giovedì 8 marzo 2007

jazz night at Zan

qualche amico dei Turab e altri musicisti, musica jazz e jazz funky, locale strapieno (soprattutto di internazionali... ma dove sono di giorno? che lavoro fanno?), lo Zan adesso ha anche una cameriera straniera (bionda), la musica è buona, qualcuno balla ...

buona festa della donna ...

2000 blogger italiani

ora ci sono anche io! e mi sembra giusto dirvelo.... ;-)

mercoledì 7 marzo 2007

postering


alla fine ci sono andata: appuntamento a Jerusalem alle 4 pm, Jericho Road, davanti alla gas station, per vedere il gruppo del progetto Face2Face in azione: pochi curiosi (quasi tutti ragazzi e bambini), una macchina della polizia a controllare (con il poliziotto che faceva foto col telefonino), un po' di fotografi amici degli ideatori del progetto a documentare il tutto.
Ogni giorno, in realtà, stanno andando in diverse città ad attaccare i posters (ieri erano a Tel Aviv), questo tipo di progetto (vedi il sito di JR) è già stato fatto in altri paesi per sensibilizzare e far conoscere-scoprire l'altro (non sono solo i muri a creare separazione). E dalla scoperta può nascere la voglia di incontrarsi e fare qualcosa insieme (da cui poi il prossimo progetto Hand in hand).

martedì 6 marzo 2007

stop the clash of civilizations


Talk is rising of a ‘clash of civilizations’. But the problem isn’t culture, it’s politics – from 9/11 to Guantanamo, Iraq to Iran. This clash is not inevitable, and we don't want it. So where to start? The Israeli-Palestinian conflict is the key symbol of the rift between Islam & the West. It's time to step up and take the initiative.
Add your voice below and when leaders meet in late March, our message will be delivered in a way they can’t ignore...
Si parla sempre più di "scontro di civiltà". Ma il problema non è culturale, è politico - dall'11 settembre a Guantanamo, dall'Iraq all'Iran. Questo scontro non è inevitabile, e non lo vogliamo. Quindi da dove partire? Il conflitto israeliano-palestinese è il simbolo del dissenso tra l'Islam e l'Occidente. E' tempo di assumerci le nostre responsabilità e prendere l'iniziativa.
Fai sentire la tua voce e firma la petizione e quando i leader si incontreranno alla fine di marzo il nostro messaggio sarà trasmesso in un modo che non potranno ignorare ...
Un altro mondo è possibile...

PS: notare nel video chi rappresenta, per il mondo occidentale, l'ipocrisia ....

lunedì 5 marzo 2007

Face 2 Face project

FACE2FACE è un progetto (an actistic event)che non è sovvenzionato o sponsorizzato da nessuno nè tantomeno autorizzato: un fotografo, Jr, e un consulente tecnologico, Mario, si incontrano nel 2005 e decidono di fare un giro in Medio Oriente per cercare di capire perchè israeliani e palestinesi non riuscissero a trovare un modo per vivere insieme.
Semplicemente osservando la situazione, la gente, gli eventi, senza tante parole, dopo una settimana arrivano entrambi alla stessa conclusione: questi due popoli sono simili, parlano praticamente lo stesso linguaggio, come fratelli gemelli cresciuti in famiglie diverse.
E' una cosa ovvia, ma loro non la vedono.
Allora pensano che si possa fare una sola cosa: metterli faccia a faccia, così capiranno.
Almeno che ognuno possa ridere e pensare quando vede il ritratto dell'altro e il proprio ritratto.
Il progetto ha realizzato gigantografie di israeliani e palestinesi (in bianco e nero) che fanno lo stesso lavoro e li sta appendendo in zone israeliane o palestinesi (sul muro, ad esempio): il prossimo appuntamento è il 7 marzo.
In a very sensitive context, we need to be clear. We are in favor of a solution for which two countries, Israel and Palestine would live peacefully within safe and internationally recognized borders.
All the bilateral peace projects (Clinton/Taba, Ayalon/Nussibeh, Geneva Accords) are converging in the same direction. We can be optimistic.
We hope that this project will contribute to a better understanding between Israelis and Palestinians.
Today, "Face to face" is necessary. Within a few years, we will come back for "Hand in hand".

domenica 4 marzo 2007

panni stesi

mi piace fare le foto della biancheria stesa... chissà perchè...
oggi un'amica che tra poco tornerà a lavorare a Gaza e che è appena arrivata dall'Italia (intanto è a Jerusalem) è venuta a trovarmi: non aveva mai visto Ramallah e ovviamente, rispetto a Gaza, le è sembrato il paese dei balocchi: gente per strada, locali interessanti, negozi carini, traffico più regolare (cioè, non me lo voglio nemmeno immaginare cosa significhi guidare nella Striscia)... notava cose che qua tutti danno per scontato, come il fatto che si possa permettere di fumare una sigaretta per strada, i negozi che vendono alcolici, l'abbigliamento delle donne (che qua è molto variabile). Ha però notato che i negozi di biancheria intima di Gaza sono molto più arditi... il che conferma la teoria del pubblico/privato...
PS: lo so che la foto è a sé... ma mi piaceva...

sabato 3 marzo 2007

il tradizionale barbecue...

evento che ormai ha trovato una sua giusta collocazione (il sabato sera, dopo le 21, sempre a casa del solito amico con terrazza coperta), anche stasera un bel barbecue di agnello e verdure (patate, anche quelle dolci, zucchine e varie insalate), la macedonia, la birra, le paglie (a proposito, io non riesco ad abituarmi a questo continuo fumare ovunque, nei locali, in casa, e praticamente fumano tutti... e io mi affumico!)... e tentiamo di vedere anche l'eclissi di luna, almeno l'inizio perchè poi la stanchezza prevale.

venerdì 2 marzo 2007

Dom: The Gypsy community in Jerusalem

The origins of the Gypsy people in Palestine can be traced back to India in the 18th century. The Gypsies of India originally referred to themselves by the term “Dom,” meaning “man” in their language. While in other Gypsy communities the word was transformed into “Rom” or “Lom,” the word “Dom” is still used by the Gypsies of the Middle East and North Africa. (...)
Near Jerusalem’s Lion Gate inside the ancient walls of the Old City, there is a neighbourhood which the Dom still make their home. Today the Gypsy community of Jerusalem consists of approximately one thousand people. Gypsies can be found throughout Palestine as well. Prior generations of Gypsies were usually blacksmiths, horse dealers, musicians, dancers, and animal healers; occupations remarkably representative of Gypsies worldwide. Since more than one hundred years now the Jerusalem Gypsies have been leading a more sedentary life. Originally settling in the Wadi Joz neighbourhood in East Jerusalem, the community later moved within the walls of the Old City to the Migdal HaChasidah neighbourhood where they still reside today. Like all Gypsies around the world, the Jerusalem Dom have accepted the language and religion of their surroundings. Today, one can find these Gypsies speaking both Domari and Arabic. There is no doubt that the Gypsy community has contributed to the rich fabric of society in the Old City. (...)
Despite the many tribulations, the Dom have been able to preserve their culture. In this spirit, the Domari Society of Jerusalem was established in November 1999. Its goals are to protect the little-spoken language of the Gypsies from extinction, to educate the Domari children about their culture and heritage, to provide humanitarian assistance to the local Gypsy community, and to teach non-Gypsies about the community’s traditions and its rich culture.

Le origini del popolo Gypsy in Palestina risalgono all'India del XVIII secolo. Gli Zingari dell'India originalmente si facevano chiamare "Dom", che significa "uomo" nella loro lingua. Mentre in altre comunità Gypsy il termine venne trasformato in "Rom" oppure "Lom", la parola "Dom" è ancora usata dagli zingari del Medio Oriente e del Nord Africa. (...)
Vicino al Lion's Gate di Gerusalemme, all'interno delle mura della città vecchia, c'è un quartiere di cui i Dom hanno fatto la loro casa. Oggi la comunità Gypsy di Gerusalemme è composta da circa un migliaio di persone. Altri zingari sono presenti all'interno della Palestina. In passato i Gypsy facevano mestieri quali il fabbro, il commerciante di cavalli, il musicista, danzatore, il guaritore di animali: occupazioni che sono riconosciute tipiche degli zingari in tutto il mondo. Da più di cento anni gli zingari di Gerusalemme conducono una vita più sedentaria. Originariamente insediati nel quartiere di Wadi Joz a Gerusalemme Est, la comunità si è spostata all'interno delle mura della città vecchia nel quartiere di Migdal HaChasidah dove risiedono tuttora. Come tutti i Gypsy nel mondo, i Dom di Gerusalemme hanno accettato la lingua e la religione dei loro vicini. Oggi, questi Gypsy parlano sia il Domari sia l'arabo. E non c'è alcun dubbio che la comunità zingara abbia contribuito all'arricchimento della società nella città vecchia. (...)
A fronte delle tante difficoltà sopportate, i Dom sono stati in grado di preservare la loro cultura. Con questo spirito, nel novembre 1999 è stata fondata la Domari Society di Gerusalemme. I suoi scopi sono il preservare la lingua Gypsy dalla scomparsa, formare i bambini Domari sulla loro cultura e patrimonio, fornire assistenza umanitaria alla locale comunità Gypsy e insegnare ai non-zingari le tradizioni della comunità e la ricchezza della sua cultura.

giovedì 1 marzo 2007

prisons

questa volta torno in Italia per segnalare una mostra a Roma (sala Santa Rita), aperta fino al 30 marzo 2007, "Prisons: storie per immagini dal carcere". (alcune foto cliccando sul link)
L'autore è Francesco Cocco, un mito di fotografo (lo conosco personalmente e me ne vanto!).
Più di una descrizione delle carceri, "Prisons" si propone di aprire una finestra su quell'umanità che popola, come dice Cocco, "gli interni di quei contenitori, di quei grandi e asettici edifici che a volte osservavo mentre percorrevo in automobile qualche tangenziale". Sono immagini scarne, a tratti dolorose e impietose, che non cercano abbellimenti. Le fotografie, in bianco e nero, sono state realizzate tra il 2001 e il 2005 nelle carceri di Milano, Modena, Palermo, Bologna, Trani, Roma, Messina, Prato, Torino, Cagliari, Alghero, Pisa e sono state raccolte nell'omonimo volume "Prisons" pubblicato in Italia da Logos nel 2006, con testi di Adriano Sofri e Renata Ferri.

(fonte la Repubblica, "Prisons", il mondo è una prigione, le foto scoprono le vite invisibili, la foto è di Francesco Cocco)

mercoledì 28 febbraio 2007

continua l'assedio a Nablus

dopo una apparente tregua, l'esercito è tornato in azione per l'operazione Hot winter a Nablus.Palestinian security sources informed Ma'an News Agency that the renewed Israeli military incursion into the city began at 2.30 am on Wednesday morning. At least 120 military vehicles were observed entering the city, accompanied with bulldozers and armoured jeeps. The Israeli forces imposed a curfew again on the city. All Palestinians were instructed to stay at home. Palestinian security sources reported that the Israeli forces arrested the relatives of many so-called 'wanted' Palestinians in an attempt to pressurize the 'wanted' to surrender.

e oltre ad arrestare i parenti dei ricercati, hanno occupato 3 ospedali e impediscono l'accesso a chiunque, ambulanze comprese.
...bella democrazia...

(fonte Maannews, Israeli army returns to Nablus with renewed force)

martedì 27 febbraio 2007

cena in famiglia

una cena squisita a Al-Ram dall'amico Mohammed, con tutta la famiglia (la moglie, la mamma, 5 dei 6 figli).
Mohammed ha studiato ingegneria in Italia a Cagliari, non si è laureato ma adesso lavora facendo traduzioni sia per italiani che lavorano in Palestina sia inviando articoli in Italia (è impegnato molto dal punto di vista sociale).... e se io fossi un po' meno pigra mi insegnerebbe l'arabo (che va innanzitutto praticato, per cui la sua idea è di lasciarmi a casa sua con la famiglia e tentare di comunicare...).
Sono stata praticamente adottata dalla sua mamma, una tranquilla signora che ha passato la serata a sorridermi e a tentare di comunicare con me (oltre che a rimpinzarmi di maqluba).
La maqluba è un tipico piatto palestinese tipo paella, nel senso che è fatto di riso, spezie, carne (può essere pollo, agnello, manzo) e verdure (patate, cavolfiori, melanzane, pomodori...), secondo il gusto di chi lo prepara (questo, ad esempio, era di pollo e patate) e poi spolverato di mandorle tostate: la parola maqluba significa "rivoltata" perchè il tutto viene appunto rivoltato dalla pentola su un enorme piatto da cui si attinge tutti insieme accompagnando con insalata di pomodoro e con yoghurt.

lunedì 26 febbraio 2007

assedio a Nablus

Da ieri Nablus è stata invasa dalle forze armate israeliane (che hanno bloccato le strade e imposto il coprifuoco) alla ricerca di sospetti terroristi : tutti chiusi in casa, scuole sospese, per ora non si sa neanche quando verrà concesso di uscire per rifornirsi di cibo.
I militari hanno fatto irruzione partendo da radio e tv locali con un comunicato che ordinava di rimanere in casa.

(fonti: Al Jazeera, Israeli troop raid Nablus, Israel continues raid on Nablus; Maannews, Huge Israeli force swamp Nablus, impose curfew and clash with Palestinians in largest military operation in 2 years, 2nd day of Nablus incursion: Palestinians under siege in their homes and schools and houses turned into military posts)

domenica 25 febbraio 2007

Hebron/el Khalil

Gita a Hebron o, in arabo, el Khalil (amico, riferito ad Abramo in quanto amico di Dio): si va coi mezzi pubblici, nonostante la distanza non sia in realtà così grande ci vogliono un paio d'ore (non si possono utilizzare le strade più veloci riservate agli israeliani ma solo strade secondarie).
La città è famosa per le sue uve (mandate a Betlemme per la produzione di vino) , per le fabbriche di ceramiche e vetri, e per la presenza della Tomba dei Patriarchi (o Grotta di Machpelah), un luogo sacro a ebrei, cristiani e musulmani perchè qui la tradizione vuole che siano sepolti Abramo, Sara, Isacco, Rebecca, Giacobbe e Lea.
Sulla grotta è stata edificata una moschea, l’Haram el-Khalil, che nel corso dei secoli è stata una sinagoga, poi una moschea, quindi una basilica cristiana e infine ancora una moschea, ma solo a metà: infatti una parte è una moschea e un'altra è una sinagoga (quindi accessi differenti alle tombe).

La storia di Hebron è un susseguirsi di lotte sanguinose tra ebrei e musulmani all'interno della città stessa: allo stato attuale, una parte della città vecchia è abitata da coloni israeliani, Hebron è divisa in due zone distinte e separate con la presenza continua di forze militari armate israeliane, che controllano gli accessi alle zone e alla Tomba dei patriarchi, e di un "contingente" disarmato di osservatori delle Nazioni Unite (tra cui anche carabinieri italiani), la TIPH - the Temporary International Presence in Hebron (TIPH) - che ha lo scopo di osservare/monitorare la situazione della città (senza poter intervenire) e le relazioni tra palestinesi e israeliani. La TIPH è stata stabilita nel 1994 dopo i fatti del 25 febbraio 1994 (quale coincidenza mi ha fatto andare a Hebron il 25 febbraio?) quando un colono israeliano entrò nella moschea e uccise 29 musulmani.
L'atmosfera della città vecchia è surreale, la maggior parte dei negozi sono chiusi e le case abbandonate, inoltre la strada principale è sormontata da una rete metalica che serve a proteggere i residenti arabi dal lancio di oggetti, verdure, immondizia da parte dei coloni residenti lì vicino.
La città nuova è molto più viva, caotica (ma vi sono molti palazi in costruzione che hanno l'aria di esser stati abbandonati) e visito anche una fabbrica che produce vetri (un lavoraccio).
Inizia poi a piovere nel pomeriggio e tra strade allagate e nebbia si trona a casa.

PS: un articolo interessante sulla situazione a Hebron si trova su PeaceReporter)

venerdì 23 febbraio 2007

parola di giudice

Per secoli, verso la fine dell'estate, gli abitanti della regione si spostavano a est con le loro greggi

"Beduini". È stata questa la parola con cui il giudice si è riferito alle cinque famiglie che avevano fatto ricorso (invano) all'Alta corte di giustizia contro l'espulsione dal luogo in cui vivono, nel nord della Valle del Giordano.
È vero, queste persone allevano capre e vivono in baracche e tende fatte di sacchi di juta, cartone, legno e lastre di amianto. Ma coltivano anche grano, orzo e fagioli nella grande pianura che si stende tra alcune catene di colline. Hanno pure un villaggio di riferimento, Tamoun, a circa 14 chilometri a ovest sulla montagna, dove i figli vanno a scuola. Il loro stile di vita rientra in quel processo geografico, storico e sociale che ha portato allo sviluppo dei villaggi palestinesi nell'arco di centinaia di anni. Per secoli, verso la fine dell'estate, gli abitanti della regione si spostavano a est con le loro greggi, fermandosi lungo il percorso in alcune stazioni di pascolo dove trovavano l'acqua. Restavano lì per un paio di settimane, poi riprendevano il cammino. Con il tempo, quando la popolazione è cresciuta, alcuni si sono insediati stabilmente nelle ex stazioni di pascolo. Così, intorno al villaggio originale si sono gradualmente sviluppate delle aree residenziali.
Dal 1967 gli ordini militari israeliani combattono questa "espansione" e questo "insediamento", cercando di interrompere una forma di vita e di sviluppo secolare. Di recente l'esercito ha intimato alle cinque famiglie a cui accennavo – così come a molte altre – di lasciare la zona, sostenendo che vivono in "costruzioni illegali".
Il responsabile della sicurezza di una vicina colonia, creata trent'anni fa, mi ha spiegato che da tempo chiede "l'allontanamento" dei vicini "illegali". Li considera degli invasori, proprio lui che viene da un kibbutz all'interno di Israele ed è nato da genitori arrivati dalla Polonia e dalla Russia.
Abu Ahmad, uno dei cinque capifamiglia che hanno fatto ricorso, è nato sessant'anni fa nella stessa pianura che adesso gli chiedono di lasciare. Con un sorriso stanco e amaro racconta la storia della sua vita, e quella dei genitori e del nonno paterno, tutti vissuti in quel posto.
La parola sbagliata usata dal giudice non lo fa arrabbiare: "Beduino non è un termine che indica un gruppo etnico, ma uno stile di vita. Dopotutto, anche gli europei all'inizio sono stati beduini. Che cos'erano goti e sassoni, se non beduini?".

(da Internazionale 681, 22 febbraio 2007, Parola di giudice di Amira Hass)

mercoledì 21 febbraio 2007

RAM FM 93.6

La prima radio in lingua inglese che trasmette sia in Palestina che Israele: una radio che nasce dall'idea di una radio Sud Africana che promuoveva il dibattito durante il periodo che precedette le elezioni democratiche del 1994 in Sud Africa.
Questa radio nasce con l'intento di promuovere la pace in Medio oriente e si configura come una radio indipendente.

The launch of the first English-language radio station, broadcast both in the occupied Palestinian territories and in Israel, was announced yesterday in the West Bank city of Ramallah.This initiative, which was announced by the South African businessman, Mr Ayzi Kersh, is intended to promote peace in the Middle East. The new radio station, RAM FM 93.6, which will broadcast 24 hours a day in English to listeners throughout the Palestinian territories and Israel, is based on the South African radio station, Radio 702, which represented a successful platform for public opinion in South Africa during the intensely sensitive period that preceeded the democratic elections of 1994.... In the first stages of the broadcast, the radio will focus on interviews with important personalities. It hopes to start several dialogues through encouraging listener participation. One of RAM FM's most important elements is its independent news bulletins, which will be available to commercial radios through news wires.

(fonte Maanneews, First English-language radio, broadcast in both Palestinian territories and Israel, hopes to promote peace)

lunedì 19 febbraio 2007

c'è un medico sul blog?

... anche se ormai è passata, ammalarsi quando si è lontani da casa non è il massimo: passi poi la febbre, ma il voltastomaco, e tutti gli annessi e connessi...
che faccio? che mangio? ma chi ha voglia di farsi da mangiare? e cosa bevo?
a parte il giorno forzato di digiuno, sono andata avanti a patate lesse, pomodori, pane e formaggio, limonata: tutto il resto mi dava la nausea, qualunque odore (spezia, aglio, fritto...con tutte le falafel che ci sono...) mi faceva stare male e trovare qua qualcosa insapore "tipo ospedale" è impossibile, per cui ho dovuto arrangiarmi da sola....
ma pian piano forse ne esco (a parte la fiacca...)

venerdì 16 febbraio 2007

m'illumino di meno

anche in Palestina! per quanto, senza riscaldamento, contribuisco quotidianamente al risparmio energetico....
oggi è la terza giornata del risparmio energetico, diventata ora internazionale (thanks Cirri & Solibello & Caterpillar!).

e mi sembra carino questo articolo che ho trovato oggi a proposito di un'iniziativa sulla salvaguardia ambientale che è partita in questi giorni qui a Ramallah.
this project aims to encourage positive behavior and responsible leadership amongst male and female youth towards the environment and in regards to general health issues. This one-year campaign will include a number of schools and community associations, particularly in marginalized areas, in Ramallah-Al-Bireh governorate and the governorate of Gaza.

venerdì 9 febbraio 2007

The signing of the Mecca agreement

Fatah and Hamas have signed the Mecca agreement.
The following came in the agreement text:
• Assuring the prohibition of Palestinian bloodshed and the assurance of national unity to achieve the legitimate aims of the Palestinian people.
• Agreeing on counting the language of dialogue as the basis for solving all conflicts between brothers.
• Agreeing on establishing a unity government and to start taking constitutional procedures to its dedication immediately.
• Agreeing on proceeding in the procedures of reform of the Palestine Liberation Organisation (PLO) based on the Cairo agreements and the Damascus announcement.
• Assuring the principle of political partnership on the basis of political pluralism.

(fonte Maannews)

giovedì 8 febbraio 2007

li sto collezionando tutti....


... i patacchini che ti danno al Ben Gurion!

questa volta giallo, non è andata male, non mi hanno stressato più di tanto, qualche domanda subito fuori dall'aereoporto (e ho pensato che se iniziavo lì non sarei mai arrivata all'aereo), qualche altra domanda mentre aspettavo il controllo bagagli, una brevissima ispezione del bagaglio e in un'oretta avevo già fatto tutto!

incredibile....

mercoledì 7 febbraio 2007

Medio Oriente. Questo pomeriggio l'incontro tra Abu Mazen e Khaled Meshaal

E' previsto per oggi l'atteso incontro tra il presidente dell'Anp, Abu Mazen, e il capo dell'ufficio politico di Hamas, Khaled Meshaal, per porre fine alle violenze che insanguinano da quasi due mesi la Striscia di Gaza.
Gli esponenti delle due fazioni rivali sono giunti ieri a Gedda sul mar Rosso e hanno incontrato separatamente re Abdullah, che ha organizzato il vertice. La prima riunione, prevista originariamente per ieri sera dopo l'incontro con il monarca saudita, non c'e' stata. Oggi i due leader inizieranno colloqui "a oltranza" nella citta' santa dell'Islam.
Il quotidiano israeliano Haaretz torna ad essere pessimista.
In un articolo di Danny Rubinstein dal titolo: Il summit de La Mecca non risolverà il compromesso all'interno dell'Autorità palestinese (ANALYSIS: Mecca summit won't result in compromise in Palestinian Authority). Secondo Haaretz la Palestina si trova oggi al livello più basso della sua storia. Recentemente quando è scoppiata la guerra civile è cresciuto l'intervendo degli arabi dall'esterno. Il coinvolgimento di Egitto, Giordania, Siria e ora Arabia Saudita dimostra che i palestinesi hanno perso "la loro indipendenza nel prendere decisioni" (The involvement by Egypt, Jordan, Syria and now Saudi Arabia shows that the Palestinians have lost their "independent decision making." They are so weak that they have effectively transferred decision making on their internal affairs to external parties. If, until recently, the Palestinians were constantly attacking Arab governments for their weakness and accusing them of treason, today, they are begging them for help).
Abu Mazen e Meshaal si erano gia' incontrati con un nulla di fatto il 21 gennaio scorso a Damasco, dove l'esponente di Hamas vive in esilio.

martedì 6 febbraio 2007

grandine

ha grandinato! e c'è un vento assurdo!

PS: si prepara l'incontro a la Mecca per formare un governo di unità palestinese e cessare gli scontri tra Hamas e Fatah ...

lunedì 5 febbraio 2007

People Before Patents petition / Prima la gente poi i brevetti!

Una petizione assolutamente da firmare!
Médecins Sans Frontières lancia una petizione per salvaguardare il diritto di milioni di persone a ricevere i farmaci salvavita: la compagnia farmaceutica Novartis ha fatto causa al Governo Indiano perché permette la produzione di farmaci generici dai costi contenuti. Se vincerà, milioni di persone in tutto il mondo potrebbero perdere l'unica fonte di medicinali a prezzi accessibili.
L'India produce farmaci di importanza vitale per i Paesi in Via di Sviluppo. Più della metà dei medicinali utilizzati per curare l'Aids nei Paesi più poveri sono prodotti in India. Anche MSF usa i farmaci indiani per trattare l'80% dei suoi 80mila pazienti sieropositivi.
Se Novartis vincesse la causa, l'India sarà costretta a modificare la sua legge e dovrà concedere più facilmente i brevetti sui medicinali. Per i produttori di farmaci generici diventerà quasi impossibile continuare a vendere medicinali uguali a quelli delle multinazionali, ma molto meno costosi. La vita di milioni di persone che in tutto il mondo sono curate con i farmaci made in India sarà in pericolo.
IL DIRITTO ALLA VITA VIENE PRIMA DEL DIRITTO A FARE PROFITTI. CHIEDIAMO A NOVARTIS DI RINUNCIARE ALL'AZIONE GIUDIZIARIA CONTRO IL GOVERNO INDIANO.
Per firmare la petizione in italiano.

Pharmaceutical company Novartis is taking the Indian government to court. If the company wins, millions of people across the globe could have their sources of affordable medicines dry up.
India produces affordable medicines that are vital to many people living in developing countries. Over half the medicines currently used for AIDS treatment in developing countries come from India and such medicines are used to treat over 80% of the 80,000 AIDS patients in Médecins Sans Frontières projects.
If Novartis is successful in its challenge against the Indian government and its patent law, more medicines are likely to be patented in India, making it very difficult for generic producers to make affordable versions of them. This could affect millions of people around the world who depend on medicines produced in India.
Tell Novartis it has no business standing in the way of people's right to access the medicines they need.

Sign on and urge Novartis to DROP THE CASE against the Indian government.
To sign the petition in English.

domenica 4 febbraio 2007

ristorante cinese

questa volta un vero ristorante cinese (benchè io in Cina non abbia mai messo piede... intendo quindi un ristorante cinese secondo il nostro stereotipo occidentale), con cucina cinese come potremmo trovare da noi, ristorante dove ho mangiato involtini primavera e noodles con verdure e pollo ... però fa strano che il ristorante cinese NON sia gestito da cinesi e NON abbia alcun piatto a base di carne di maiale, credo che a un cinese verrebbe un colpo (anzi, quasi quasi faccio un salto all'ambasciata cinese a Ramallah a chiedere come fanno ad andare avanti senza maiale, secondo me devono avere delle riserve segrete...)

sabato 3 febbraio 2007

cose di famiglia

È una guerra civile o piuttosto, secondo l'espressione araba, una guerra in famiglia?
Così sembrerebbe, a giudicare dalle immagini televisive dei combattimenti tra miliziani di Hamas e di Al Fatah e tra agenti dei diversi organi ufficiali di sicurezza, tutti pagati dall'Autorità Palestinese.Come si pensa a una guerra in famiglia sentendo che bande affiliate ad Al Fatah rapiscono sostenitori di Hamas, e viceversa. Trentacinque morti e centoventi feriti è il bilancio dell'ultima ondata di violenze, esplosa il 25 gennaio e finita, per ora, con il cessate il fuoco del 30.I sostenitori pacifici di entrambi i movimenti continuano, come al solito, ad avere rapporti tra loro. In una famiglia, un fratello fa l'autista per un alto funzionario della sicurezza di Al Fatah e l'altro l'autista per un ministro di Hamas. Tutti i cittadini, sostenitori di un partito o meno, condividono gli stessi sentimenti: paura, disgusto, rabbia e incomprensione.Ma il pericolo che alla fine le famiglie vogliano vendicare i parenti uccisi incombe come un macigno. È questo che fa del conflitto tra organizzazioni armate una potenziale guerra civile.
(fonte Internazionale, Amira Hass. L'articolo in inglese è apparso su Haaretz).

venerdì 2 febbraio 2007

Time to get serious about Israel

un articolo di John Hilary su The Guardian:
You know that things are serious when a parliamentary select committee puts out a call for sanctions against another sovereign state. Doubly so when that state is supposed to be one of Britain's key allies in the Middle East. Yet today the House of Commons international development committee is calling on the Labour government to press for sanctions against Israel over its treatment of the Palestinian people. Things must be pretty bad.

in pratica c'è una richiesta formale di indagini e possibili sanzioni ad Israele per la sua politica nei confronti dei Territori Palestinesi Occupati.
Il comitato, che si è recato a novembre in Palestina, ha anlizzato la situazione socio-economica dei territori rilevando una soglia di povertà che va dal 70 all'80 %.

giovedì 1 febbraio 2007

jerusalem

stamani, dopo un incontro a Jerusalem che mi aveva un po' stressato, ho deciso di prendermi un paio d'ore per farmi una camminata nella città vecchia, era da parecchio che non andavo in questo dedalo di viuzze a perdermi tra salite e discese accanto a donne che fanno la spesa, a bambini con le cartelle di scuola, a mamme con passeggini, ad anziani venditori assonnati fuori dal loro negozio di spezie, caramelle e accessori per la casa... pochi turisti, negozianti che ti assalgono per venderti qualcosa perchè "gli affari vanno davvero male", il netto contrasto tra il quartiere ebraico e quello arabo, l'imponenza della Cupola della Roccia che col suo splendore si staglia su tutti gli altri edifici ... e centinaia di soldati israeliani, in particolare davanti al Western Wall (ma sembrava per una qualche festa militare, non so...)

martedì 30 gennaio 2007

Persepolis


se non l'avete mai letto, è ora di comprare Persepolis (e Persepolis 2), libri a fumetti autobiografici di Marjane Satrapi, nata nel 1969 a Rasht, sulle rive del mar Caspio.
Nel 2000 è uscito il suo primo volume, Persepolis, in cui racconta la storia del suo paese e di come, ragazzina di nove anni, ha vissuto la rivoluzione degli anni ottanta. Majane è cresciuta a Tehran, e fa parte di una agiata famiglia iraniana (la madre, convinta femminista, è infatti una delle molte bisnipoti del vecchio Scià Nasser-al-Din Shah), e ha subito la rivoluzione fondamentalista di Khomeini che ha portato la sua famiglia, legata al vecchio regime, ad un profondo isolamento. Lei comunque ha la "fortuna" di poter frequentare il liceo francese, imparando quelle lingue che permettono ai suoi genitori, nel 1983, di spedirla in Europa, lontana dalla pericolosa guerra che è ormai scoppiata con l'Iraq.
Nel volume secondo di Persepolis parla della guerra, dell'esilio e del ritorno.
Nei suo racconti, dal tratto quasi naif, in bianco e nero, riesce "raccontare in maniera semplice e senza retorica cosa significa e cosa comporta l'integralismo islamico, quali sono le piccole e grandi costrizioni che impone e come, anche all'interno di quell'Iran che viene spesso definito la culla di ogni integralismo, in realtà le posizioni siano molto variegate e spesso fortemente contrarie al regime". (recensione su Il potere e la gloria).

lunedì 29 gennaio 2007

scuola guida

sto guidando sempre più come i palestinesi... ma è una questione di sopravvivenza, sennò non riesci a muoverti, soprattutto nelle strade in cui dovresti avere la precedenza e nessuno te la da...
con la mia Punto automatica (che consuma poco e va bene) sfreccio per le strade di Ramallah evitando pedoni (che non usano i marciapiedi, mai), taxi, fuoristrada, buche, rallentatori invisibili, macchine che si danno la precedenza, carretti di frutta secca, o autisti che si fermano in mezzo alla strada per le loro esigenze (andare in un negozio, salutare un amico, o qualunque altra cosa) ....
SANTA PAZIENZA!!!!

domenica 28 gennaio 2007

pic-nic

alla ricerca di un posto tranquillo dove fare un pic-nic, prendiamo una strada insolitamente deserta che attraversa una valle di olivi, mandorli e rocce... ovviamente dopo qualche km la strada è interrotta da alcuni blocchi di cemento (road blocks), quindi torniamo indietro e parcheggiamo la macchina per andare verso un ruscello e sedercdi per il pic-nic.
Dopo aver mangiato intravediamo in lontananza due ragazzi che camminano... vestiti in borghese ma sono due soldati israeliani, armati ovviamente... ci chiamano a gran voce chiedendo "do you speak english?" e alla risposta affermativa continuano "where are you from?" e io "Italy" (rispondo per tutti...) e loro "ok, but you have to be very careful... there are Arabs around here!"

ma dai, dillo ai mie amici (arabi) che sono con me adesso... e io che pensavo fosse pieno di cinesi in questa zona assolutamente palestinese ... grazie per la preziosa informazione, mo me lo segno!!!!

venerdì 26 gennaio 2007

ancora sull'apartheid

WHEN we use the term "Apartheid" to describe the situation, we have to be aware of the fact that the similarity between the Israeli occupation and the White regime in South Africa concerns only the methods, not the substance. This must be made quite clear, so as to prevent grave errors in the analysis of the situation and the conclusions drawn from it.
It is always dangerous to draw analogies with other countries and other times. No two countries and no two situations are exactly the same. Every conflict has its own specific historical roots. Even when the symptoms are the same, the disease may be quite different.
These reservations all apply to comparisons between the Israeli-Palestinian conflict and the historical conflict between the Whites and the Blacks in South Africa. Suffice it to point out several basic differences:
(a) In SA there was a conflict between Blacks and Whites, but both agreed that the state of South Africa must remain intact- the question was only who would rule it. Almost nobody proposed to partition the country between the Blacks and the Whites.
Our conflict is between two different nations with different national identities, each of which places the highest value on a national state of its own.
(b) In SA, the idea of "separateness" was an instrument of the White minority for the oppression of the Black majority, and the Black population rejected it unanimously. Here, the huge majority of the Palestinians want to be separated from Israel in order to establish a state of their own. The huge majority of Israelis, too, want to be separated from the Palestinians. Separation is the aspiration of the majority on both sides, and the real question is where the border between them should run. On the Israeli side, only the settlers and their allies demand to keep the whole historical area of the country united and object to separation, in order to rob the Palestinians of their land and enlarge the settlements. On the Palestinian side, the Islamic fundamentalists also believe that the whole country is a "waqf" (religious trust) and belongs to Allah, and therefore must not be partitioned.
(c) In SA, a White minority (about 10 percent) ruled over a huge majority of Blacks (78 percent), people of mixed race (7 percent) and Asians (3 percent). Here, between the Mediterranean and the Jordan River, there are now 5.5 million Jewish-Israelis and an equal number of Palestinian-Arabs (including the 1.4 million Palestinians who are citizens of Israel).
(d) The SA economy was based on Black labor and could not possibly have existed without it. Here, the Israeli government has succeeded in excluding the non-Israeli Palestinians almost completely from the Israeli labor market and replacing them with foreign workers.


(fonte: Counterpunch, Uri Avnery, Israel and Apartheid)

giovedì 25 gennaio 2007

marcia virtuale

This Saturday 27 January, hundreds of thousands of Americans will march on Washington DC to demand peace and justice in Iraq and the Middle East. The global partnership Avaaz is working to raise a worldwide voice of solidarity through an international virtual march. Time is short, so add your voice and join the march today!
This Saturday, Avaaz supporters at the US march will carry banners and country placards announcing how many of us from each nation are joining the marching. Every signature will be counted on the banners! Let’s raise a global voice for a real plan to end this war. Let’s make those numbers big. Time is short. Join the global peace march and tell your friends today!

JOIN THE GLOBAL PEACE MARCH

basta sottoscrivere qua e si partecipa virtualmente alla marcia per domandare pace e giustizia in Iraq e in Medio Oriente.

mercoledì 24 gennaio 2007

culture

quando guardo la tv, in particolare i canali che trasmettono video musicali, rimango sempre un po' basita perchè le immagini che trasmettono sono molto occidentali, con donne poco vestite e molto ammicanti e uomini un po' piacioni e struscianti ... insomma, ti chiedi se sia una provocazione, una reazione a una cultura che in realtà è completamente diversa, un "ce piacerebbe tanto", un tentativo di imitazione ....
però poi ne parli e in effetti capisci che nella cultura araba ci sono due piani molto diversi, quello pubblico e quello privato: il lato pubblico è quello che anche noi vediamo, quello che alimenta tutti i nostri stereotipi e pregiudizi ma esiste anche un lato privato, molto spregiudicato, molto free e open, un lato che rimane chiuso nelle case, nelle feste private, nei rapporti di coppia ....
ad esempio, pare che nelle città considerate più conservatrici i negozi più diffusi siano quelli di biancheria intima con indumenti che da noi verrebbero venduti solo nei sexy shop ...

martedì 23 gennaio 2007

Impossible travel

Amira Hass elenca tutte le restrizioni ancora presenti nei Territori palestinesi, restrizioni che impediscono alle persone di muoversi liberamente da un luogo all'altro, di cambiare residenza, o che costringono a compiere percorsi assurdi anche per raggiungere villaggi vicini (a causa di strade bloccate o riservate ai soli israeliani). Quasi sempre è necessario avere con se i permessi per viaggiare, muoversi, trasportare merci, e anche i permessi per motivi di salute necessitano di lunghe e complicate procedure
Alcuni esempi:

Standing prohibitions
* Palestinians from the Gaza Strip are forbidden to stay in the West Bank.
* Palestinians are forbidden to enter East Jerusalem.
* West Bank Palestinians are forbidden to enter the Gaza Strip through the Erez crossing.
* Palestinians are forbidden to enter the settlements' area (even if their lands are inside the settlements' built area).
* Gaza residents are forbidden to establish residency in the West Bank.

Periodic prohibitions
* Residents of certain parts of the West Bank are forbidden to travel to the rest of the West Bank.

Travel permits required
* A permit for medical treatment in Israel and Palestinian hospitals in East Jerusalem (The applicant must produce an invitation from the hospital, his complete medical background and proof that the treatment he is seeking cannot be provided in the occupied territories).

Checkpoints and barriers
* There were 75 manned checkpoints in the West Bank as of January 9, 2007.
* There are on average 150 mobile checkpoints a week (as of September 2006).
* There are 446 obstacles placed between roads and villages, including concrete cubes, earth ramparts, 88 iron gates and 74 kilometers of fences along main roads.
* There are 83 iron gates along the separation fence, dividing lands from their owners. Only 25 of the gates open occasionally.

Travel time before 2000 versus today
Tul Karm-Ramallah
Then: less than one hour.
Now: Two hours.

Katana/Beit Anan-Ramallah
Then: 15 minutes.
Now: One hour to 90 minutes.

Katana-Jerusalem
Then: five minutes.
Now: "Nobody goes to Jerusalem anymore."

(fonte Haaretz, this information was gathered by Haaretz, the United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs and Machsom Watch, per la mappa OCHA - Office for the Coordination of Humanitarian Affairs).

lunedì 22 gennaio 2007

parliamone

Si può trattare la pace anche con Hamas, se riconoscerà Israele. E' quanto afferma oggi il ministro israeliano della Difesa Amir Peretz, parlando del suo nuovo piano di pace a una conferenza in corso a Herziliya, a nord di Tel Aviv. "Considero un partner per la pace - queste le sue parole - ogni elemento palestinese che riconosca lo stato d'Israele, anche se si tratta di Hamas".
(Fonte Repubblica, Peretz: "Tratto anche con Hamas a patto che riconosca Israele")

domenica 21 gennaio 2007

piove

anzi diluvia.
è una tempesta
vento, vento, vento che sembra sradicare le palme e gli alberi
acqua ovunque, strade allagate, il sole prova a fare capolino ogni tanto....
ma chi se ne esce di casa oggi?????

sabato 20 gennaio 2007

Jericho


un giro a Jericho per riscaldarsi un po' rispetto alla fredda Ramallah, fare una visita ai siti archeologici, prendere la cabinovia per andare al Monastero sul Monte delle Tentazioni (dove ho incontrato un gruppo di monaci della Piccola Famiglia dell'Annunziata, la comunità fondata da don Giuseppe Dossetti a Monte Sole... davvero piccolo il mondo), fare un giro in bicicletta fino all'Hisham's Palace, giocare ad imparare l'arabo con i bimbi dei miei amici (applausi quando sono capace di ripetere le parole... shattura!).

venerdì 19 gennaio 2007

è ancora Natale

... e ieri sera è stata celebrata, nella Chiesa della Natività di Betlemme, la terza messa di mezzanotte di Natale, quella della Chiesa Armena: il patriarca armeno è stato accolto dalle più alte autorità locali e nazionali che hanno auspicato che “aspirations of the Palestinian people for freedom, independence, and a Palestinian state with Jerusalem as capital, will be realized.”
(fonte PNN, Armenian Christmas in Bethlehem).
ma soprattutto una speranza di pace e giustizia...

mercoledì 17 gennaio 2007

buone notizie....

per ora la legge di cui al post di ieri è stata congelata!
A statement released by the IDF on Wednesday said that the implementation of the order "will be postponed until further evaluation... by the official authorities."
(fonte Haaretz, IDF freezes ban on Israelis driving W. Bank Palestinians)

martedì 16 gennaio 2007

sì, viaggiare ....

però non insieme.
Dal 19 gennaio, infatti, entra in vigore una legge israeliana che impedisce che Israeliani (o stranieri) e Palestinesi viaggino insieme in macchina a meno che non ci siano parentele di primo grado o permessi speciali.
On 19 November 2006, the commander of IDF forces in the West Bank, Major-General Yair Naveh, issued an order prohibiting Israelis and tourists from using their vehicles to transport Palestinians in the West Bank without a permit from the army. The order is to take effect on 19 January 2007. The order does not apply to Palestinians who hold a permit to enter Israel or the settlements, to Israeli bus drivers, Israel residents carrying Palestinians who are first-degree relatives, and soldiers and police officers on duty. Violation of the order is a criminal offense, for which both the Palestinian passenger and the Israeli driver are subject to punishment. ... Under international law, Israel must respect the human rights of all persons under its authority. These rights include the right to equality, freedom of movement, maintain family ties and social ties, engage in political activity, and the right to work and earn a livelihood. The military authorities ignore the discriminatory nature of the order and justify it as a military necessity, for example, by restricting the number of Palestinians entering Israel in Israeli vehicles without a permit. However, even assuming that the order advances one security objective or another, the sweeping nature of the order, and the fact that it is not urgent (even in the eyes of the military authorities, who postponed its validity for two months) make the infringement of human rights in this case disproportionate, and therefore illegal. The order is abhorrent, not only because it violates human rights and international law, but because of the extent to which it interferes in the individual's private life. The separation between Israelis and Palestinians, however, is not new. Yet, until now, it was seen, primarily, in measures taken in the public sphere, for example, by building the separation barrier, prohibiting Palestinian vehicles on certain roads, and forbidding Israelis to enter Area A. The new order, on the other hand, penetrates into the private space of the vehicle, with the objective of separating two persons lawfully present in the area. Furthermore, the very use of legislation to force separation between people based on their nationality raises associations with the loathsome regimes that nobody seeks to resemble.
(fonte Maan News Agency, B'Tselem: repeal the order banning foreigners and Israelis from transporting West Bank Palestinians in their vehicles)
e ancora...
Eight Israeli human rights organizations have petitioned the Israeli High Court of Justice to abolish the order prohibiting Israeli and foreign nationals from transporting Palestinian citizens in their vehicles in the West Bank from 19 January. ... the "order is legal basis for targeted, systematic, institutional discrimination, amounting to apartheid."
(fonte Maan News Agency, Human rights group urge Israel to revoke order prohibiting travel with Palestinians).

apartheid.

lunedì 15 gennaio 2007

summit a 3

Medio Oriente, entro un mese il vertice Rice-Olmert-Abu Mazen: così titola la Repubblica "il vertice tra il segretario di Stato americano Condoleezza Rice, il premier israeliano Ehud Olmert e il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen). Un summit a tre per "discutere dell'orizzonte politico" in Medio Oriente, con specifico riguardo al conflitto israelo-palestinese. "
Rice and Olmert profess their support for Abbas, Olmert claims Israel has made concessions to Palestinians: "The meeting is intended to find steps to help bolster Abbas, of Fatah, in his power struggle with 'Hamas Islamists,' who control the government."

domenica 14 gennaio 2007

globalizzazione


A Ramallah ci sono un sacco di negozi "tarocchi", tipo Chanel, YSL, Starbucks Coffee, e altri che neanche mi ricordo.... però quando mi hanno detto che c'era un negozio Benetton e Sisley "vero" ho pensato che non fosse possibile... invece c'è, è carissimo ma completamente originale! che flash!

sabato 13 gennaio 2007

fine dello sciopero????

An agreement has been reached to end the public sector strike and pay the salaries owed: sembra che sia stato raggiunto un accordo per far terminare lo sciopero del settore pubblico (da settembre 2006) in Palestina e pagare i salari arretrati (da marzo 2006).
(fonte: Maannews).

venerdì 12 gennaio 2007

al mercato


no, nessuna primizia, nonostante il freddo, qua è stagione di fragole... prodotte nella Striscia di Gaza e presenti in ogni mercato, sono buonissime e saporite!

e ci sono anche altri strani frutti e cavoli giganti, pomodori profumati, melanzane, spinaci... una meraviglia!

giovedì 11 gennaio 2007

welcome back!!!!!

già, la solita accoglienza che ti riservano al controllo passaporti!
tutti così felici di rivedermi che non potevano farmi il visto sul passaporto e mandarmi via subito, allora due chiacchiere in simpatia le si fa sempre volentieri.....
e dove sei stata, e quante vlte sei già venuta qua, ma che lavoro fai, e cosa vuol dire, ma chi ti paga, e come si chiama tuo padre, e il padre di tuo padre... dieci minuti di conversazione, a dire il vero, spalmati in due ore di attesa.... davvero piacevoli!
poi ottenuto il visto, non mi resta che recuperare il bagaglio... per fortuna era stato messo da parte e con una buona dose di umorismo e due o tre battute scambiate con l'addetto ai bagagli, finalmente alle 5 del mattino sono fuori dall'aereoporto!!
bentornata!!!

martedì 9 gennaio 2007

preparate la valigia....


... per ripartire con me! domani volo di nuovo in Palestina e ci starò un po'....

Ramallah l'avevo lasciata così ... vedremo come la ritroverò ...

lunedì 8 gennaio 2007

water

il controllo dell'acqua in Israele e Palestina: un articolo molto interessante.....

lunedì 1 gennaio 2007

Buon 2007!!!

... a tutti, con o senza buoni propositi!

PS: clicca sull'immagine per vederla più grande ....

sabato 30 dicembre 2006

limbo

ce l'ho fatta! dopo più di due settimane di inaccessibilità, finalmente pare (sembra, si dice... speriamo duri!) che io possa di nuovo accedere a questo blog! e anche scriverci e magari, incredibile, pubblicare!
le ho provate tutte, rompendo le scatole prima al cognato, poi al team blogger (che non rispondeva), infine al Google group di Blogger... che finally ci ha messo mano e ora, dopo aver effettuato di nuovo lo switch al nuovo Blogger, funziona!!! si narra che il mio blog fosse finito nel limbo e quindi non era più possibile accedervi in alcun modo.... spero almeno che si sia divertito nel frattempo....
bene, si riparte.....
come faccio a fare il riassunto di tutto ciò che è successo in questo tempo????
intanto... buon Natale!

mercoledì 13 dicembre 2006

libri a Natale

sembrerà la "soletta" di Caterpillar ma mi permetto di suggerire qualche lettura impegnata da regalare o farsi regalare a Natale....
Edward Said, La pace possibile, Il Saggiatore, 2005
Edward Said, La questione palestinese. La tragedia di essere vittima delle vittime, Gamberetti, 2004
Ghassan Kanafani, Ritorno a Haifa, Edizioni Lavoro.
Ghassan Kanafani, Uomini sotto il sole, Sellerio di Giorgianni
Ilan Pappe, Storia della Palestina moderna. Una terra, due popoli, Einaudi, 2005.
Ilan Pappe, The Ethnic Cleansing of Palestine, Oneworld Publications, 2006
(Prof. Ilan Pappe è docente di Storia all'Università di Haifa, scrive numerosi articoli sul conflitto Israele-Palestina e fa apertamente e continuamente appelli agli accademici per il boicottaggio di Israele; c'è anche un interessante intervista di Christopher Brown su Electronic Intifada, A rare voice: An interview with author Ilan Pappe)
Jimmy Carter, Palestine Peace not apartheid, Simon & Schuster, 2006

...altri a seguire....

domenica 10 dicembre 2006

diritti umani

La Comunità internazionale celebra ogni anno la Giornata Mondiale dei Diritti Umani il 10 dicembre, in ricordo del giorno in cui la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani venne adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1948. Giornata dei diritti umani: oggi, 10 dicembre 2006, parliamo di diritti umani e povertà perchè tema della giornata è Fighting Poverty, a matter of obligation, not charity.
Today, poverty prevails as the gravest human rights challenge in the world. Combating poverty, deprivation and exclusion is not a matter of charity, and it does not depend on how rich a country is. By tackling poverty as a matter of human rights obligation, the world will have a better chance of abolishing this scourge in our lifetime... Poverty eradication is an achievable goal.
Louise Arbour,
UN High Commissioner for Human Rights
Adempiere al compito di combattere la povertà come un obbligo, e non per spirito di carità.

giovedì 7 dicembre 2006

Apartheid 2

Israel's occupation of the Palestinian territories has many features of colonization. At the same time it has many of the worst characteristics of apartheid. The West Bank has been fragmented into three areas — north (Jenin and Nablus), center (Ramallah) and south (Hebron) — which increasingly resemble the Bantustans of South Africa. Restrictions on freedom of movement imposed by a rigid permit system enforced by some 520 checkpoints and roadblocks resemble, but in severity go well beyond, apartheid's "pass system." And the security apparatus is reminiscent of that of apartheid, with more than 10,000 Palestinians in Israeli prisons and frequent allegations of torture and cruel treatment. Many aspects of Israel's occupation surpass those of the apartheid regime. Israel's large-scale destruction of Palestinian homes, leveling of agricultural lands, military incursions and targeted assassinations of Palestinians far exceed any similar practices in apartheid South Africa. No wall was ever built to separate blacks and whites.
Following the worldwide anti-apartheid movement, one might expect a similarly concerted international effort united in opposition to Israel's abhorrent treatment of the Palestinians. Instead one finds an international community divided between the West and the rest of the world. The Security Council is prevented from taking action because of the U.S. veto and European Union abstinence. And the United States and the European Union, acting in collusion with the United Nations and the Russian Federation, have in effect imposed economic sanctions on the Palestinian people for having, by democratic means, elected a government deemed unacceptable to Israel and the West. Forgotten is the commitment to putting an end to occupation, colonization and apartheid.
L'occupazione di Israele dei Territori Palestinesi ha molti aspetti della colonizzazione. Nello stesso tempo ha anche molte delle peggiori caratteristiche dell'apartheid. La Cisgiordania è stata frammentata in 3 aree - nord (Jenin e Nablus), centro (Ramallah) e sud (Hebron)- che assomigliano sempre più ai Bantustan del Sud Africa. Restrizioni nella libertà di movimento imposte da un rigido sistema di permessi rafforzati da 520 checkpoint e blocchi stradali assomiglia, ma in effetti va anche oltre, al sistema dell'apartheid. E l'apparato di sicurezza ricorda quello dell'apartheid con più di 10.000 palestinesi nelle prigioni israeliane e frequenti testimonianze di torture e trattamenti crudeli. Molti aspetti dell'occupazione di Israele sorpasano quelli del regime di apartheid. La distruzione su larga scala delle case palestinesi, la devastazione dei terreni agricoli, le icursioni militari e le uccisioni mirate di palestinesi hanno oltrepassato di gran lunga qualunque pratica simile all'apartheid del Sud Africa. Nessun muro è stato mai costruito per separare i bianchi e i neri. Seguendo il movimento mondiale anti-apartheid, ci si potrebbe aspettare lo stesso sforzo comune a livello internazionale contro l'aberrante trattamento inflitto da Israele ai palestinesi. Al suo posto si trova una comunità internazionale divisa tra l'Occidente e il resto del mondo. Al Consiglio di Sicurezza è vietato intraprendere azioni a causa del veto degli Stati Uniti e all'astensione dell'Unione Europea. E gli Stati Uniti e l'Unione Europea, agendo in collusione con le Nazioni Unite e la Federazione Russa, hanno in realtà imposto sanzioni economiche al popolo palestinese per aver eletto, per mezzo della democrazia, un governo inaccettabile per Israele e l'Occidente. L'impegno di porre fine alla occupazione, alla colonizzazione e all'apartheid è così dimenticato.
(John Dugard, Israelis adopt what South Africa dropped) (trad.mia)

martedì 5 dicembre 2006

One State or Two?

One State or Two? Rashid Khalidi & Ali Abunimah on the Israeli-Palestinian Conflict

Two leading Palestinian-American intellectuals discuss their new books: Rashid Khalidi's "The Iron Cage: The Story of the Palestinian Struggle for Statehood" and Ali Abunimah's "One Country: A Bold Proposal to End the Israeli-Palestinian Impasse."

Un dibattito dello scorso 28 novembre (pubblicato su Democracy Now e disponibile anche nella versione video) che ripropone la questione della possibilità di risolvere il conflitto in Medio Oriente creando un unico stato Israele-Palestina in cui tutti abbiano gli stessi diritti e gli stessi doveri:

ALI ABUNIMAH: the reason to oppose a one-state solution is because it would be democracy. That Palestinians would have an equal rights, one person, one vote, and an equal share in deciding the future of the country. ... There are many models out there for dealing with those sort of things. So that you have one person, one vote, full democracy, full equality, while at same time, ethnic communities, the Israeli-Jewish community, the Palestinian community, will have mechanisms for expressing their national identity, for decision making over issues that concern them. We have to stop thinking this very simplistic, binary way.

RASHID KHALIDI: both Palestinians and Israelis are very attached to the idea of having their own state. Now, these are not just ethnic communities, these are peoples that have developed powerful senses of national identities, in part in conflict with one another. And to talk about how you move them towards a future of peace, in which you have one state and are operating within a single political system, involves not just a whole process of education and structures, which Ali does talk about in his book, but overcoming what seems to be very strong majority views in both peoples about how they want to organize their national life.

...altro che Porta a Porta .... :((((((((

lunedì 4 dicembre 2006

GENERAL ASSEMBLY REAFFIRMS PERMANENT RESPONSIBILITY FOR PALESTINIAN QUESTION

By traditionally wide margins, the United Nations General Assembly on Friday adopted a series of resolutions on the situation in the Middle East, sponsored by Arab and non-aligned delegations, including one text reaffirming the United Nations’ permanent responsibility regarding the question of Palestine, until the question is resolved in all its aspects and in accordance with international law.

c'est à dire che come sempre si parla tanto, ci si assume le responsabilità, all'ordine del giorno ci sono la questione palestinese, quella delle Alture del Golan, quella di Gerusalemme, si vota, ci sono i soliti 6 o 7 che votano contro (Australia, Israele, Marshall Islands, Federated States of Micronesia, Nauru, Palau e USA) e un po' di astenuti ... e quindi?
possibile che non si faccia nulla di concreto???