israeliani e palestinesi. La visita rientra fra le attività del progetto "Olivo: coltura e cultura del Mediterraneo", promosso dalla Cooperativa Commercio Equo e Solidale di Lecce e finanziato dall'Assessorato al Mediterraneo della Regione Puglia e dall'Assessorato alla Pace della Provincia di Lecce. L'ulivo, risorsa economica e al tempo stesso emblema culturale nei tre territori, è l'elemento su cui ruota il progetto, che si muove lungo l'approccio del reciproco scambio fra Puglia e Terra Santa: i nostri esperti forniranno esperienza e capacità nell'ambito della valorizzazione e promozione dei prodotti agricoli e artigianali, mentre israeliani e palestinesi ci restituiranno esperienze e capacità che nelle nostre terre sembrano ormai dimenticate, come le produzioni di artigianato in legno d'ulivo e di prodotti cosmetici in olio d'oliva. Oltre a questo lavoro sul terreno della produzione, il progetto promuoverà, nei mesi a venire, una serie di collaborazioni tra le due sponde nord e sud del Mediterraneo, a diversi livelli, Nel mese di giugno, quindi, questi rapporti saranno consolidati e formalizzati, nel corso della visita che una delegazione mista israelo-palestinese restituirà nel territorio pugliese.
"Quello che riteniamo importante", ha dichiarato Carlo Mileti, presidente della Cooperativa Commercio Equo e Solidale di Lecce, "è valorizzare queste piccole esperienze di cooperazione tra israeliani e palestinesi. Al di là delle dichiarazioni di principio delle varie istituzioni, infatti, le forme di vera collaborazione tra le due parti vanno scemando sempre di più. L'esperienza di queste cooperative di produzione, quindi, ci sta a dire che strade di dialogo e di confronto sono possibili, e che le piccole reti di economia solidale, in questa fase storica, rappresentano un significativo punto di riferimento per sperimentare prassi di convivenza pacifica tra due popoli in guerra che vivono sulla stessa terra. La società civile pugliese tutta, in questo processo, può e deve fare la sua parte".


lunedì 16 aprile 2007

a Gaza per far conoscere al mondo esterno le vicende del Paese

Notizie pesanti su Alan Johnston, il corrispondente della BBC a Gaza sequestrato dal 12 marzo scorso: voci non confermate comunicano la sua uccisione da parte di un gruppo di militanti non meglio identificato.
La speranza è che sia senza fondamento, come ha ipotizzato il portavoce del ministero degli Interni palestinese Khaled Abu Hilal, che ha detto di "non ritenere credibile" l'avvenuta uccisione.
Intanto continuano a chiedere notizie sulla sua situazione i genitori, i colleghi, oltre a indagare su questa sparizione il governo britannico insieme all'Autorità Palestinese.
speriamo....

(fonti La Repubblica, BBC news)

giovedì 12 aprile 2007

Of hate, love and narratives

amore, odio e narrativa: così Ned spiega nel suo blog quale sia il motivo del conflitto israeliano-palestinese e come solo una soluzione di un unico stato (non due stati separati) con persone che godano degli stessi diritti sia possibile... ma solo quando si inizierà a raccontare la storia nel modo giusto ...
per il post completo (in inglese) clicca qui.

Emergency ritira temporaneamente lo staff internazionale dall'Afganistan

con un comunicato ufficiale, il personale internazionale di Emergency esce dall’Afganistan.
A seguito delle vergognose affermazioni del Sig. Amrullah Saleh, responsabile dei Servizi di Sicurezza afgani, che in una intervista a un quotidiano italiano ripresa dalla stampa internazionale ha definito Emergency una organizzazione che “fiancheggia i terroristi e persino gli uomini di Al Qaeda in Afghanistan”, facciamo appello ai tanti cittadini afgani che hanno conosciuto il lavoro di Emergency nei Centri Chirurgici di Anabah, di Kabul, di Lashkargah, nel Centro medico e di Maternità del Panjsheer, nelle 25 Cliniche e Posti di Pronto Soccorso, nelle 6 Cliniche all’interno delle prigioni.
Dal 1999, le strutture sanitarie di Emergency hanno fornito assistenza gratuita e di alto livello a oltre 1.400.000 cittadini afgani. Facciamo appello a loro, alle loro famiglie, ai cittadini dell’Afghanistan perché si uniscano a noi nel ricordare al Governo afgano il carattere umanitario e neutrale del lavoro di Emergency in Afghanistan, volto a fornire cure a tutti, senza discriminazione politica, etnica, di genere, religiosa.
Il Governo afgano sta invece ricorrendo a ogni mezzo perché Emergency lasci l’Afghanistan: non solo con le terroristiche dichiarazioni di Amrullah Saleh - che suonano come un aperto invito a colpire la nostra organizzazione - ma anche attraverso la scandalosa e immotivata detenzione del capo del personale dell’ospedale di Emergency a Lashkargah, Rahmatullah Hanefi, che a nome di Emergency ha messo a rischio la propria vita per salvare quella altrui.
Oggi, 11 aprile 2007, Emergency é stata costretta a ritirare temporaneamente il proprio staff internazionale dall’Afghanistan per ragioni di sicurezza. Per il momento, le strutture sanitarie di Emergency continuano a funzionare grazie alla competenza e alla dedizione dello staff afgano.
Se in futuro le strutture di Emergency non saranno più in grado di fornire gli stessi servizi, sappiano i cittadini afgani che la responsabilità è interamente del loro Governo che ha gettato accuse infamanti sulla nostra organizzazione, mettendo a rischio la sicurezza dei nostri pazienti, del nostro staff afgano e internazionale.
Emergency continuerà ad essere vicina alle sofferenze del popolo afgano, a quei milioni di civili innocenti che da decenni subiscono la atrocità della guerra.
(fonte Emergency)
(in English)

mercoledì 11 aprile 2007

Prisoners or criminals?

un articolo di Amira Hass sulle condizioni dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane con una lucida analisi di questa politica di "due pesi e due misure" ...
the prevailing axiom is that the Palestinians are always "terrorists," even when they act against soldiers and not civilians. The companion axiom to this is that only on our side are there "soldiers," even when they are sent to act against an occupied civilian population.

(fonte Haaretz)

martedì 10 aprile 2007

the wall

un video (in inglese) realizzato da Alternative Information Center sugli effetti del muro di separazione su East Jerusalem, video disponibile su youtube ... alcune delle musiche sono dei miei amici Turab :-)

The Israeli Wall and Damage to East Jerusalem Palestinians

lunedì 9 aprile 2007

Israel doesn't want peace

non l'ho detto io ma un articolo di oggi di Gideon Levy pubblicato sul quotidiano israeliano Haaretz:
The world has been turned upside down and it is Israel that stands at the forefront of refusal.
(...) Israel makes a point of setting prerequisites and believes it has an exclusive right to do so. But, time and time again, Israel avoids the most basic prerequisite for any just peace - an end to the occupation. Of all the questions asked during his Passover interviews, no one bothered to ask Olmert why he didn't react with excitement to the recent Arab initiatives, without preconditions? The answer: real estate. The real estate of the settlements.
It's not only Olmert who is dragging his feet. A leading figure in the Labor party said last week that "it will take five to 10 years to recover from the trauma." Peace is now no more than a threatening wound, with no one still talking about the massive social benefits it would bring in development, security, freedom of movement in the region and by establishing a more just society.
(l'articolo completo qui)

domenica 8 aprile 2007

venerdì 6 aprile 2007

un'altra Pasqua

MARCIA DI PASQUA
Contenuti e obiettivi della Marcia di Pasqua:
La Marcia di Pasqua che si svolgerà a Roma l'8 aprile 2007 è stata promossa da Nessuno tocchi Caino, il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Radicali Italiani per rafforzare, con un invito a tutte le cittadine e i cittadini a partecipare, l'impegno espresso dal Parlamento italiano all'unanimità e del Governo a presentare la risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali all'Assemblea Generale dell'ONU in corso e conquistare così un nuovo diritto umano e civile per l'umanità intera.
(fonte
Nessuno Tocchi Caino)

Contro la pena di morte nel mondo:

Per leggere il testo dell'appello clicca
qui.
Per firmare l'appello online clicca
qui.

giovedì 5 aprile 2007

Rahmatullah Hanefi e Adjmal Nashkbandi

Rahmatullah Hanefi, responsabile afgano dell'ospedale di Emergency a Lashkargah, è detenuto dal 20 marzo dai servizi di sicurezza afgani, senza che ci siano delle prove a suo carico: il suo aiuto potrebbe essere determinante per la liberazione di Adjmal Nashkbandi, l'interprete di Daniele Mastrogiacomo. Solo la Croce Rossa Internazionale è riuscita a vederlo in carcere ma i servizi di sicurezza afgani stanno apertamente agendo in maniera stile nei confronti di Emergency.
In un recente comunicato stampa Emergency ha affermato:
L’attività di Emergency in Afganistan non è intesa a compiacere qualche governo o qualche autorità, ma soltanto a rispondere ai bisogni di feriti e malati. Non è pertanto modificabile da circostanze esterne e ad essa non direttamente connesse. Questa attività, ovviamente, può avere luogo solo nelle condizioni che ne consentono lo svolgimento: non ha alcuna funzione simbolica o “di rappresentanza” che ne giustifichi la durata “comunque”. Si svolge grazie al sostegno di un gran numero di donatori che di null’altro ci incaricano che dell’impegno a salvare vite umane. Continueremo in queste attività finché saranno possibili, ma soltanto se saranno possibili. Se in Afganistan essere dipendenti di Emergency costituirà un inedito titolo di reato, non sarà possibile a Emergency continuare quella parte delle sue attività che si svolge in Afganistan. Vogliamo evitare questa situazione esclusivamente per la consapevolezza che l’assenza o la sospensione di questa onerosa attività sarebbe di grave, irrimediabile danno per feriti e malati.
Emergency chiede anche di firmare un appello (a cui abbiamo aderito già in più di 140mila) per chiedere al Governo italiano di impegnarsi per queste liberazioni.
Aderiamo all'appello!
Sign it!

mercoledì 4 aprile 2007

boicottare chi?

chi si permette di criticare Israele per la sua politica viene accusato di antisemitismo: intellettuali, accademici, filosofi, registi (Eyal Sivan -autore di Route 181, Noam Chomsky, Tony Kushner -che ha scritto la sceneggiatura di Munich, Tony Judt -storico, Tony Lerman -direttore dell' Institute for Jewish Policy Research), chiunque cerchi di analizzare la questione israeliano-palestinese con un'ottica critica viene accusato di antisemitismo, come se volesse negare l'Olocausto. Da molte parti si levano voci di protesta e di accusa e azioni popolari di boicottaggio contro Israele. Ma c'è un altro boicottaggio, che produce molte più vittime: quello del cosiddetto Quartetto che da gennaio 2006 ha bloccato i finanziamenti al governo palestinese.
Quale boicottaggio preferite?
qua di seguito alcuni stralci dell'articolo del regista e accademico israeliano Haim Bresheeth.

Over the last few months a campaign of vile propaganda has been waged, not for the first time, against liberal Jewish intellectuals who have angered the dominant Jewish communities of the main Western countries.
The charge? Anti-Semitism, no less. In different communities, an accusatory finger is pointed at those Jewish thinkers and artists who have dared to criticise Israel and its illogical, barbaric and counter- productive policies and actions. Anyone who strays from the simple line of full support for whatever Israel chooses to do, however infuriating, is tarred with the brush of anti-Semitism, used as a magical incantation against heretics outside the Zionist faith. (...)
While it may be permissible for intellectuals in some countries to criticise their governments, and it might even be enshrined within the democratic rights of self-expression and public speech, such a right apparently does not exist when discussing Israel. (...)
The cynical use and abuse of the events of the Holocaust seems to be the secret weapon of Israel and its Jewish (and non- Jewish) uncritical supporters. (...)
In many communities, Jews have realised that it is time to stand up and be counted, exactly because of the abuse of the Holocaust and its use in defending that that is indefensible. Many have joined the growing boycott of Israel -- the trade, academic and cultural boycotts -- as non-aggressive options for public and international action against Israel and its continued aggression against Palestine and other Arab countries. That is the real source of worry for organised Zionist institutions; this growing snowball is starting to move, at last, collecting force and momentum along the way and swaying public opinion in a number of countries against Israel and its uncritical protection by Western powers.
The results of such protest actions can be foreseen. We witnessed the growth of the anti-apartheid movement from a small group of radicals and activists to worldwide action that swept away the South African regime and its injustices. This is what Israel and its allies in crime fear most -- a genuine popular movement that will force international involvement in finding a peaceful and just solution to the conflict after all Western-led attempts have failed miserably due to their total commitment to the Israeli cause and their implicit support for the continued occupation and its iniquities.
While this popular boycott is gathering pace, and being attacked as anti-Semitic, another boycott has been very successfully applied for a whole year. Since January 2006, when democratically-run Palestinian elections produced large popular backing for Hamas, Israel and its Western allies -- the so-called "Quartet" -- have illegally boycotted Palestine and its government in every way possible. (...)
The Quartet boycott, which includes the UN, is illegal, like the preceding Afghanistan and Iraq fiascos, and as likely to produce the opposite results of those projected by its participants. It is also a boycott that is destructive, divisive, and which exposes the population of Palestine to shortages of food, medicine and funds to run their basic services, neither was it discussed nor voted upon by parliaments anywhere, or even publicly debated in a serious manner.

Which boycott do you prefer? Which is more likely to cause harm, and which is the one that may contribute to a future just solution and peaceful coexistence? Remembering South Africa is useful and spurious accusations of anti-Semitism should not prohibit rational and much-needed debate.

(qua l'articolo completo pubblicato su Al-Ahram Whose boycott is it anyway).

martedì 3 aprile 2007

Dutch-Palestinian Week, April 2-8

New ideas for civic initiatives between Dutch and Palestinian youth are being explored this week as part of the first Dutch-Palestinian Week, April 2-8.
Under the title, 'Youth are the future', a Dutch rapper is performing in a refugee camp in Bethlehem (West Bank) and in Sakhnin (northern Israel), and a graffiti artist will demonstrate his skills on the Separation Wall in Anata (north of Jerusalem).
Musica, arte e mondo giovanile: la cittadinanza attiva passa anche da qui!

(fonte Maannews)

domenica 1 aprile 2007

cogliere opportunità di pace

è quanto suggerisce Angela Merkel, cancelliere tedesco, al premier israeliano Olmert:
Israeliani e palestinesi non debbono perdere "l'opportunità" di far ripartire i negoziati, dopo che i Paesi arabi hanno rinnovato l'offerta di una pace con lo Stato ebraico confermando l'appoggio al piano saudita del 2002, la cosiddetta Iniziativa Araba, che prevede in cambio la restituzione di tutti i territori invasi da Israele durante la Guerra dei Sei Giorni, nel '67, e poi annessi unilateralmente. (...) "Attraversiamo un periodo in cui percepiamo che le cose si stanno muovendo", ha dichiarato la signora Merkel in un discorso all'Università Ebraica di Gerusalemme, dove ha ricevuto un dottorato 'honoris causa'. "C'é una finestra di opportunità", ha proseguito il cancelliere, in cui "il mondo arabo è pronto a parlare del conflitto mediorientale e delle sue soluzioni".
Da Ramallah, Abu Mazen rilancia ugualmente che Israele deve rispondere con "passi concreti all'iniziativa (di pace, ndr) lanciata dai Paesi arabi": il premier Olmert, che ha giudicato interessanti alcuni punti del piano saudita, ha riconosciuto al termine dell'incontro a Gerusalemme con il cancelliere tedesco che "Israele si trova di fronte a un incrocio cruciale in cui prendere importanti decisioni", e ha aggiunto: "Siamo in una fase nella quale, da un lato, ci sono minacce da affrontare mentre, dall'altro, esiste l'opportunità di far avanzare il processo diplomatico con i Paesi arabi".

(fonte la Repubblica 1 e 2)

venerdì 30 marzo 2007

Palestine,31st Land Day Anniversary

31st Land Day Anniversary - "We will continue to claim our land!”
On March 30th, as Palestinians in our homeland and the diaspora, we remember Land Day and strengthen our struggle for Land, Justice and Return. In 1976, 6 Palestinians were killed and a hundred injured by Israeli forces as Palestinians went on strike against a massive land confiscation scheme in the Galilee. Land theft and colonization continues in the Galilee and Naqab until today.
More than 30 years later, we will be again out in the streets and in the fields confronting the Occupation in dozens of protests and demonstrations, uniting the people in villages and cities across the West Bank in a week of continuous mobilization.
In the West Bank, including Jerusalem, the Apartheid Wall, settlements and their road system are de facto confiscating over half of our land and most of our water resources and agricultural fields. Israeli apartheid is creating something worse than Bantustans: open air prisons surrounded by 8-meter high cement walls and sealed by gates, checkpoints and terminals. Thousands of families are in danger of losing their homes to make space for Israeli colonization and entire communities are to be razed to the ground. Dispossessed farmers watch industrial estates growing on their land in a system designed to exploit and control.

Against concessions on our inalienable rights and our lives, we will continue to claim our land. We will rise up and put forward our demands, based on the principles of our struggle and the rights of our people.

We demand from the delegates to the Arab summit and its leaders:
No concessions over the Right of Return and no normalization with Israel before Israel:
- Recognizes its responsibility for the Palestinian catastrophe of 1948 (Nakba) and implements UN resolution 194 on the right of return
- Fully complies with the ICJ decision to remove the Wall and all associated constructions such as checkpoints, terminals and industrial zones, return all confiscated Palestinian land and grant due reparations
- Dismantles all settlements without exceptions
- Ends the isolation of Jerusalem and reverses its Judaization
- Ends the isolation of and stranglehold on the Gaza Strip
- Stops the discrimination of our people that carry Israeli citizenship and returns their confiscated property while recognizing their rights as humans and especially as indigenous people.
We demand from the Palestinian National Authority and all of its institutions:
A clear and strong position at the Arab summit representing our demands above.
Further, we ask to:
1. Stop any meetings with the Occupation as long as they continue to build the Apartheid Wall, confiscate our land and imprison our people via checkpoints and terminals.
2. Work at all levels to stop the ongoing expulsion and final destruction of 14 communities; in particular, Nu’man, Izbet at Tabib, Khirbet Zakariya, and Ein el-Juwezeh.
3. Immediately denounce and attempt to prevent the daily house demolitions. Over 4,646 houses are under destruction orders in the West Bank, with 3,800 in Jerusalem alone.
4. Stop abuse of our workers through middlemen and companies which steal part of the livelihoods of workers and their families, sharing the profits with Zionist employers.

Finally, the Occupation and the international community will receive our message via demonstrations and protests all over Palestine. It will be a message of continuing resistance and an uncompromising demand for our rights. Another popular Intifada is inevitably building up as long as our rights are ignored and our future confiscated.

Palestinian grassroots Anti-Apartheid Wall Campaign

Oggi in Palestina (meglio, nei Territori Palestinesi Occupati) si celebra la 31ma giornata della "terra" per ricordare le terre (comprese le risorse idriche e le terre coltivabili) che ancora oggi continuano ad essere occupate e confiscate dagli israeliani (a causa del muso, delle colonie, etc...). Ci saranno proteste e dimostrazioni in molte zone e non solo oggi per dimostrare la resistenza, la lotta e la continua domanda dei diritti di un popolo che si sente dimenticato da tutti.

mercoledì 28 marzo 2007

razzismo

Recent poll reveals steep rise in racist views against Arabs in Israel; many participants feel hatred, fear when overhearing Arabic, 75 percent don’t approve of shared apartment buildings
Un recente inchiesta che ha intervistato 500 ebrei israeliani ha rivelato che il pregiudizio e il sentimento di diffidenza/razzismo nei confronti della popolazione araba è in aumento rispetto a solo due anni fa.
I matrimoni misti sono visti come un tradimento nazionale dal 50% (the marriage of a Jewish woman to an Arab man is equal to national treason), più della metà concorda sul fatto che Israele dovrebbe incoraggiare i cittadini arabi a emigrare dalla nazione (over half of the participants agreed that Israel should encourage its Arab citizens to immigrate from the country), e sempre più del 50% non vorrebbe lavorare sotto la direzione di un arabo (Over half of the participants said they would not want to work under the direct management of an Arab), mentre per il 55% arabi ed ebrei dovrebbero avere spazi per il divertimento separati (55 percent said “Arabs and Jews should be separated at entertainment sites”)
.
Alla domanda su cosa pensassero della cultura araba, il 37 % ha risposto di considerarla inferiore (When asked what they thought of Arab culture, over 37 percent replied, “The Arab culture is inferior.”).
Il Center against racism si dichiara veramente preoccupato e chiede l'intervento da parte del governo, soprattutto a livello educativo.
(fonte Ynet News)

martedì 27 marzo 2007

appuntamenti regolari

quelli che la Rice ha annunciato tra Abbas (Presidente palestinese) e Olmert (Primo Ministro israeliano) (ogni due settimane): non solo per parlare di sicurezza o di problemi "quotidiani" ma per iniziare a discutere della formazione dei due stati e del processo di pace.
(fonte Al Jazeera International, Olmert and Abbas to meet regularly)

sabato 24 marzo 2007

il vicolo


scena di vita quotidiana a Nablus: a volte le immagini dicono più di tante parole.

giovedì 22 marzo 2007

dolce far niente

ogni tanto mi piacerebbe oziare ma tra lezioni, traduzioni, studenti, mail, telefonate, libri da leggere, autobus/treni da prendere, creature e un tentativo di iniziare un corso di arabo... quando posso fermarmi a non fare niente?
ho anche un nuovo blog da seguire, aperto per i miei studenti...
sono così stanca che non riesco neanche a impegnarmi a mettere qualche notizia di rilievo su questo blog anche perché di notizie positive non ce ne sono...
le notizie più fresche che ho da Ramallah riguardano le fragole: oggi 3 kg di questo frutto da me adorato venivano venduti a 10 shekel (meno di 2 euro) ....
buon appetito!

mercoledì 21 marzo 2007

XII giornata contro la mafia

La giornata del 21 marzo, primo giorno di primavera, è il momento che Libera dedica alla memoria di tutti coloro che hanno dato la vita nel nostro Paese per contrastare le mafie: E’ questa l’occasione nella quale Libera rilancia ogni anno un impegno che non deve venire mai meno. Quest’anno in continuità con le altre edizioni ma anche con “Contromafie” i primi stati generali dell’antimafia di novembre scorso, il 21 marzo 2007 ribadisce con forza la voglia di tanti di essere contro tutte le mafie, contro la corruzione politica e gli intrecci clientelari che alimentano gli affari delle organizzazioni criminali e l’illegalità, e di voler continuare a costruire percorsi di libertà, cittadinanza, informazione, legalità, giustizia, solidarietà. Libera per la XII giornata ha scelto la Calabria, ha scelto Polistena cittadina al centro della Piana di Gioia Tauro un territorio tra i più importanti della regione per le sue potenzialità economiche e sociali ma condizionato anche dalla presenza della criminalità organizzata.

(dal sito di Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie)

sono già più di 700 i morti a causa della mafia e si parla solo di quelli riconosciuti come tali dallo Stato:
"da dodici anni, nella giornata che segna l'inizio della primavera, i nomi delle vittime vengono letti a voce alta, uno ad uno, da gente per bene proprio come loro hanno saputo essere in vita." (dal discorso di Romano Prodi).

non dimentichiamo.

lunedì 19 marzo 2007

Mastrogiacomo è libero!

dopo 15 giorni nelle mani dei talebani, finalmente il giornalista italiano di Repubblica rapito in Afghanistan è libero!
Il primo ringraziamente da parte di Daniele Mastrogiacomo è andato a Gino Strada: "Grande Gino, grazie Emergency" lo ha salutato l'ormai ex prigioniero, incontrandolo, subito dopo la liberazione, all'ospedale che l'organizzazione gestisce a Lashkar-gah, nel Sud del Paese. Parole di riconoscenza per il leader di Emergency, che da anni fa il chirurgo di guerra in Afghanistan, creando ospedali e curando i feriti di guerra: indipendentemente dalla loro appartenenza a questo o quel movimento, tribù, etnìa. Ed è proprio grazie al suo lavoro senza sosta, alla credibilità acquistata presso tutte le fasce della popolazione afgana, che Strada ha potuto svolgere un ruolo cruciale, nella vicenda di Daniele Mastrogiacomo. Strada infatti si è offerto come mediatore, in quello che è subito apparso come un sequestro politico.

domenica 18 marzo 2007

il nuovo governo palestinese

questo governo non piace a Israele: Olmert chiede che non venga riconosciuto dalla comunità internazionale perchè è composto anche da membri di Hamas.
Despite Olmert's pleas, initial reactions to the unity government have been positive. Norway has pledged full support of the unity government and announced that it will cooperate with the coalition. British foreign minister, Margaret Beckett, has lauded Palestinian president, Mahmoud Abbas', success in forming a unity government. France has called for easing the sanctions imposed on the Palestinian Authority.

staremo a vedere....

(fonte MaanNews)

venerdì 16 marzo 2007

il blog di Kareem

Abdul Kareem Nabeel Suleiman, meglio conosciuto con lo pseudonimo in Internet di Kareem Amer, ha 22 anni ed è nato a Alexandria in Egitto: cresciuto in una famiglia molto religiosa, ha sempre frequentato la scuola Al-Azhar (scuola religiosa). Crescendo, ha cominciato a ribellarsi contro l'estremismo religioso che percepiva nella sua scuola e ha iniziato a esprimere le sue opinioni in un blog (in arabo, per una traduzione in inglese delle sue idee cliccate qua): quando la scuola ha scoperto questo blog verso la fine del 2005, è stato espulso e il suo caso portato davanti alla corte dello stato. Il 22 febbraio 2007 Kareem è stato condannato a 4 anni di prigione, tre anni per motivi religiosi e un anno per diffamazione nei confronti del Presidente egiziano (nello specifico, le accuse sono di blasfemia, diffusione di informazioni sediziose, diffamazione nei confronti del capo dello stato, istigazione al rovesciamento dello stesso e all'odio nei confronti dell'Islam). Perché chi sfida il potere, anche solo a parole, merita l'arresto. Karim non è il primo blogger egiziano a finire in manette, la stessa sorte era già toccata ad altri fermati e condotti in carcere mentre però manifestavano in piazza. Lui è stato il solo a perdere la libertà per aver usato unicamente una tastiera.
Associazioni per i diritti umani, governi e gente comune si sono mobilitate per Kareem: è possibile firmare una petizione che chiede la sua liberazione, non tanto per sostenere quanto scritto da Kareem ma per il diritto alla libertà di parola che tutti noi dovremmo difendere.

giovedì 15 marzo 2007

Palestinians agree unity government

il premier palestinese, Ismail Haniyeh, ha detto che la lista dei ministri nel governo di unita' nazionale palestinese é stata approvata dal presidente Abu Mazen.
"We hope that this government will mark the start of a new era and enable us to turn the page."
Palestinians hope that the coalition government will enable the lifting of a crippling Western aid embargo in place since April last year.
Haniya said the European Union had a "positive position" towards his government but that the US administration and Israel have a "different attitude".

Infatti Israele ha dochiarato che non collaborerà col nuovo governo Anp. La piattaforma politica del nuovo governo di unità nazionale - ha detto una portavoce del ministero degli Esteri - non accoglie le condizioni minime poste dalla comunità internazionale.

(fonti Al Jazeera e Ansa)

martedì 13 marzo 2007

libri al rogo

Il Ministro dell'Educazione in Palestina ha messo al bando un libro molto famoso (il titolo inglese è Speak bird, speak again) che raccoglie alcuni racconti della tradizione orale palestinese vietandone l'uso nelle scuole poichè tale testo riporta alcune frasi "sconvenienti" (espressioni immorali secondo il Ministro) per dei bambini e ragazzi: alcuni circoli didattici hanno così bruciato il testo davanti agli alunni delle scuole, altri l'hanno semplicemente eliminato dalla biblioteche. Questo libro era stato distribuito nelle scuole dal Ministro della Cultura in quanto libro molto famoso e di successo anche all'estero.
Al di là della censura, l'operazione ha evidenziato la profonda ignoranza di entrambi i Ministri (e Ministeri): il testo, infatti, è un testo accademico, scritto da docenti universitari e utilizzato in primis in corsi universitari. Non andava, quindi, distribuito nelle scuole per i ragazzi ma poteva essere interessante dal punto di vista culturale per gli insegnanti (tra le altre cose, sembra che in 400 pagine ci siano solo 3 espressioni relative al sesso).

(fonte Maannews Dr Kana'nah: Burning my book "speak bird, speak again" is like burning my son, Burning the collection of Palestinian folktales "Speak Bird, Speak Again" sets a worrying precedent)

lunedì 12 marzo 2007

Vista sul muro

A cinque metri di distanza da quella barriera di cemento, su quello che rimaneva della loro terra, erano seduti tre uomini, intenti a osservare un orizzonte di calcestruzzo

Dal veicolo usciva musica leggera araba ad alto volume, di quella che fa venir voglia di ballare. L'autista del bulldozer era comodamente seduto al posto di guida e osservava i tre o quattro operai che si davano da fare lì sotto. Ogni tanto scambiavano qualche battuta in arabo, ma quando dal furgone dell'impresa edile è uscito quello che sembrava l'appaltatore sono passati all'ebraico. Poi l'autista ha messo in moto il bulldozer e il boato del motore ha sepolto la musica. Il lungo braccio della macchina ha sollevato un pannello di calcestruzzo e l'ha spostato facendolo volteggiare in aria. Quindi, con l'aiuto dei tre operai, l'ha sistemato, lentamente e con perizia, accanto agli altri: una lunga fila di pannelli di calcestruzzo, tutti alti otto metri. D'ora in poi sarà questo l'unico panorama che la famiglia Al Khatib del villaggio di Hizma vedrà dalle finestre della casa che guardano a ovest.Avevo già scritto dei lavori in corso in questa regione nell'aprile del 2006, quando due tipi con i capelli alla Bob Marley erano stati messi a guardia del cantiere. Allora il muro di separazione – composto da pannelli di calcestruzzo e da una barriera elettronica – tagliava l'area abitata, separando alcune case sulla cima della collina dal resto del villaggio. I loro abitanti, tra cui la famiglia Al Khatib, si erano ritrovati sul "lato israeliano" del muro, ma senza il permesso di entrare nella vicina colonia. A volte, la polizia israeliana vietava loro di attraversare il vicino posto di blocco, costruito sulla terra palestinese. Potevano però continuare a guardare il paesaggio fuori dalla finestra. Almeno fino alla scorsa settimana. Il vecchio tracciato del muro è stato modificato. I pannelli sono stati gradualmente rimossi e piazzati alcuni metri più in alto, verso occidente, in modo da includere anche le tre case rimaste isolate. A cinque metri di distanza da quella barriera di cemento, su quello che rimaneva della loro terra, erano seduti tre uomini, intenti a osservare un orizzonte di calcestruzzo. I volti cerei e immobili mi facevano pensare a un funerale.Uno di loro mi ha guardato in faccia. "Perché è sorpresa?", ha detto con cinismo, "Ci penserà la nostra Autorità a liberarci tutti". Poi, senza alcuna sfrontatezza, mi ha raccontato di aver scambiato qualche parola con gli operai, palestinesi di Hebron. "Che cosa possono fare? Devono pur campare".

(fonte Internazionale 683, 8 marzo 2007, Vista sul muro di Amira Hass)

sabato 10 marzo 2007

partenza

eccomi di nuovo qua dall'aereoporto... si torna a casa!
controlli nella norma, di nuovo bollino giallo (già avuto nella collezione...), parecchio addormentati i controllori dei bagagli e quindi lenti... comunque ho fatto con una certa tranquillità.
Ora la hall dell'aereoporto è piena di gente che sonnecchia su poltrone in attesa del proprio volo (quasi tutti con imbarco alle 5 e partenza alle 5,30).
Non c'è quasi nulla da fare, i negozi hanno pezzi alti e poi io qua non compro per principio... magari mi rifaccio ad Amsterdam!

notte.... ciao Palestina....


PS: ... io aspettavo il narghila ....

venerdì 9 marzo 2007

Palestina in fiore

una meraviglia... è primavera e i mandorli sono in fiore, i campi sono in fiore, le tartarughe vanno a spasso...

giovedì 8 marzo 2007

jazz night at Zan

qualche amico dei Turab e altri musicisti, musica jazz e jazz funky, locale strapieno (soprattutto di internazionali... ma dove sono di giorno? che lavoro fanno?), lo Zan adesso ha anche una cameriera straniera (bionda), la musica è buona, qualcuno balla ...

buona festa della donna ...

2000 blogger italiani

ora ci sono anche io! e mi sembra giusto dirvelo.... ;-)

mercoledì 7 marzo 2007

postering


alla fine ci sono andata: appuntamento a Jerusalem alle 4 pm, Jericho Road, davanti alla gas station, per vedere il gruppo del progetto Face2Face in azione: pochi curiosi (quasi tutti ragazzi e bambini), una macchina della polizia a controllare (con il poliziotto che faceva foto col telefonino), un po' di fotografi amici degli ideatori del progetto a documentare il tutto.
Ogni giorno, in realtà, stanno andando in diverse città ad attaccare i posters (ieri erano a Tel Aviv), questo tipo di progetto (vedi il sito di JR) è già stato fatto in altri paesi per sensibilizzare e far conoscere-scoprire l'altro (non sono solo i muri a creare separazione). E dalla scoperta può nascere la voglia di incontrarsi e fare qualcosa insieme (da cui poi il prossimo progetto Hand in hand).

martedì 6 marzo 2007

stop the clash of civilizations


Talk is rising of a ‘clash of civilizations’. But the problem isn’t culture, it’s politics – from 9/11 to Guantanamo, Iraq to Iran. This clash is not inevitable, and we don't want it. So where to start? The Israeli-Palestinian conflict is the key symbol of the rift between Islam & the West. It's time to step up and take the initiative.
Add your voice below and when leaders meet in late March, our message will be delivered in a way they can’t ignore...
Si parla sempre più di "scontro di civiltà". Ma il problema non è culturale, è politico - dall'11 settembre a Guantanamo, dall'Iraq all'Iran. Questo scontro non è inevitabile, e non lo vogliamo. Quindi da dove partire? Il conflitto israeliano-palestinese è il simbolo del dissenso tra l'Islam e l'Occidente. E' tempo di assumerci le nostre responsabilità e prendere l'iniziativa.
Fai sentire la tua voce e firma la petizione e quando i leader si incontreranno alla fine di marzo il nostro messaggio sarà trasmesso in un modo che non potranno ignorare ...
Un altro mondo è possibile...

PS: notare nel video chi rappresenta, per il mondo occidentale, l'ipocrisia ....

lunedì 5 marzo 2007

Face 2 Face project

FACE2FACE è un progetto (an actistic event)che non è sovvenzionato o sponsorizzato da nessuno nè tantomeno autorizzato: un fotografo, Jr, e un consulente tecnologico, Mario, si incontrano nel 2005 e decidono di fare un giro in Medio Oriente per cercare di capire perchè israeliani e palestinesi non riuscissero a trovare un modo per vivere insieme.
Semplicemente osservando la situazione, la gente, gli eventi, senza tante parole, dopo una settimana arrivano entrambi alla stessa conclusione: questi due popoli sono simili, parlano praticamente lo stesso linguaggio, come fratelli gemelli cresciuti in famiglie diverse.
E' una cosa ovvia, ma loro non la vedono.
Allora pensano che si possa fare una sola cosa: metterli faccia a faccia, così capiranno.
Almeno che ognuno possa ridere e pensare quando vede il ritratto dell'altro e il proprio ritratto.
Il progetto ha realizzato gigantografie di israeliani e palestinesi (in bianco e nero) che fanno lo stesso lavoro e li sta appendendo in zone israeliane o palestinesi (sul muro, ad esempio): il prossimo appuntamento è il 7 marzo.
In a very sensitive context, we need to be clear. We are in favor of a solution for which two countries, Israel and Palestine would live peacefully within safe and internationally recognized borders.
All the bilateral peace projects (Clinton/Taba, Ayalon/Nussibeh, Geneva Accords) are converging in the same direction. We can be optimistic.
We hope that this project will contribute to a better understanding between Israelis and Palestinians.
Today, "Face to face" is necessary. Within a few years, we will come back for "Hand in hand".

domenica 4 marzo 2007

panni stesi

mi piace fare le foto della biancheria stesa... chissà perchè...
oggi un'amica che tra poco tornerà a lavorare a Gaza e che è appena arrivata dall'Italia (intanto è a Jerusalem) è venuta a trovarmi: non aveva mai visto Ramallah e ovviamente, rispetto a Gaza, le è sembrato il paese dei balocchi: gente per strada, locali interessanti, negozi carini, traffico più regolare (cioè, non me lo voglio nemmeno immaginare cosa significhi guidare nella Striscia)... notava cose che qua tutti danno per scontato, come il fatto che si possa permettere di fumare una sigaretta per strada, i negozi che vendono alcolici, l'abbigliamento delle donne (che qua è molto variabile). Ha però notato che i negozi di biancheria intima di Gaza sono molto più arditi... il che conferma la teoria del pubblico/privato...
PS: lo so che la foto è a sé... ma mi piaceva...

sabato 3 marzo 2007

il tradizionale barbecue...

evento che ormai ha trovato una sua giusta collocazione (il sabato sera, dopo le 21, sempre a casa del solito amico con terrazza coperta), anche stasera un bel barbecue di agnello e verdure (patate, anche quelle dolci, zucchine e varie insalate), la macedonia, la birra, le paglie (a proposito, io non riesco ad abituarmi a questo continuo fumare ovunque, nei locali, in casa, e praticamente fumano tutti... e io mi affumico!)... e tentiamo di vedere anche l'eclissi di luna, almeno l'inizio perchè poi la stanchezza prevale.

venerdì 2 marzo 2007

Dom: The Gypsy community in Jerusalem

The origins of the Gypsy people in Palestine can be traced back to India in the 18th century. The Gypsies of India originally referred to themselves by the term “Dom,” meaning “man” in their language. While in other Gypsy communities the word was transformed into “Rom” or “Lom,” the word “Dom” is still used by the Gypsies of the Middle East and North Africa. (...)
Near Jerusalem’s Lion Gate inside the ancient walls of the Old City, there is a neighbourhood which the Dom still make their home. Today the Gypsy community of Jerusalem consists of approximately one thousand people. Gypsies can be found throughout Palestine as well. Prior generations of Gypsies were usually blacksmiths, horse dealers, musicians, dancers, and animal healers; occupations remarkably representative of Gypsies worldwide. Since more than one hundred years now the Jerusalem Gypsies have been leading a more sedentary life. Originally settling in the Wadi Joz neighbourhood in East Jerusalem, the community later moved within the walls of the Old City to the Migdal HaChasidah neighbourhood where they still reside today. Like all Gypsies around the world, the Jerusalem Dom have accepted the language and religion of their surroundings. Today, one can find these Gypsies speaking both Domari and Arabic. There is no doubt that the Gypsy community has contributed to the rich fabric of society in the Old City. (...)
Despite the many tribulations, the Dom have been able to preserve their culture. In this spirit, the Domari Society of Jerusalem was established in November 1999. Its goals are to protect the little-spoken language of the Gypsies from extinction, to educate the Domari children about their culture and heritage, to provide humanitarian assistance to the local Gypsy community, and to teach non-Gypsies about the community’s traditions and its rich culture.

Le origini del popolo Gypsy in Palestina risalgono all'India del XVIII secolo. Gli Zingari dell'India originalmente si facevano chiamare "Dom", che significa "uomo" nella loro lingua. Mentre in altre comunità Gypsy il termine venne trasformato in "Rom" oppure "Lom", la parola "Dom" è ancora usata dagli zingari del Medio Oriente e del Nord Africa. (...)
Vicino al Lion's Gate di Gerusalemme, all'interno delle mura della città vecchia, c'è un quartiere di cui i Dom hanno fatto la loro casa. Oggi la comunità Gypsy di Gerusalemme è composta da circa un migliaio di persone. Altri zingari sono presenti all'interno della Palestina. In passato i Gypsy facevano mestieri quali il fabbro, il commerciante di cavalli, il musicista, danzatore, il guaritore di animali: occupazioni che sono riconosciute tipiche degli zingari in tutto il mondo. Da più di cento anni gli zingari di Gerusalemme conducono una vita più sedentaria. Originariamente insediati nel quartiere di Wadi Joz a Gerusalemme Est, la comunità si è spostata all'interno delle mura della città vecchia nel quartiere di Migdal HaChasidah dove risiedono tuttora. Come tutti i Gypsy nel mondo, i Dom di Gerusalemme hanno accettato la lingua e la religione dei loro vicini. Oggi, questi Gypsy parlano sia il Domari sia l'arabo. E non c'è alcun dubbio che la comunità zingara abbia contribuito all'arricchimento della società nella città vecchia. (...)
A fronte delle tante difficoltà sopportate, i Dom sono stati in grado di preservare la loro cultura. Con questo spirito, nel novembre 1999 è stata fondata la Domari Society di Gerusalemme. I suoi scopi sono il preservare la lingua Gypsy dalla scomparsa, formare i bambini Domari sulla loro cultura e patrimonio, fornire assistenza umanitaria alla locale comunità Gypsy e insegnare ai non-zingari le tradizioni della comunità e la ricchezza della sua cultura.

giovedì 1 marzo 2007

prisons

questa volta torno in Italia per segnalare una mostra a Roma (sala Santa Rita), aperta fino al 30 marzo 2007, "Prisons: storie per immagini dal carcere". (alcune foto cliccando sul link)
L'autore è Francesco Cocco, un mito di fotografo (lo conosco personalmente e me ne vanto!).
Più di una descrizione delle carceri, "Prisons" si propone di aprire una finestra su quell'umanità che popola, come dice Cocco, "gli interni di quei contenitori, di quei grandi e asettici edifici che a volte osservavo mentre percorrevo in automobile qualche tangenziale". Sono immagini scarne, a tratti dolorose e impietose, che non cercano abbellimenti. Le fotografie, in bianco e nero, sono state realizzate tra il 2001 e il 2005 nelle carceri di Milano, Modena, Palermo, Bologna, Trani, Roma, Messina, Prato, Torino, Cagliari, Alghero, Pisa e sono state raccolte nell'omonimo volume "Prisons" pubblicato in Italia da Logos nel 2006, con testi di Adriano Sofri e Renata Ferri.

(fonte la Repubblica, "Prisons", il mondo è una prigione, le foto scoprono le vite invisibili, la foto è di Francesco Cocco)