mercoledì 1 novembre 2006

visit palestine

If you can’t remember the last time you were truly awed, amazed, or inspired on your trip abroad, consider coming to Palestine next time. Palestine is a box of treasures waiting to be discovered, a mystery to be unravelled, and today’s best-kept travel secret. An astonishing array of sights and experiences packed into a small area awaits you, for diversity is the keynote of this ancient and holy land. A meeting place of ecosystems and civilizations throughout history, it has been at once the destination and destiny for people drawn from all over the world throughout the ages: pilgrims and painters, monks and merchants, travellers and writers-all these and more have fallen under its spell and left their marks not only on Palestine but on the entire world as well. Its moderate climate and yearly schedule of festivals and religious feasts make Palestine an ideal year-round travel destination. Whatever the season, your heart will be warmed by the generosity and hospitality of the Palestinian people.
(fonte: This week in Palestine, A Personal Invitation from the Heart of Palestine by Eng. Judeh Morkus, Minister of Tourism & Antiquities).
e se vi va di leggere ancora delle bellezze della Palestina, fatevi un viaggio virtuale (o reale)
qua ...

PS: ma quanto sono belli i cammelli di questa immagine???

martedì 31 ottobre 2006

Nablus


una splendida giornata di sole, un giorno davvero bello per andare a Nablus ... ovviamente con macchinona UN e collega che guida tra strade con villaggi arabi di fronte a settlement israeliani, colline di olivi e roccia dorata: Nablus è una città vivissima, vivace, con due campus universitari meravigliosi dotati di attrezzature moderne e di servizi per gli studenti (altrochè ...).
ma anche una prigione da cui, soprattutto i giovani sotto i 30 anni, non possono neanche uscire: con controlli da parte degli israeliani, un check-in in mezzo praticamente al fango, non credo che la vita sia tanto semplice in questo modo....

lunedì 30 ottobre 2006

quiz night

come poter mancare a un appuntamento così importante per Ramallah?
ogni lunedì sera al Grand Park Hotel di Ramallah, da dieci anni a questa parte, c'è la serata dedicata al Quiz: una serie di team, formati al max da 6 persone, competono rispondendo a domande di varia natura (cultura generale, sport, logica, storia, letteratura, scienze....) con modalità diverse (risposta aperta, scelta multipla, corrispondenza, risoluzione di test logico-matematici...), ovviamente ci sono punteggi differenziati a secondo della domanda e un max di tempo concesso per rispondere.
I team hanno le stesse domande e si compete tutti insieme nello stesso momento.
Il mio team si chiamava نكشة مخ
Abbiamo raggiunto un punteggio pari a 25 (i vincitori, due squadre a parimerito, hanno fatto 30).
Divertente anche se ovviamente mi dovevano tradurre tutto! e la cosa non era sempre facile!

PS: c'è anche la foto... ma mi si vede di spalle... :)))

A Fable about Palestine

Let's start with a story. Imagine that Africa has become rich and powerful, and that Euroope has become poor, divided and without real independence. Imagine next that, tired of being repeatedly massacred, the Tutsis decide to found a national home elsewhere. Certain of their leaders designate Wallonia, in Belgium, as that new home. Other Africans, to solve what some call the "Tutsi problem", approve of the project. Thus a flood of Tutsis pack up, weapons and all, and begin to settle in that region, while proclaiming that the people already living there have to go somewhere else. With their wealth, their determination and their weapons, the Tutsis rapidly manage to take possession of the farms, forests and towns and chase away most of the natives, either by legal means or by intimidation. A large part of Wallonia becomes a new Tutsi State, which boasts of being particularly well governed and democratic. All of Africa looks on in admiration.

Iniziamo con una storia: Immaginate che l'Africa sia diventata ricca e potente, e che l'Europa sia diventata povera, divisa e senza una reale indipendenza. Dopodichè, immaginate che i Tutsi, stanchi di essere ripetutamente massacrati, decidano di stabilire la propria nazione da un'altra parte. Alcuni dei loro leader stabiliscono che la nuova casa sia la Vallonia, in Belgio. Altri africani, per risolvere quello che viene chiamato "la questione dei Tutsi", approvano questo progetto. Quindi un gruppo di Tutsi si prepara, armi e bagagli, e comincia a colonizzare la regione mentre annuncia che le persone che vivono già lì devono andarsene da un'altra parte. Con la loro ricchezza, la loro determinazione e le loro armi, i Tutsi riescono rapidamente a impossessarsi di poderi, foreste e città e a cacciare via la maggior parte dei locali, sia in modo legale che con l'intimidazione. La maggior parte della Vallonia diventa il nuovo Stato dei Tutsi, che si vanta di essere particolarmente ben governato e democratico. Tutta l'Africa lo ammira.

un interessante articolo di Jean Bricmont, A Fable about Palestine

domenica 29 ottobre 2006

ikea


l'ho fatto...
domenica... tempo bruttino... perchè non andare all'ikea di Netanya (Israele)?
che poi tanto vicina non è... ma una domenica senza fare nulla, non va... e così dopo aver raccolto gli ordini dei vari amici palestinesi (bello questo! voglio il tavolino Lack! la libreria Billy ci starà nella Punto? meglio nera o bianca? anche un po' di candele, e un vaso da fiori, e utensili da cucina...), si va all'ikea che ovviamente è uguale a tutte le ikea del mondo a parte il fatto che c'è una specie di check in all'entrata, che mancano un sacco di cose, e all'uscita non si può arrivare con il carrello carico zeppo di cose alla macchina, ma lo lasci lì, vai a recuperare la macchina, devi entrare da un altro parcheggio con la sbarra dove ti chiedono di vedere lo scontrino (lo scontrino? e dove cavolo sarà finito adesso lo scontrino?) ....
paranoici.

sabato 28 ottobre 2006

l'albero

Proprio come un albero che vive in mezzo agli alberi mi sento quando giro per il mondo cerco di far sì che il vento non mi butti giù e di affondar le mie radici nel profondo ... senza mai scordare cosa sono da dove vengo e pure dove voglio andare con le mie radici belle salde nel terreno io coi rami io mi posso allontanare perché c'ho bisogno della terra sotto i piedi dove dare fondamenta alla speranza proprio come un albero mi adatto un poco a tutto basta solo un po' di clima di accoglienza no no no alla violenza non rivendico nessuna appartenenza tranne quella al mondo degli esseri viventi col diritto di affondare le radici sogno un universo dove ogni differenza sia la base per poter essere amici ....

venerdì 27 ottobre 2006

barbecue


giornata densa di appuntamenti: all'università di Betlemme, dove incontro alcuni del team (btw, l'università sembra quasi finbta tanto è linda, pulita, perfetta e ordinata, piccolina ma ricca di avvenimenti... un gioiellino, almeno per come si presenta...), poi ritono a Ramallah, in giro a fare la spesa con gli amici, spesa di carne, verdure, bevande, pane.. perchè stasera si fa il barbecue in terrazza! e mi hanno festeggiato proprio bene, con una lauta cena e tanto di fiori, torta al ciccolato, regali, dolcetti vari, musica....
shukran!!!! :)))))

giovedì 26 ottobre 2006

Zan


gira e rigira si finisce spesso lì... sarà per la sua atmosfera, per la musica carina, per il servizio che hanno (ormai i ragazzi che ci lavorano mi salutano per strada), per le birre e il cibo (non male)... ormai mi ci sono affezionata anche io!

mercoledì 25 ottobre 2006

sciopero insegnanti diverso da altri scioperi?

Un articolo abbastanza duro di Salman Muhammad (Professor of Physics and Nuclear Science) sullo sciopero degli insegnanti nelle scuole: secondo l'autore, infatti, bisognerebbe trovare una soluzione perchè almeno lo sciopero degli insegnanti possa cessare per evitare pesanti ricadute sul futuro della Palestina e sull'educazione dei ragazzi (fonte: Maan News Agency, Striking teachers should be dealt with separately from other striking workers).

martedì 24 ottobre 2006

Ramallah by night


lucine ovunque, aria di festa, i locali che tornano alla normalità (quindi menu "classico" e quelli che li hanno alcolici), gente in giro (ovviamente in mezzo alla strada, il marciapiede non lo usa nessuno)....
bello....

lunedì 23 ottobre 2006

PS: ....

.... è finito il Ramadan, è Eid! 3 giorni di festa (beh, io devo lavorare....)

I'm here!


adesso c'è! Google Map ha finalmente aggiunto le immagini satellitari di Ramallah (fino a qualche mese fa non c'erano) e ci sono anche io (insomma, più o meno)!
per la precisione sono qua, adesso non saprei riconoscere al volo la casa in cui sto ma è bello vedere Ramallah dall'alto ...

PS: thanks zio Andrea for your suggestion ...

domenica 22 ottobre 2006

This will be the worst Eid of my life

While Gazans should be preparing for the Eid Al Fitr, the fight for survival has become all the more pressing. A 46 year old English teacher, Majed Rashid, said, “There is no taste for this Eid, it's a sad Eid.” Rashid continued to speak candidly. “This will be the worst Eid of my life because we are facing the worst humanitarian situation yet. There are no salaries due to the siege imposed on us by the American administration. If you have children then you know what I mean. I don’t have enough money to buy new clothes, candies, toys and Edeyyah [money given to children at Eid] for my four kids.” Speaking from Gaza, the school teacher added, “We are living a miserable life full of hardships and obstacles. This Eid will be blinded by darkness as we suffer the lack of electricity since the Israelis bombed the only power plant which provides electricity to 45 percent of Gaza Strip residents.”
Mentre gli abitanti di Gaza si preparano per l'Eid Al Fitr, la lotta per la sopravvivenza è diventata sempre più pressante. Un insegnante di inglese di 46 anni, Majed Rashid, ha detto "Questo Eid non ha sapore, è un triste Eid". Ha poi continuato "Questo sarà il peggior Eid della mia vita perchè stiamo affrontando la peggiore situazione umanitaria. Non ci sono stipendi a causa dell'assedio impostoci dall'amministrazione americana. Se avete dei figli sapete cosa voglio dire. Non ho abbastanza soldi per comprare ai miei quattro figli vestiti nuovi, caramelle, giochi e Edeyyah [i soldi che vengono dati a i bambini durante Eid] ". Parlando da Gaza, l'insegnante di scuola ha aggiunto "Stiamo vivendo una vita misera piena di difficoltà e ostacoli. Questo Eid sarà oscurato dal buio perchè stiamo patendo la mancanza di elericità da quando gli israeliani hanno bombardato l'unica centrale che fornisce elettricità al 45% dei residenti nella Striscia di Gaza".
(Fonte: PNN Independent News Agency or Mann News Agency, This will be the worst Eid of my life. If you have children, you know what I mean di Yousef Alhelou in Gaza).
Al di là di questo, con una situazione che a Gaza è sicuramente la peggiore rispetto al resto della Palestina, i palestinesi tirano fuori ogni risorsa possibile perchè questo Eid non sia così triste e tutti i bimbi possano avere dolciumi e regali e le strade sono piene di gente che pregusta la prossima festa della fine del digiuno del Ramadan (v. Despite blockade, Eid Al Fitr business is up as Palestinians utilize the last of the savings, Record sales in Gaza: After months of going without, this will be an Eid to celebrate)

sabato 21 ottobre 2006

Chinese Iftar

sembra quasi impossibile ma a Ramallah c'è un ristorante cinese. La cosa strana non è il ristorante in sè (di ristoranti cinesi il mondo è pieno, perchè non a Ramallah?) quanto il fatto che tale ristorante NON sia gestito da cinesi ma da palestinesi che ne gestiscono anche un altro (di fronte) con cucina messicana (dal suggestivo nome Pollo Loco) (quindi io e amici palestinesi abbiamo ipotizzato che i proprietari siano due fratelli uno dei quali ha vissuto per un certo periodo in Cina, l'altro in Messico).
Insomma, lo spirito imprenditoriale palestinese ha fatto sì che si potesse aprire il Chinese House Restaurant (da notare il patacchino con Arafat e Abbas): e in questo periodo di Ramadan, quando la gente esce per andare a mangiare praticamente solo all'ora dell'Iftar (alle 17), questo ristorante organizza un Iftar a buffet con un inizio di insalate palestinesi e piatti principali cinesi (riso alla cantonese, noodles, svariati tipi di carne con verdure saltate nella soia, o con funghi, etc).

this is Ramallah....

venerdì 20 ottobre 2006

beautification


non è meraviglioso? l'accademia per la beautification? lì per lì, quando l'ho visto, ho letto beatification e in una frazione di secondo ho pensato a un'iniziativa per la beatificazione di qualcuno (o per insegnare la santità, si sa mai....)
ma vuoi mettere quanto renda di più una "Accademia dell'abbellimento"?
devo segnarmi anche questa (dopo il parrucchiere di fiducia... ;)


nb: il termine beautification in inglese viene usato in ambito architettonico e ambientale e ha un altro significato (v.
Wikipedia), ma ho notato che all'estero viene usato anche nel senso di abbellire un viso o una persona esteriormente (ma a me fa parecchio ridere... )

giovedì 19 ottobre 2006

scuole

lo sciopero va avanti: questo significa che le scuole pubbliche sono ancora chiuse e che ci sono parecchi bambini che stanno a casa e non fanno niente.
NABLUS - Iyyad and Majdi, 11-year-old boys from Nablus, could be expected to envy their friends and neighbors whose government schools have been on strike since September 1. This is not the case. Iyyad attends a school run by the United Nations Relief and Works Agency (UNRWA), the UN agency responsible for education and health services for refugees, and Majdi attends a private church school. Perhaps they are not aware of the far-reaching consequences of more than half a million students losing two months of school, but they do know very well that their friends and neighbors are simply dying of boredom. Iyyad's 14-year-old sister Hind attends a high school that is on strike (UNRWA runs only elementary schools). So what does she do all day? "Nothing," she replies. "I watch television a bit, I read a bit and I practice karate a bit." ("She has a brown belt," her father says proudly). "Mostly I get bored," she continues, "and I help mother in the house."
Nablus: Iyyad and Majdi, un ragazzo di 11 anni di Nablus dovrebbe invidiare i suoi amici e vicini le cui scuole sono in sciopero dal primo settembre. Non è il suo caso. Iyyad frequenta una scuola dell'UNRWA -Agenzia delle Nazioni Unite per l’assistenza e il lavoro ai rifugiati palestinesi nel Medio Oriente- e Majdi frequenta un scuola privata gestita dalla chiesa. Forse non sono consapevoli delle conseguenze a lungo termine di più di mezzo milione di studenti che stanno perdendo due mesi di scuola, ma sanno molto bene che amici e vicini si stanno semplicemente annoiando a morte. Hind, la quattordicenne sorella di Iyyad, frequenta una scuola superiore in sciopero (UNRWA ha solo scuole elementari). Quindi, che cosa fa tutto il giorno? "Niente," risponde "guardo un po' la tv, leggo un po' e faccio karate ("E' cintura marrone" mi dice con orgoglio suo padre). "Soprattutto mi annoio" continua "e aiuto mia madre in casa".
(fonte: Amira Hass su Ha'aretz, We don't get no education, la traduzione -sorry!- è mia).

mercoledì 18 ottobre 2006

donne

sono scese in piazza per protestare "calling for national unity and rejecting both the internal fighting and the siege imposed on Palestinian people and government" (chiedendo l'unità nazionale e rifiutando sia le lotte interne sia l'assedio imposto ai palestinesi e al governo, trad. mia).
(fonte Maan News Agency, Women's societies march in Ramallah, demanding formation of national unity government and an end to in-fighting)

martedì 17 ottobre 2006

Diari di viaggio - Bologna e Tahar Ben Jelloun


mi è molto piaciuto il documentario su Bologna vista con gli occhi di Tahar Ben Jelloun (su Rai Edu 2, nell'ambito di La storia siamo noi): i portici, i colli, l'università, la periferia, l'accoglienza e l'intercultura, l'incontro con i bambini di una scuola, la cineteca, le 2 torri, Guccini, Eco, i giovani ...
“Ci sono città che sono solo città: luoghi in cui fermarsi e dormire. Ci sono città fondate sul caso e la necessità, e città immense e sfibranti, e città semplici e oneste ... Ci sono città che si donano come donne private d’amore. E città che aprono le proprie porte e finestre affinché il vento spazzi via la polvere. Ci sono città segrete che aprono le proprie vesti con delicatezza ... Bologna è una di quelle città in cui la bellezza non si annoia mai: è là, senza arroganza, senza rumore; ci guarda e noi abbassiamo gli occhi” (da un
articolo di presentazione del progetto di film-documentario “Diari di viaggio. Viaggiatori del nuovo millennio a Bologna e in Emilia-Romagna” firmato da Nene Grignaffini e Francesco Conversano e prodotto da Movie Movie).

lunedì 16 ottobre 2006

in casa

oggi sono andata a casa di Omayya e della sua famiglia (grazie al fratello di suo marito Mustafa e alla sua famiglia), l'insegnante da cui ero già andata un po' di tempo fa: un bel gruppo di adulti e bambini, carichi di dolcetti, regalini, ovetti kinder, patatine per andare a fare bisboccia nel dopo Iftar.
Eravamo tutti visibilmente emozionati, mi hanno rimpinzato di tutto, the, frutta, dolci, patatine, sprite, biscotti, fatto foto, video (con la digitale nuova di Mustafa), giocato con le sorpresine degli ovetti, visto foto della famiglia di Omayya (che vorrebbe che andassi a conoscere ma non stanno a Ramallah), cercato di comunicare tra parole in inglese, italiano, arabo e molti sguardi.
Omayya è sempre la stessa ma mi è sembrata un po' giù: ha voglia di andare a lavorare, di fare esercizio (è insegnante di educazione fisica) e di non fare solo la mamma e la casalinga. Aveva il viso un po' spento anche se mi ha sorriso tutto il tempo e mi ha chiesto scusa per essere "più brutta"....
uffi ....

domenica 15 ottobre 2006

Wishah Popular Dance troupe


Spettacolo al Ramallah Cultural Palace del Wishah Popular Dance troupe, un gruppo di danza che lavora sul recupero delle danze popolari arabe e palestinesi inserendole però in contesti narrativi (per cui lo spettacolo non è solo danza ma anche storia... purtroppo per me, non capendo l'arabo, era alqanto difficile seguirne la trama!)
bello, carico, musiche e coreografie valide, vestiti deliziosi...

sabato 14 ottobre 2006

dalla finestra


mi sembrava di essere dentro un presepe, con la pastorella davanti alla finestra della sala da pranzo che portava in giro le sue capre...

venerdì 13 ottobre 2006

Premio Nobel per la PACE


Oggi è stato assegnato il premio Nobel per la pace a Muhammad Yunus e alla Grameen Bank (diviso in parti uguali) "for their efforts to create economic and social development from below" (per i loro sforzi di creare sviluppo economico e sociale dal basso).
La motivazione continua "Lasting peace can not be achieved unless large population groups find ways in which to break out of poverty. Micro-credit is one such means. Development from below also serves to advance democracy and human rights" (La pace duratura non può essere ottenuta a meno che larghe fasce della popolazione non trovino mezzi per uscire dalla povertà. Il microcredito è uno di questi mezzi).
"Nato nel 1940, Muhammad Yunus nel 1972 diventa capo del dipartimento economico dell'universita' di Chittagong e nel 1974 Yunus accompagna alcuni studenti in visita nelle zone più povere del Bangladesh, dove carestia e povertà uccidono milioni di persone. Quel viaggio cambia la sua vita e decide di dover fare qualcosa: presta 27 dollari a un gruppo di 40 donne che facevano cesti in bambù, in modo da consentire loro di espandere l'attivita' e di uscire dal giro degli usurai. Fu l'inizio della Grameen Bank, un sogno che andava in senso contrario a tutte le altre banche. La Grameen Bank avrebbe prestato denaro ai più poveri, e tra i più poveri ha scelto le donne, che in Bangladesh contano meno della terra che pestano. Persone che nella maggior parte dei casi non possedevano nulla e che quindi non potevano fornire garanzie sulla restituzione del denaro. Ma che raccolte in piccoli gruppi erano una forza, fosse anche solo quella della disperazione. Sono le donne che vedono i loro figli morire per colpa delle alluvioni, sono le donne quelle che lavorano tutto il giorno e la cui volontà è indistruttibile. Yunus le ha messe insieme, a gruppi di cinque, e ogni donna era la garanzia per il gruppo, insieme potevano affrontare i disagi di una (con gli uomini che si spaventavano per queste novità e per la loro indipendenza, i sacerdoti che vedevano nella Grameen Bank una minaccia alle tradizioni patriarcali).
Oggi la Banca dei poveri, anche se il suo nome significa la Banca dei villaggi, elargisce microprestiti a 6,6 milioni di "clienti" poveri. Ma sono nate centinaia le iniziative simili in tutto il mondo raggiungendo complessivamente 80milioni di persone. In Bangladesh, dati aggiornati a agosto 2006, conta 2.226 filiali e piu' di 18.000 dipendenti che arrivano praticamente in tutti i 70mila villaggi del Paese. E' il quarto istituto bancario del Bangladesh.
9 clienti su 10 sono donne e la percentuale di restituzione dei prestiti è del 98,85%, un sogno per le banche di stampo capitalistico.Questo ha fatto sì che dal 1995 la Grameen Bank non riceve più contributi da donatori, ma si finanzia unicamente con i depositi dei suoi azionisti, gli stessi beneficiari dei prestiti.
Dalla sua fondazione a oggi, tranne che per tre anni, è sempre stata in attivo, con un giro di soldi di 5,72 miliardi di dollari. Il prestito medio è di 309 dollari, il piu' alto mai concesso è stato di quasi 20mila, serviti al marito di una delle socie per acquistare un camion. I prestiti sono di quattro di tipi e hanno interessi diversi: 20% per chi ha un'attività produttiva, 8% per finalità abitative, 5% per gli studenti e senza interessi per i mendicanti. Non sono richieste garanzie patrimoniali, solo una promessa". (fonte: il blog di Jacopo Fo).
"il "sistema Yunus" ha provocato un cambiamento di mentalità anche all'interno della Banca Mondiale, che ha cominciato ad avviare progetti simili a quelli della Grameen. Il microcredito è diventato così uno degli strumenti di finanziamento usati in tutto il mondo per promuovere sviluppo economico e sociale, diffuso in oltre 100 nazioni in tutto il mondo, dagli Stati Uniti all'Uganda. "In Bangladesh, dove non funziona nulla - ha detto una volta Yunus - il microcredito funziona come un orologio svizzero". (fonte: la Repubblica)
il mondo si può cambiare, si può portare la pace partendo da soluzioni trasversali che cambiano il modo di vedere le cose, senza attaccare, senza intervento militare, senza scontri tra culture o nel territorio... dobbiamo solo avere il coraggio di fare quello che può sembrare impossibile...

Gaza

L'inchiesta di Flaviano Masella e Maurizio Torrealta su Rai News 24 "GAZA. FERITE INSPIEGABILI E NUOVE ARMI": articolo, video, foto, approfondimenti (compreso un articolo pubblicato su Ha'aretz), orari della messa in onda.

"
GAZA. INEXPLICABLE WOUNDS AND NEW WEAPONS" edited by Flaviano Masella and Maurizio Torrealta for Rai News 24: an article, video, foto, more information (Ha'aretz article), time of bradcasting on Rai News 24 channel.

giovedì 12 ottobre 2006

Things go better with rights

un articolo di Zahi Khouri (Chairman and CEO of the National Beverage Company/Coca-Cola in Palestine) pubblicato sul The Wall Street Journal il 30 settembre 2006.

"Our humanitarian crisis is not the result of a natural catastrophe. There was no tsunami, earthquake or drought. We helped to build nations. We have the natural resources and human capital to build a thriving, stable Palestinian economy as well. We do not need international handouts. We need the free movement of people and goods. We need unrestricted gateways between the occupied Palestinian territory and the rest of the world. American policy makers have tremendous influence with Israel. They should use it to insist on freedom of movement of people and goods, and to maintain access for Palestinian Americans and Palestinians with other foreign passports to continue to play a role in economic development. A vibrant Palestinian economy serves the interests of all -- Palestinians, Israelis and Americans."

mercoledì 11 ottobre 2006

Iftar

oggi siamo andati all'Iftar (il pasto che rompe il digiuno ramadanico) al ristorante Darna: ci siamo presentati alle 17 per vedere come funzionava. C'erano già parecchie persone, soprattutto gruppi familiari o di amici con tavolate da 20 persone.
Ci hanno dato un tavolo già pronto con alcune "salads" (un paio a base di pomodori, cetrioli, rucola, menta, prezzemolo, cipolla, in dosi variabili, poi l'hummus, il muttabal -o baba ghanoush) e bevande varie (acqua, aranciata, bevanda di carruba).
Al canto della preghiera che annuncia l'inizio del tramonto si può iniziare a mangiare: per tradizione abbiamo cominciato con un dattero. Era stato allestito un buffet con una quindicina circa di piatti principali a base di carne (manzo, agnello, montone, pollo) o pesce (orata) cucinati in vari modi e accompagnati da riso o burgul e da verdure (cavolfiore, patate, carote...). Non siamo risuciti ovviamente ad assaggiare tutto, sembrava di essere a un matrimonio (ai dolci non ci siamo neanche arrivati!).
Caffè al cardamomo e nargilè hanno completato il tutto...
poi via a Tel Aviv, ad accompagnare "la strana coppia" all'aereoporto per la loro partenza....

... sigh ...

martedì 10 ottobre 2006

ristorante etiope


oggi siamo venuti a Jerusalem per un ultimo giro prima della partenza del mio collega e ne abbiamo approfittato per mangiare qua: per cambiare un po', siamo andati in un ristorante etiope e ne siamo stati molto contenti (ottima cucina, a volte un po' piccante, e l'
enjera (un pane spugnoso, grande e sottile) è davvero particolare, anche il fatto di mangiare da un unico piatto di enjera su cui appoggiare le carne e le verdure è molto piacevole).
Poi ritorno a Ramallah per un
arak allo Zan e chiacchiere....

lunedì 9 ottobre 2006

saloon

uno dei nostri vicini di casa, che stasera stava fumando il narghilè nel cortile davanti casa con un amico, è un parrucchiere: Firas Saloon a Ramallah, per lo meno dal biglietto da visita, ha l'aria di essere un gran bel posto. Firas, il vicino, ha studiato anche un anno a Roma (una quindicina di anni fa), se non è rimasto fermo alle pettinature anni '90 quasi quasi ci faccio un salto per una messa in piega (ha detto che non mi fa pagare....)

domenica 8 ottobre 2006

Nimrod fortress & Dead Sea


continuiamo il giro visitando la
fortezza di Nimrod (sempre nel Golan), fortificazione eretta dagli arabi nel 1229, utilizzata poi da Crociati, fino all'abbandono per perdita di importanza strategica (a parte l'utilizzo durante la guerra dei sei giorni nel 1967), circondati da gruppi di scout israeliani chiassosi e vacanzieri.
Poi decidiamo di tornare a casa ma al tramonto deviamo per un bagnetto e relativi fanghi nel Mar Morto... che delizia!
serata tranquilla, che stanchezza...

the Occupied Golan Heights

le alture del Golan sono un territorio che era della Siria e che nel 1967, durante la guerra dei sei giorni, è stato invaso e occupato da Israele. I nuovi confini di Israele nel Golan non sono stati riconosciuti dalla comunità internazionale: dal 1974 è presente un'unità dell'UNDOF (the United Nations Disengagement Observer Force) di circa un migliaio di UN peacekeapers per controllare e mantenere il cessate il fuoco (che permane dal 1974) tra Siria e Israele con un'area di separazione nota come UNDOF Zone.
Nel 1967 la strategia militare degli israeliani ha fatto sì che quasi tutti gli insediamenti degli arabi siriani venissero rasi al suolo, ad eccezione di 6 villaggi (poi diventati 5): di una popolazione di 130.000 abitanti ne rimasero poco più di 6.000, il resto evacuati. Ciò ha dato il "diritto" agli israeliani di iniziare immediatamente la costruzione di numerose e ordinate colonie "perchè abbiamo trovato il territorio abbandonato, evacuato" (la strategia di radere al suolo i villaggi, cambiarne nome, creare zone abitate di stile israeliano in cui insediare ebrei anche emigrati dai paesi dell'est è la più usata) Inoltre molti campi sono stati recintati e minati in modo che a nessuno venga voglia di costruire qualcosa o utilizzarli (ci sono state una sessantina di vittime, tra morti e feriti). Tuttavia, la popolazione attuale del Golan è di circa 36.000 persone (19.000 israeliani in 34 settlements e 17.000 siriani a maggioranza drusa).
Questo ci racconta Sulman (che ci ha affittato la camera), che lavora alla Golan For Development, quando, dopo un'abbondante colazione (pane, uova sode, humus, pomodori, cetrioli, formaggi vari, infuso di salvia...), siamo andati con lui prima alla fondazione (dove ci ha dato informazioni varie sulle attività e i servizi offerti), poi ci ha portato a vedere la Valle delle grida (o delle lacrime) un posto nella parte tra il supposto confine israele-siria separato da circa un km inattraversabile (la UNDOF Zone), dove le famiglie da una parte e dall'altra si vedono e parlano col megafono a distanza o festeggiano matrimoni, ricorrenze, etc o comunque è la zona della separazione per chi, ad esempio, varca il confine per andare in Siria e non potrà mai più tornare indietro (v. il film La sposa siriana).
Poi abbiamo salutato Salman e siamo andati a veder un laghetto lì vicino, in un groviglio di campi di meli e peschi e vigneti... in primavera deve essere molto bello e verde, ora era tutto un po' secco ma pieno di mele!


PS: non riesco ad aggiungere alcuna foto a questo post... ma perchè?

sabato 7 ottobre 2006

Majdal Shams

beh, la sensazione di essere in un luogo molto particolare ce l'abbiamo da quando girando per le strade del Golan vediamo intere zone completamente disabitate accanto a cittadine ma soprattutto a colonie israeliane.... presto però è buio e arriviamo a Majdal Shams: il villaggio è sulle pendici del Monte Hermon, è un villaggio siriano, sì, siriano perchè la Regione del Golan non è propriamente israeliana ma si tratta di territori occupati (The Occupied Golan Heights). La casa dove andiamo noi (dopo esilaranti telefonate col proprietario Salman, conosciuto da tutti in paese ma che stava lavorando e non poteva passare a prenderci subito) è a circa 1200 mt di altitudine con una bella vista sul villaggio e sul confine siriano (vabbe', confine, in realta' noi saremmo gia' in Siria..) La città è un reticolo di strade che salgono e scendono, c'è una forma di struscio tra le macchine di maragli (alettoni e lucette, finestrino giu' e paglia in bocca) e di belle niocche che viaggiano a coppie sbirciando nei finestrini. Qua niente velo, molta libertà, e solo i drusi vestiti di nero si notano in un paese che potrebbe benissimo essere occidentale (qua maggiori informazioni sui drusi, in inglese).
I drusi sono una comunità islamica di tipo esoterico che crede nella trasmigrazione delle anime: sono "chiusi" e i loro dogmi vengono rivelati solo agli iniziati (che pare, però, che possano essere solo drusi di nascita, difficilmente ci si può convertire). Si vestono di nero con copricapo bianco, gli uomini hanno pantaloni molto belli, larghi e sbuffanti fino al ginocchio, poi stretti, e una giacca corta senza collo, le donne gonna e maglia nera e un velo bianco in testa (ma solo appoggiato).
Dopo una cena semplice, andiamo a casa, due chiacchiere col padrone e giochi con una dei figli e poi a nanna.
(la foto è presa dal sito del Golan Development)

il Lago di Tiberiade



gita fuori porta: si va al Lago di Tiberiade (conosciuto anche come Mar di Galilea o Lago di Genezaret o di Kinneret... il che la dice lunga sulla splendida convivenza tra i popoli di questa nazione), io, il mio collega e un suo amico che sta facendosi un giretto tra Giordania, Egitto e Israele.
La strada scorre tra il deserto roccioso, alla nostra destra il fiume Giordano e il confine con la Giordania: molto arido, del fiume non c'è praticamente traccia, solo a volte qualche campo coltivato (degli israeliani) e palmeti e bananeti.
Il lago è abbastanza grandino, quasi tutte le spiagge di sassi sono a pagamento ma riusciamo a trovarne una libera per fare un bagnetto nel pomeriggio (fuori ci sono 35 gradi): nel complesso, però, questo posto non ci entusiasma più di tanto per cui pensiamo di andare via verso altre mete quando ci ricordiamo delle Alture del Golan e di amici cooperanti che ci sono già stati. Una telefonata e via, su nel Golan.
Vogliamo andare a Majdal Shams, villaggio abitato dai drusi.

venerdì 6 ottobre 2006

education in Palestine

il numero di ottobre di This week in Palestine è interamente dedicato all'educazione: e lo sciopero va avanti...

giovedì 5 ottobre 2006

Ramadan

che cosa significa il Ramadan a Ramallah? beh, in effetti posso dire come funziona qua, una città palestinese con una situazione particolare...
Il Ramadan è il nono mese dell'anno secondo il calendario musulmano. È il mese dell'anno nel quale, secondo la tradizione islamica, è iniziata la rivelazione del Corano. Per i fedeli musulmani è il mese della preghiera islamica e della meditazione. Dato che il calendario musulmano è composto da 354 o 355 giorni, il mese di Ramadan di anno in anno cambia tutte le stagioni.
Il digiuno (sawm) durante tale mese costituisce il quarto dei Cinque pilastri dell'Islam e chi ne negasse l'obbligatorietà sarebbe kāfir, colpevole cioè di empietà massima e dirimente dalla condizione di musulmano. Nel corso del mese di Ramadān infatti i musulmani praticanti debbono astenersi - dall'alba al tramonto - dal bere, mangiare, fumare e dal praticare attività sessuali.

Quando tramonta il sole il digiuno viene tradizionalmente rotto con un dattero o un bicchiere d'acqua e ha inizio l'Iftar, la cena serale che spesso viene fatta in comunità o tra famiglie e che può prolungarsi per tutta la notte.
(cfr Wikipedia, Sufi)
ovviamente tutta la vita economica e sociale è condizionata dal Ramadan: orari di apertura/chiusura di negozi, bar e ristoranti, vendita di alcolici, gli stessi menù dei ristoranti cambiano e propongono piatti diversi, dal tramonto in poi c'è poca gente in giro per la città (per riprendere però dopo qualche ora), i ritmi del lavoro sono legati all'Iftar (quando quindi non si può lavorare. Tra l'altro l'orario dell'Iftar cambia di qualche minuti ogni giorno, adeguandosi al fatt che le giornate si accorciano sempre più.
E' anche vero che a Ramallah ci sono moltissime persone non-praticanti e anche di famiglia cristiana: persone che quindi non fanno Ramadan. Quindi ci sono eccezioni rispetto a negozi aperti/chiusi, alla vendita di alcolici, a ritmi di lavoro "regolari" anche se c'è un forte senso di rispetto nei confronti di chi, a fatica (io dico che fare digiuno totale per così tante ore, senza neanche bere un goccio d'acqua... beh, non so se i cristiani sarebbero capaci di fare un digiuno di questo tipo), fa Ramadan (quindi a pranzo chi mangia lo fa a casa sua!)

mercoledì 4 ottobre 2006

indovinello


che frutto è? sono passata dal mercato e faceva un profumo incredibile, ma non riesco a definire bene di cosa (frutto della passione, papaya, pesca, melone) ... comunque ne volevo prendere un paio (le confezioni erano da circa due kg) e invece me li ha regalati il fruttivendolo... buonissimo! ha la consistenza di una pesca (anche la buccia è simile), all'interno ha piccoli semi tipo la papaya... ops, forse è una varietà di papaya? ma perchè non l'ho chiesto direttamente al fruttivendolo come si chiama???
allora, chi mi aiuta?

Not an internal Palestinian matter

"The experiment was a success: The Palestinians are killing each other. They are behaving as expected at the end of the extended experiment called "what happens when you imprison 1.3 million human beings in an enclosed space like battery hens."
un'altro articolo di Amira Hass. da leggere.

martedì 3 ottobre 2006

partita



...non di calcio, ma son partita davvero e di nuovo per Ramallah, un simpatico volo dell'Alitalia (poca professionalità, nessun paragone con l'Austrian, ma comunque tutto bene).
Viaggio tranquillo, nessun problema al Ben Gurion dove mi han timbrato il passaporto in 2 minuti, il mio collega Claudio mi è venuto a recuperare, distrutto dopo 5 giorni di incontri con Università e UNDP (c'era una mission di senior dell'Unibo), solita casa dell'altra volta, ho cambiato stanza e bagno (e ovviamente le faccio vedere: notare che il bagno ha il bidet, e poi dicono che sono evoluti i nostri amici europei...), usciamo a cena alle 7 allo Stones (focaccia italiana) e alle 8,40 sono già a nanna....

lunedì 2 ottobre 2006

devo fare la...

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domenica 1 ottobre 2006

oggi sposi!!!!


che belli! che emozione! che commozione! che felicità!
un bellissimo matrimonio, le bimbe estasiate per la zia e lo zio, una bella festa, allegra e divertente, le decorazioni stupende (!!!!), abbiamo mangiato benissimo all'agriturismo... perfetto!

sabato 30 settembre 2006

grrrrrrrrrrrrrrrrr!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


ho troppe cose da fare tra il matrimonio e la partenza.... non so ce la faccio a fare tutto, ho la parrucchiera, altre abluzioni varie, la csa da pulire, il cambio armadi da fare con selezione dei vestiti bimbe, le decorazioni per i tavoli del matrimonio, cercare una pianta con fiori piccoli, l'edera da tagliare, la preparazione delle bimbe, la valigia, le tesi studenti..... arghhhhhhhhhh!!!! vorrei una colf!!!!

giovedì 21 settembre 2006

cinque stelle

"Ramallah è nota per le sue manifestazioni culturali: mostre d'arte, concerti, spettacoli teatrali, incontri con artisti, serate di poesia. Queste iniziative e i suoi caffè e ristoranti pieni di vita me la fanno da tempo definire "il carcere a cinque stelle".

Alcuni sostengono che sia una forma di resistenza e di sfida. Per me, dal momento che coinvolge per lo più i ricchi e i privilegiati ed è accompagnata dall'assenza di iniziative popolari contro l'occupazione, è piuttosto un "surrogato di resistenza".
così ha scritto Amira Hass in un suo articolo su Ha'aretz
tradotto da Internazionale.
questa cosa mi ha colpito perchè riconosco che è così, almeno per quel poco che sono stata a Ramallah: tanto è vero che non mi ci sono trovata bene nell'insieme di persone con cui ero al concerto dei Turab (non certo gente comune ma "privilegiati") ma almeno ho la fortuna di aver incontrato anche persone "normali"... si tratta solo di farli incontrare tra loro...

lunedì 18 settembre 2006

Schools protest in Ramallah

sciopero degli insegnanti delle scuole pubbliche, supportati dagli studenti e anche dal settore privato (per solidarietà):
"One teacher asked, "How can they ask us to work, when our children are not ready to go to school, where we have nothing for them for the preparation for the schools, and our university students have been unable to pay their tuition." (da
Maan News Agency).

giovedì 14 settembre 2006

Pearl Jam


...semplicemente meravigliosi!

lunedì 11 settembre 2006

West-Eastern Divan Orchestra

oggi è l'11 settembre.... parole parole parole e tante immagini, retorica, bei discorsi, bla bla bla
a me viene in mente qualcosa di più concreto.
la West-Eastern Divan Orchestra si è esibita di recente in Italia al Teatro alla scala di Milano; io ho avuto occasione di vederla (più che altro ascoltarla) a Madrid.
La West-Eastern Divan Orchestra è nata nel 1999 nella mente di due artisti e intellettuali, l'israeliano Daniel Barenboim e il palestinese Edward Said, i quali decidono di creare un Workshop per giovani musicisti di Israele e di vari Paesi del Medio Oriente nell'intento di combinare studio e perfezionamento con la condivisione di conoscenze e la comprensione fra popoli di culture che tradizionalmente sono state rivali.

giovedì 7 settembre 2006

Can you really not see?


Collaborators.
Siamo tutti "collaborators": per Amira Hass non è possibile che gli israeliani non vedano queste cose, dunque vedendo e sapendo tutto ciò che accade ai palestinesi (un elenco lunghissimo di leggi razziste, mancato accesso ad acqua e cure mediche per i malati, embargo su medicine, impedimenti a raggiungere i propri familiari, checkpoint che costringono ad aspettare sotto il sole cocente, e mille altre ingiustizie di cui ognuno può trovare testimonianza nel sito Machsom Watch) sono (siamo?) tutti responsabili.
"As Jews we all enjoy the privilege Israel gives us, what makes usall collaborators. The question is what does every one of us do in an active and direct daily manner to minimize cooperation with a dispossessing, suppressing regime that never has its fill. Signing a petition and tutting will not do. Israel is a democracy for its Jews. We are not in danger of our lives, we will not be jailed in concentration camps, our livelihood will not be damaged and recreation in the countryside or abroad will not be denied to us. Therefore, the burden of collaboration and direct responsibility is immeasurably heavy."

mercoledì 6 settembre 2006

The road to Jerusalem

grazie a Ned per questo interessante post sull'assurdità dei check-point, sulle carte di identità di israeliani e palestinesi, su leggi ingiuste e discriminanti....

lunedì 4 settembre 2006

Gaza's darkness

"Gaza has been reoccupied. The world must know this and Israelis must know it, too. It is in its worst condition, ever..."
Un interessante articolo di Gideon Levy su Ha'aretz.

giovedì 31 agosto 2006

Faisal Al-Husseini

"A few days ago, as I was on my way to Jerusalem back from Ramallah, I drove by the Qalandia military checkpoint. Just before reaching the checkpoint, the car starts jolting and shaking with the multiple holes that are characteristic of this old and neglected road. The jolts increase as the car gets closer to the military checkpoint area and the asphalt vanishes gradually...."
comincia così il racconto di Abdelqader Al-Husseini, figlio di Faisal Al-Husseini, per ricordarci che nonostante tutto, nulla è cambiato e che Gerusalemme non è ancora, purtroppo, la città di tutti, la città della pace, un luogo santo e modello di coesistenza, accettazione dell'altro e rispetto per le sue convinzioni e credenze.

sabato 12 agosto 2006

Bisogna imparare ad amare daccapo, a tornare ad amare, ogni giorno

... sono parole di Angelo....
mentre i suoi amici hanno diffuso un comunicato per evitare di strumentalizzare la morte di questo volontario:

"I volontari internazionali sono coscienti del rischio che sempre accompagna anche il viaggiatore più attento e lo affrontano non per incoscienza ma perché spinti dalla volontà di capire.
Capire veramente cosa significhi vivere in condizioni più sfortunate di quelle a cui siamo abituati in Italia e cercare nel proprio piccolo di fare qualcosa per porvi rimedio.

Noi facciamo fronte comune contro chi vuole strumentalizzare la morte di uno di noi, Angelo Frammartino, a favore dell'odio antiislamico e antipalestinese, per andare a gonfiare le fila di chi pensa che il Nemico sia il mondo arabo musulmano, per aumentare il numero dei soldati ideologici della guerra contro i mulini a vento.

Non crediamo che le azioni di un singolo possano condannare tutto un popolo: questo facile populismo lo lasciamo a Vittorio Feltri e ai suoi articoli su Libero come quello odierno che recita “Volontario Cgil ucciso a Gerusalemme dai suoi amici palestinesi”. Noi riteniamo che condannare indiscriminatamente il popolo palestinese piuttosto che fermarsi a riflettere e a capire la complessità di un conflitto che insanguina il medio oriente da quasi sessant'anni, sia semplicemente un nascondersi dietro alle proprie responsabilità (in quanto parte della società civile internazionale), una facile strumentalizzazione o, più semplicemente, fare cattiva informazione.

L'uccisione di Angelo da parte di un ragazzo palestinese va letta nella cornice di una tragedia spiegabile solo alla luce di logiche di violenza e massacro molto lontane dall'Italia, ma che invece sono ben radicate in una zona dominata dall'odio e dove si ragiona esclusivamente in base alla tensione generata da un conflitto incancrenito da quasi sessant'anni di immobilismo e disinteresse a livello politico internazionale.Noi non chiediamo di capire questo gesto sconsiderato così difficile da accettare, ma solo di non stigmatizzare un popolo intero per la tragedia della morte di Angelo.

I volontari dei campi ARCI/CGIL/ACLI-IPSIA in Palestina." (sul sito di Vita non profit)

giovedì 10 agosto 2006

Angelo

"GERUSALEMME - Stava passeggiando lungo le mura della Città Vecchia di Gerusalemme in compagnia di quattro donne, quando un uomo lo ha raggiunto alla schiena, lo ha ucciso con tre coltellate e poi è scappato. E' morto così, in mezzo alla strada, Angelo Frammartino, un 24enne volontario italiano residente a Monterotondo, in provincia di Roma. Appena una decina di giorni fa era partito come volontario per partecipare a un campo di lavoro organizzato dalla Cgil e dall'Arci a Gerusalemme. Nei prossimi giorni sarebbe dovuto rientrare in Italia. " (dall'articolo di Repubblica)

è possibile che la violenza porti a tanto??

mercoledì 2 agosto 2006

2 agosto


"Ventisei anni fa una bomba alla stazione di Bologna cambiò il destino di ottantacinque persone e segnò la vita di quanti, feriti o familiari delle vittime, sono sopravvissuti a quella tragica mattina. La città di Bologna non dimentica e, come ogni anno, il 2 agosto è la giornata dedicata al ricordo." (dal sito del Comune di Bologna)
tante manifestazioni... ma purtroppo anche tante domande che ancora aspettano risposta.... per "... ottenere con tutte le iniziative possibili la giustizia dovuta..." (Statuto della
Associazione, art. 3)

martedì 1 agosto 2006

insieme

Palestinians and Israelis unite against war in Lebanon and destruction of Gaza: un gruppo di palestinesi e israeliani si sono formalmente uniti per dare vita a una campagna contro la guerra in Libano e contro la distruzione nella Striscia di Gaza. Tra le altre cose, dichiarano "We... do not believe the government of Israel and the military, who maintain that war is being waged in self-defense and for the purpose of releasing the captured soldiers."

venerdì 28 luglio 2006

Tiziano Terzani


cosa avrebbe detto di questi conflitti in Medio Oriente? non lo sappiamo, ma Terzani ci ha lasciato il suo Lettere contro la guerra.... e rileggerlo ogni tanto non ci farebbe male.....

PS: date un'occhiata al
sito di Tiziano Terzani, o meglio, alla sua community....

giovedì 27 luglio 2006

Fino a quando?

Un paese ne bombarda due. L'impunità potrebbe meravigliare se non fosse costume normale. Qualche timida protesta in cui si dice di errori.
Fino a quando gli orrori continueranno a chiamarsi errori? Questo macello di civili si è scatenato a partire dal sequestro di un soldato. Fino a quando il sequestro di un soldato israeliano potrà giustificare il sequestro della sovranità palestinese? Fino a quando il sequestro di due soldati israeliani potrà giustificare il sequestro del Libano intero?
La caccia all'ebreo è stata, per secoli, lo sport preferito degli europei. Sboccò ad Auschwitz un vecchio fiume di terrori, che aveva attraversato tutta Europa. Fino a quando i palestinesi e altri arabi continueranno a pagare per delitti che non hanno commesso?
Quando Israele spianò il Libano nelle sue precedenti invasioni, Hezbollah non esisteva. Fino a quando continueremo a credere alla favola dell'aggressore aggredito, che pratica il terrorismo perché ha diritto a difendersi dal terrorismo?
Iraq, Afghanistan, Palestina, Libano... Fino a quando si potrà continuare a sterminare paesi impunemente? Le torture di Abu Ghraib, che hanno sollevato un certo qual malessere universale, non sono niente di nuovo per noi latinoamericani. I nostri militari hanno appreso quelle tecniche di interrogatorio nella School of Americas, che oggi ha perso il nome ma non il vizio. Fino a quando continueremo ad accettare che la tortura continui a legittimarsi, come ha fatto la corte suprema di Israele, in nome della legittima difesa della patria?
Israele ha ignorato quarantasei raccomandazioni dell'Assemblea generale e di altri organismi delle Nazioni unite. Fino a quando il governo israeliano continuerà a esercitare il privilegio d'essere sordo? Le Nazioni unite raccomandano, però non decidono. Quando decidono, la Casa Bianca impedisce che decidano, perché ha diritto di veto. La Casa Bianca ha posto il veto, nel consiglio di sicurezza, a quaranta risoluzioni che condannavano Israele. Fino a quando le Nazioni unite continueranno a comportarsi come se fossero uno pseudonimo degli Stati uniti?
Da quando i palestinesi sono stati cacciati dalle loro case e spogliati della loro terra, è corso molto sangue. Fino a quando continuerà a correre il sangue perché la forza giustifichi ciò che il diritto nega? La storia si ripete, giorno dopo giorno, anno dopo anno, e muore un israeliano ogni dieci arabi morti. Fino a quando la vita di ogni israeliano continuerà a valere dieci volte di più?
In proporzione alla popolazione, i cinquantamila civili, in maggioranza donne e bambini, morti in Iraq equivalgono a ottocentomila statunitensi. Fino a quando accetteremo, come se fosse normale, la mattanza degli iracheni in una guerra cieca che ha ormai dimenticato i suoi pretesti? Fino a quando continuerà ad essere normale che i vivi e i morti siano di prima, seconda, terza o quarta categoria?
L'Iran sta sviluppando l'energia nucleare. Fino a quando continueremo a credere che ciò basta a provare che un paese è un pericolo per l'umanità? La cosiddetta comunità internazionale non è per nulla angustiata dal fatto che Israele possieda 250 bombe atomiche, nonostante sia un paese che vive sull'orlo di una crisi di nervi. Chi maneggia il pericolosimetro universale? Sarà stato l'Iran il paese che buttò le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki?
Nell'era della globalizzazione, il diritto di pressione è più forte di quello di espressione. Per giustificare l'occupazione illegale di terre palestinesi, la guerra viene chiamata pace. Gli israeliani sono patrioti e i palestinesi terroristi, e i terroristi seminano allarme universale. Fino a quando i mezzi di comunicazione continueranno a seminare paura?
Questa mattanza, che non è la prima e temo non sarà l'ultima, accade in silenzio. Il mondo è diventato muto? Fino a quando le voci dell'indignazione continueranno a suonare come campane di legno? Questi bombardamenti uccidono bambini: più di un terzo delle vittime, non meno della metà. Chi si azzarda a denunciarlo è accusato di antisemitismo. Fino a quando continueremo ad essere antisemiti, noi che critichiamo il terrorismo di stato? Fino a quando accetteremo questa estorsione? Sono antisemiti gli ebrei che inorridiscono per quanto viene fatto in loro nome? Sono antisemiti gli arabi, tanto semiti quanto gli ebrei? Per caso non ci sono voci arabe che difendono la patria palestinese e ripudiano il manicomio fondamentalista?
I terroristi si somigliano tra loro: i terroristi di stato, rispettabili uomini di governo, e i terroristi privati, che sono matti singoli e matti organizzati dai tempi della guerra fredda al totalitarismo comunista. E tutti agiscono in nome di dio, si chiami Dio, Allah o Jahvé. Fino a quando continueremo a ignorare che tutti i terrorismi disprezzano la vita umana e che tutti si alimentano tra loro?
Non è evidente che in questa guerra tra Israele e Hezbollah sono i civili - libanesi, palestinesi, israeliani - quelli che ci mettono i morti? Non è evidente che le guerre di Afghanistan e Iraq e le invasioni di Gaza e del Libano sono incubatrici di odio, fabbriche di fanatici in serie?
Siamo l'unica specie animale specializzata nello sterminio reciproco. Destiniamo duemila e cinquecento milioni di dollari, ogni giorno, alle spese militari. La miseria e la guerra sono figlie dello stesso padre: come qualche dio crudele, mangia i vivi e anche i morti.
Fino a quando continueremo ad accettare che questo mondo innamorato della morte è il nostro unico mondo possibile?


Eduardo Galeano, Il Manifesto, 26 luglio 2006

domenica 23 luglio 2006

The Shame of Being an American

un interessante articolo di Paul Craig Roberts (Dr. Roberts is John M. Olin Fellow at the Institute for Political Economy and Research Fellow at the Independent Institute. He is a former associate editor of the Wall Street Journal and a former assistant secretary of the U.S. Treasury. He is the co-author of The Tyranny of Good Intentions.)

domenica 16 luglio 2006

pazzia

"1. Non ha nessun senso discutere ancora su chi è stato il primo aggressore tra Israele, la gente di Palestina e il mondo arabo-musulmano. Si risalirebbe, applicando questo metodo, ai figli di Isacco e forse addirittura a quelli di Caino.
2. La realtà oggettiva è la presenza dello Stato di Israele. Disegnato col compasso del Foreign Office britannico con il timbro della Società delle Nazioni, così come furono disegnati con lo stesso compasso tutti gli altri Stati del Medio Oriente, la Giordania, la Siria, l'Iraq, l'Arabia Saudita, gli Emirati, lo Yemen.
3. Lo Stato d'Israele esiste ormai da sessant'anni e nessuno può cancellarlo. Tecnologicamente e militarmente è il paese più forte della regione. È anche il solo Stato che abbia una struttura democratica paragonabile alle democrazie occidentali. La lista degli errori che ha compiuto nei confronti degli arabi palestinesi è almeno altrettanto lunga di quelli compiuti dagli Stati arabi e dagli stessi palestinesi. Perciò è inutile rifarla per l'ennesima volta.
4. Non è invece inutile segnalare gli errori compiuti dal maggiore alleato d'Israele, di fatto garante della sua esistenza e finanziatore delle sue spese militari. L'ultimo e più grave di tutti è stata la guerra anglo-americana contro l'Iraq.
5. Quella guerra, ufficialmente durata 21 giorni ma di fatto tuttora in corso dopo quattro anni, avrebbe dovuto liberare l'Iraq da un sanguinoso tiranno, instaurare la democrazia, combattere il terrorismo internazionale e sconfiggerlo, creare un rapporto virtuoso di amicizia e collaborazione tra Bagdad e Gerusalemme, diffondere in tutto l'Oriente mesopotamico una rete di relazioni pacifiche e, in quel quadro rassicurante per tutti, avviare la nascita dello Stato palestinese.
6. Il progetto sulla carta era suggestivo. Purtroppo solo sulla carta. Gli effetti di quella guerra e di ciò che è accaduto nel dopoguerra sempre più guerreggiato, sono stati l'opposto di quanto sperato. Il terrorismo, inesistente in Iraq prima del 2002, ha fatto della zona centrale di quel paese la sua piattaforma di lancio. La maggioranza (relativa) sciita si è contata nelle elezioni irachene proponendosi come struttura di potere tribale. La minoranza sunnita ha scelto la guerriglia. La guerra civile tra le due etnie è ormai in pieno corso e miete quotidianamente vittime.
7. Gli angloamericani, a causa della loro presenza militare nel paese, sono sempre più considerati da tutto il mondo arabo e musulmano come il nemico unificante di cui il fondamentalismo aveva bisogno. Sia dai sunniti che dagli stessi sciiti. Una parte di questi sono sotto l'influenza della maggiore potenza sciita, l'Iran khomeinista. Presente anche in Siria e nel Libano. Più cautamente anche a Gaza. Il peso di questa nuova presenza iraniana su tutto lo scacchiere mesopotamico è enorme. Il circolo virtuoso auspicato da Bush ha prodotto un circolo infernale del quale le vittime maggiori sono i palestinesi e Israele.
8. Israele si deve difendere dalle aggressioni di Hamas e degli Hezbollah? Certo che sì. Deve proporzionare la sua difesa ai danni "collaterali" che produce? Dovrebbe. Per ragioni umanitarie? Ovviamente sì, ma soprattutto per tutelare il proprio interesse. Una guerra totale nella regione che portasse in prima linea l'Iran innescherebbe effetti esplosivi, diffonderebbe ancor più il terrorismo, minaccerebbe la precaria stabilità "moderata" dell'Egitto e della monarchia saudita. La presenza Usa nell'area diventerebbe stabile, il fondamentalismo sciita funzionerebbe in quel momento come una testa d'ariete. Lo scenario, anche per Israele, diventerebbe drammatico.
Che fare? Nessuno di noi sa rispondere a questa domanda.
Sperare.
Mantenere aperte le comunicazioni politiche in tutte le direzioni.
Mobilitare risorse per non aggiungere alle altre calamità anche lo spettro della fame.
Diffondere culture di pace.
Infondere sicurezza.

Si fa presto a scriverlo... "

(tratto da I giorni più pazzi di un mondo impazzito di EUGENIO SCALFARI)

venerdì 14 luglio 2006

il muro di ferro

riporto questo commento di Valli (uscito su Repubblica) rispetto alla crisi in Medio Oriente : Il muro di ferro.

giovedì 13 luglio 2006

ci mancavano gli americani....

... che hanno posto il veto all'ONU per la risoluzione contro Israele.
:(

mercoledì 12 luglio 2006

un altro Mondiale è possibile


"10 anni fa sono nati i Mondiali Antirazzisti, come una scommessa per dimostrare che è possibile la convivenza fra culture diverse e lontane fra loro, che la mescolanza è ricchezza e accrescimento. I Mondiali sono aperti a tutti, non ci sono gironi speciali, non ci sono barriere e l’unica regola ferrea è quella del rispetto dell’altro. Negli anni i Mondiali sono diventati un happening festivo di calcio, basket, musica, dibattiti, mostre, scambi di esperienze. Negli anni le persone che sono venute ai Mondiali hanno costituito una rete di relazioni che ha prodotto anche la possibilità di progetti transculturali e la creazione di eventi simili ai Mondiali in altre parti d’Europa.
I Mondiali Antirazzisti 2006 inizieranno mercoledì 12 luglio e termineranno domenica 16 luglio. La decima edizione del festival avrá luogo presso il Parco Enza di Montecchio Emilia (Reggio Emilia)." (dal sito dell'evento).

lunedì 10 luglio 2006

tutti al Circo!


...dato che abbiamo vinto! e a quanto pare, non siamo stati gli unici a festeggiare!!!!
Un po' di immagini di chi ci ha supportato domenica sera dalla Palestina si possono trovare sul sito dell'agenzia
Maan.

un po' di rassegna stampa.....

in queste ultime due settimane stanno succedendo fatti molto gravi in Palestina, in particolare nella Striscia di Gaza. Per una rassegna stampa (che è un vero e proprio bollettino di guerra quotidiana):
25 giugno
http://www.repubblica.it/2006/06/sezioni/esteri/medio-oriente/tensione-gaza/tensione-gaza.html
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/06_Giugno/25/raid_palestinese.shtml
26 giugno
http://www.repubblica.it/2006/06/sezioni/esteri/medio-oriente/soldato-rapito/soldato-rapito.html
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/06_Giugno/26/israele.shtml
27 giugno
http://www.repubblica.it/2006/06/sezioni/esteri/medio-oriente/truppe-per-sequestro/truppe-per-sequestro.html
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/06_Giugno/27/soldato.shtml
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/06_Giugno/27/gaza.shtml
28 giugno
http://www.repubblica.it/2006/06/sezioni/esteri/medio-oriente2/attacco-gaza/attacco-gaza.html
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/06_Giugno/28/ostaggio.shtml
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/06_Giugno/28/olmert.shtml
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/06_Giugno/28/gaza.shtml
29 giugno
http://www.repubblica.it/2006/06/sezioni/esteri/medio-oriente2/offensiva-israele/offensiva-israele.html
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/06_Giugno/29/colono.shtml
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/06_Giugno/29/morris.shtml
30 giugno
http://www.repubblica.it/2006/06/sezioni/esteri/medio-oriente2/palestinese-morto/palestinese-morto.html
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/06_Giugno/30/gaza.shtml
1 luglio
http://www.repubblica.it/2006/06/sezioni/esteri/medio-oriente2/mille-per-shilat/mille-per-shilat.html
2 luglio
http://www.repubblica.it/2006/06/sezioni/esteri/medio-oriente2/razzi-premier/razzi-premier.html
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/07_Luglio/02/hamas.shtml
3 luglio
http://www.repubblica.it/2006/06/sezioni/esteri/medio-oriente2/sesta-notte/sesta-notte.html
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/07_Luglio/03/gaza.shtml
4 luglio
http://www.repubblica.it/2006/06/sezioni/esteri/medio-oriente2/scaduto-ultimatum/scaduto-ultimatum.html
6 luglio
http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/esteri/medio-oriente-tre/operazione-nel-nord/operazione-nel-nord.html
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/07_Luglio/06/sparate.shtml
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/07_Luglio/06/gaza.shtml
7 luglio
http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/esteri/medio-oriente-tre/battaglia-gaza/battaglia-gaza.html
http://www.repubblica.it/2006/07/dirette/sezioni/esteri/mediorient/offensivaisraele/index.html
http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/esteri/medio-oriente-tre/gaza-battaglie/gaza-battaglie.html
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/07_Luglio/07/raid.shtml
8 luglio
http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/esteri/medio-oriente-tre/nuova-offensiva/nuova-offensiva.html
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/07_Luglio/08/gaza.shtml
9 luglio
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200607articoli/7448girata.asp

e la rassegna di Haaretz
http://www.haaretz.com/hasen/spages/731163.html

domenica 9 luglio 2006

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sono stata in ferie nel Salento.... bellissimo! terra così diversa dall'Emilia, per cibo (orecchiette, sagne ritorte, formaggi, frutta e verdura profumata...), paesaggio (colline, scogliere, grotte -la Zinzulusa!, spiaggie e acque cristalline, per non parlare di ulivi secolari, bouganville, oleandri, agavi, limoni...), sapori, cultura, musica (pizzica e taranta).... anche se, per quanto riguarda la guida, i leccesi mi sembrano un po' palestinesi!
niente tv per due settimane (a parte la partita Italia-Germania vista con mezzo occhio in un ristorantino) ma giornali, dove di notizie su Palestina e Gaza ce ne erano ma neanche poi tante.....